Bruno Galli (Lega): “Cambiamo pagina, lo chiede chi vive e lavora in questo territorio”

Bruno Galli (Lega): “Cambiamo pagina, lo chiede chi vive e lavora in questo territorio”

"Più dei sondaggi, che pure sono decisamente positivi per la Lega, è il clima che si respira a rendermi ottimista”. Il capolista della Lega in provincia di Rimini racconta la convinzione che ha maturato girando fra la gente, illustra i suoi cavalli di battaglia e spiega perché siamo ad un passo dalla svolta.

“C’è tanta, tanta voglia di cambiamento in questo territorio e in tutta la regione, sono molto fiducioso sul risultato di domenica, si aprirà una stagione nuova, è la gente che lo vuole e ci chiede di cambiare pagina”. Bruno Galli è capolista per la Lega in provincia di Rimini e in questa campagna elettorale ha girato come una trottola passando da un incontro pubblico all’altro, toccando tutti i comuni, ma soprattutto è stato nei luoghi di ordinaria quotidianità: “mi piace ascoltare quello che le persone mi ritornano come reazione immediata, e sono state davvero tantissime quelle che ho avvicinato nei mercati, nelle strade, ovunque… Più dei sondaggi, che pure sono decisamente positivi per la Lega, è il clima che si respira a rendermi ottimista”.
Da una decina d’anni nella Lega, di cui è segretario provinciale da quattro anni, dal giugno del 2019 anche vicesindaco di Bellaria Igea Marina con deleghe a turismo, mobilità, volontariato e sport, Galli ha vissuto dall’interno la trasformazione della Lega, con l’impennata del consenso che si è catalizzato attorno al Capitano, nelle urne passato a percentuali a due cifre, da circa il 5% al 35%.

“Credo molto nello slogan che ho scelto per presentarmi agli elettori: “cambiamo pagina”. In sostanza: non c’è da buttare via tutto, quello che funziona va mantenuto, ma il tanto che c’è da migliorare sarà migliorato. I nostri avversari ci dipingono come talebani sovvertitori, ma rasentano il ridicolo. Siamo persone di buon senso, che a differenza loro sanno ascoltare. Per la verità anche loro ascoltano qualcuno, ma non certo i ceti medi, le partite Iva, il popolo”, dice Galli. “Dopo 50 anni di monocolore e pensiero unico in questa Regione, si toccano con mano anche i tanti problemi che hanno creato: la crisi del commercio in questa regione ha la concretezza di più di 5mila attività che hanno chiuso negli ultimi 5 anni…, non è una percezione è un dato di fatto, purtroppo”.

Veniamo a Rimini, quali sono i tre temi fondamentali sui quali si gioca a suo parere il cambiamento e sui quali lei punta?
Sicurezza, commercio, turismo. Se dopo anni di “primato” dal punto di vista dei reati, a Rimini non cambia nulla, a mio parere significa che non manca solo la capacità ma anche la volontà di farlo. Parcheggi e devi pagare il “pizzo” al parcheggiatore abusivo, le donne ormai non possono permettersi di scendere dall’auto in zona stazione, soprattutto di sera, se non sono accompagnate. I furti preoccupano seriamente, i negozi che abbassano le saracinesche uno dietro l’altro sono un assist al degrado e alla insicurezza, nel centro storico alle undici di sera si incontrano persone poco incoraggianti…

Le attività commerciali sono in difficoltà?
Su questo argomento in particolare direi che si tocca plasticamente la differenza della proposta fra noi e il Pd. La sinistra che guida questi territori e la Regione hanno fatto tabula rasa del tessuto commerciale, è tutta a favore della grande distribuzione e delle multinazionali. La Lega ha ben chiaro che occorre ripartire dal basso, dalla piccola e media impresa, dal negozio di vicinato, dai centri storici, anche attraverso una seria dotazione di parcheggi. Ma tutto questo va fatto subito, dobbiamo recuperare decenni di politiche nemiche di tutti quei comparti economici che rendono vivibili le nostre città e creano ricchezza diffusa.

Sul turismo invece?
Va assolutamente riposizionato verso l’alto, in una collaborazione con gli operatori privati e non calando decisioni già prese sulle loro teste come accade da troppo tempo. Abbiamo un “turismo low cost”, a bassa capacità di spesa, senza strategia e visione. Occorre brandizzare Rimini avendo ben chiaro il punto di arrivo. A favore del turismo apriremo un cantiere di idee e progetti per tornare a far girare l’economia turistica, il lavoro di qualità, l’innovazione… nella quale Rimini in passato ha fatto scuola.

Cosa le chiedono più frequentemente i cittadini che lei incontra in questa campagna elettorale?
Sicurezza, meno tasse comunali e regionali, che contribuiscono pesantemente a ridurre i già scarsi margini di guadagno delle attività commerciali, artigianali e turistiche, e poi parcheggi, una viabilità degna di questo nome, maggiore valorizzazione delle identità e dei luoghi, compresa la Valmarecchia, che invece a causa di inefficienza amministrativa è costretta a subire tutti i problemi conseguenti alla chiusura e poi alla mezza riapertura del ponte di Verucchio. Parlando con tanti a Rimini mi dicono: “siamo allo stremo, le imprese sono viste solo come salvadanai da prosciugare da chi amministra la cosa pubblica, bisogna cambiare”. Stare vicino ai cittadini significa anche non svegliarsi quattro mesi dopo rispetto alla chiusura dell’ufficio postale di Marina Centro, con un bacino d’utenza enorme specialmente in estate e che creerà pertanto disagi enormi. O continuare a promettere il nuovo mercato ittico ai pescatori e non metterci le risorse per realizzarlo: a Rimini i pescatori sono una ricchezza preziosa, bistrattata da Comune e Regione.

C’è chi dice: se la Lega andrà al governo di questa Regione pagherà e farà pagare lo scotto della inesperienza…
La Lega governa le Regioni che fanno da traino all’economia dell’Italia, in alcuni casi da tanti anni e con risultati eccellenti. Lo stