Beat Village: “Ci hanno voluto tagliare le gambe”. Parla Dolorati e svela retroscena scottanti

Beat Village: “Ci hanno voluto tagliare le gambe”. Parla Dolorati e svela retroscena scottanti

L'ideatore dell'evento che è andato in scena alla darsena ma che è stato interrotto dopo il caso Al Bano e Romina, vuota il sacco. E racconta la sua verità. Mostrando documenti e messaggi. Come quello ricevuto dall'assessore Jamil Sadegholvaad subito dopo il concerto dei Nomadi. E dice: voglio che venga a galla tutta la verità sul trattamento che abbiamo ricevuto.

Willer Dolorati

Le cause all’origine della fine anticipata della esperienza del Beat Village, fra polemiche e accuse di ogni tipo, sono probabilmente molte. Sicuramente ha giocato anche l’inesperienza di chi ha messo in piedi una macchina tanto luccicante e parecchio costosa. Un parterre di ospiti da fare invidia a molti eventi organizzati nell’eventificio di Rimini. Un soggetto ideatore e realizzatore dell’ambiziosissimo programma, sbucato al di fuori delle solite cerchie e senza “protettori”, praticamente spuntato dal nulla. Sì, perché tutto ha finito per pesare sulle spalle di Willer Dolorati, che nella vita non si era mai occupato di concerti e affini: “Io sono ingegnere, ho sempre fatto il consulente aziendale e ho lavorato per 12 anni alla Inox Mare di Rimini, ed è la ragione per la quale mi trovo qua. Poi mi sono occupato di consulenze private, di tipo commerciale, ho fatto qualche investimento immobiliare e mi sono dedicato a progetti di start up, … non grandi cose. Ultimamente mi era venuta questa idea, nella quale ho creduto molto, ho investito passione, energia e soldi, ma mi hanno voluto tagliare le gambe”.

Quando comincia a raccontare la sua disavventura, partendo dalle ragioni che l’hanno spinto a mettere in piedi il Beat Village, seduti al tavolino di un bar, Dolorati si interrompe due volte perché non trattiene le lacrime.
“Mi danno del truffatore, vengo insultato sui social, mi hanno dipinto come uno che è scappato con la cassa, da settimane sono messo nel mirino del principale quotidiano di Rimini. Ma non mi fermerò fino a quando non sarà venuta a galla la verità”, dice.

Perché qualcuno avrebbe dovuto affossarvi e come fate a sostenere, come si legge sulla vostra pagina Facebook, che sareste stati “vittima di una trappola che aveva come obiettivo quello di far chiudere il Beat Village”?
Lo sostengo perché lo dicono i fatti. Il modo in cui siamo stati trattati sulla stampa ci ha tolto credibilità e ha messo in crisi le “fonti” della nostra sopravvivenza allontanando gli sponsor e mettendo in seria difficoltà le prevendite.

Sta di fatto che diversi artisti hanno inviato comunicati nei quali dicevano: per inadempienze contrattuali il concerto è annullato.
Fino al caso Al Bano e Romina la realtà era molto diversa da quella che è stata dipinta. All’inizio con la bigliettazione è andata benissimo, siamo partiti lancia in resta…nonostante il trattamento non proprio favorevole che abbiamo ricevuto. Addirittura nella città della Molo e di tanti eventi chiassosi, siamo stati accusati di “sparare” la musica… ricordo un titolo: “Alla darsena partono gli esposti”. Ma fino alla data di Al Bano e Romina i concerti li avevamo fatti tutti tranne uno, ma per ragioni molto precise.

Quali?
La prevendita per la data dei Procol Harum era andata malino, pochissimi biglietti venduti…

Quanti?
Meno di quaranta…

Quindi che succede?
Contatto la Vertigo e spiego che non posso permettermi di fare quel concerto stante la prevendita, immagino che anche per i Procol Harum non sarebbe stato un grande risultato suonare davanti ad una platea semideserta. La Vertigo mi dice che allora avrebbe annullato anche Tony Hadley e che avrebbe comunicato alla stampa la notizia parlando di inadempienze contrattuali. Considerato che la Vertigo aveva un nostro acconto, io ritengo che sarebbe stato corretto trattenerlo come penale e annullare solo i Procol Harum. Invece non è andata così. Vengono annullati i Procol Harum, Tony Hadley (in programma il 28 luglio) e anche Ray Wilson (21 agosto).

Come sono andati i concerti svolti come da programma?
Molto bene. I Nomadi benissimo, con servizi che sono andati sulla stampa nazionale, bene anche Vecchoni, Casadei, la Pfm, la band degli Earth, Wind & Fire… gli eventi della Notte Rosa più che bene, tanto pubblico, ma tutto a nostre spese, non siamo stati inseriti nemmeno nella pubblicità ufficiale della Notte Rosa. Ma già al primo grande evento c’era stato un segnale…

Il doppio concerto dei Nomadi?
Sì, un successo, con tre ore di diretta di Rtl, le tv ne hanno parlato, tanta gente. E’ venuto anche Red Ronnie, che sulla sua pagina Facebook ha scritto: c’eravamo tutti, mancava solo il sindaco. Commento ripreso anche da Paolo Righetti. A lei sembra normale che il sindaco o chi per lui non si sia mai visto al Beat Village, né dai Nomadi né per stringere la mano all’equipe di Radio Montecarlo che ha fatto dirette di ore e ore, tutti i giorni, con spot su Rimini? Finito il concerto dei Nomadi all’una di notte mi è arrivato un messaggio dell’assessore Jamil Sadegholvaad che diceva: senti Dolorati, sarà meglio che la smettiate di scrivere commentini su Facebook contro sindaco e amministrazione. E conclude: perché dopo la cosa diventa sgradevole per tutti. A me è sembrato un tipo di messaggio poco simpatico…Quali conseguenze sgradevoli mi sarei dovuto attendere?

Veniamo al caso più clamoroso, quello di Al Bano e Romina.
Sì, ma prima vorrei dire che lo stillicidio di informazioni sulle date saltate, ci ha inferto un colpo letale e se fossimo riusciti a fare il concerto di Al Bano e Romina avremmo anche potuto “ripescare” concerti che venivano dati per spacciati e che si sarebbero dovuti tenere successivamente alla serata del 26 luglio. Ma ormai tutto quello che era stato scritto su di noi aveva pesato sulle prevendite e sugli sponsor, quindi mi trovavo anche con problemi di liquidità, tanto che mi ero già messo anche alla ricerca di nuovi soci.

Cosa succede con Al Bano e Romina?
Il cachet previsto per Al Bano e Romina era di 95mila euro e con tutti gli altri costi (hotel, trasferimenti ecc) la spesa saliva a circa 120 mila euro. Chiamo Al Bano e gli spiego la situazione che si è venuta a creare, che rinunciare al concerto per il Beat Village sarebbe stata una tragedia, la fine, e con tutte le conseguenze dal punto di vista del pubblico, anche della sicurezza, perché ormai eravamo a ridosso dell’evento. Gli dico chiaramente che avrei potuto garantirgli il ricavato della prevendita, che superava i 60 mila euro, e l’intero incasso del botteghino del giorno dello spettacolo.  La sera stessa mi chiama il suo agente e mi dice che Al Bano e Romina verranno a Rimini, prenota tutto… Io mi muovo subito, organizzo e prenoto tutto. Vado a dormire contento e sollevato, lo scoglio è stato superato.

Arriva il giorno dello spettacolo.
E’ tutto pronto, c’è il palco, c’è la sicurezza… chiamo l’agente di Al Bano e gli chiedo che sia presente alla apertura delle casse, alle ore 16, perché l’accordo era che la bigliettazione sarebbe andata a loro e dunque volevo che non ci fossero equivoci. Si apre la cassa, comincia ad arrivare una marea di gente e tutto è pronto per il grande evento. Alle 19 squilla il cellulare dell’agente di Al Bano e lo vedo sbiancare. Mi guarda e mi dice: “concerto annullato”. Cosa? C’è anche qualcuno dell’orchestra che assiste a quello che sto dicendo e dice “è uno scherzo?”. No, risponde l’agente. E’ il panico, non solo per me.

Quale motivazione le viene data per l’annullamento del concerto?
Nessuna. Io sono terrorizzato per quello che stava accadendo e per quello che sarebbe montato: come avrebbe reagito tutta la gente presente venendo a sapere che il concerto era saltato? Per cui decidiamo di chiudere il botteghino e cerchiamo di “reagire”, ma le assicuro che reagire non sarebbe stato facile per nessuno che si fosse trovato in quella situazione. Poi apprendiamo dai video che circolano e dai siti le motivazioni che avrebbero fatto decidere Al Bando e Romina a non salire sul palco: “abbiamo scoperto che nemmeno i ragazzi che montavano il palco, le luci e tutti gli altri addetti al service sarebbero stati pagati, e abbiamo deciso che non c’erano le condizioni per esibirsi”.

E non le sembra una motivazione accettabile?
A parte che i ragazzi erano stati pagati, ma anche se così non fosse stato, cosa importa ad Al Bano? E’ una motivazione valida per creare quella situazione di allarme che ben ricorda chi era sul posto quella sera? Per scatenare la rabbia e la delusione in migliaia di persone venute da ogni parte d’Italia per quel concerto? Io non sarò contento fino a quando non avrò saputo cosa è veramente successo nel pomeriggio del 26 luglio, nelle ore precedenti alle 19, e perché Al Bano ha cambiato idea.

Lei che idea si è fatto?
Posso fare solo delle supposizioni: ieri è uscita la notizia che Al Bano avrebbe problemi alle corde vocali, non so se la ragione sia questa… o se abbia avuto delle pressioni per non salire sul palco e magari la rassicurazione che potrà tornare a Rimini per un altro concerto.

Si legge che tornerà e che stavolta il Comune darà anche un contributo economico, ma ad organizzare sarà un non meglio precisato gruppo di imprenditori riminesi.
E’ pazzesco… Io ho chiesto di incontrare il sindaco Gnassi per un anno per potergli parlare del progetto Beat Village, ma devo ancora avere il piacere di incontrarlo. Avevo chiesto un piccolo contributo economico all’amministrazione comunale ma non ho avuto nessuna risposta. Ho fatto il collo lungo per ottenere il patrocinio non oneroso, che ci è stato revocato il 27 luglio e dopo che la notizia sulla lettera di chiarimenti inviataci dal Comune il 16 luglio era stata fatta filtrare alla stampa. A questo riguardo ho chiesto con pec al Comune di Rimini di spiegarmi come i giornali siano venuti a conoscenza di una lettera a me indirizzata dal Comune, e attendo risposta. E adesso salta fuori qualcuno che raccoglierà i benefici di una iniziativa messa in piedi da me? E’ pazzesco

Ammetterà che il rapporto con gli agenti degli artisti non sia andato per il meglio, o no?
Nella Dock Production i compiti erano ben divisi, e non spettava a me occuparmi dei contratti, ma al mio socio Paolo Righetti. Io non ho competenze al riguardo e mi sono affidato ad uno come lui che vanta una lunga esperienza nel settore. Ma sono rimasto molto deluso e ho contestato a Righetti tutto quello che a mio parere andava contestato, compresi molti contratti da lui sottoscritti, trovandomi ad un certo punto da solo, senza più il socio Righetti e sostanzialmente senza la sua quota.

Capitolo rimborsi, come state procedendo?
I rimborsi per i biglietti acquistati online sono già partiti e andranno avanti, verranno rimborsati tutti. Per i biglietti acquistati al botteghino stiamo decidendo la procedura migliore e tracciabile, ma assicuro che tutti saranno rimborsati.

Ma davvero lei si sente vittima di qualcuno che le ha remato contro?
Certo, immagino che anche l’annuncio dello spettacolo di chiusura con Beppe Grillo non sia stato accolto molto bene da qualcuno a Rimini. Ma più in generale c’è chi non ha digerito quello che abbiamo messo in piedi a San Giuliano e ci ha boicottato. Voglio che venga fatta piena luce sull’accaduto. La magistratura investita farà il suo corso e la verità verrà a galla con tutti i suoi protagonisti che pensavano bastasse una palla di fango per affondare gente per bene. La storia non finisce qui…

Glielo chiedo per ultimo: perché si è imbarcato nel Beat Village?
Sono figlio di un musicista che amava definirsi operaio della musica… io ho sempre avuto il desiderio di far conoscere la differenza che c’è fra suonare dal vivo e “mettere” i dischi. Ho visto nella darsena, dove ho vissuto per anni in una barca sotto quella piazza, un “buco nero” che merita di essere valorizzato e, a mio rischio e pericolo, mettendoci la faccia e tutto il resto, ho voluto creare un progetto unico e importante.

Chiunque avesse qualcosa da dire sulla intervista a Willer Dolorati e sulla vicenda Beat Village, noi siamo qua: redazione@riminiduepuntozero.it

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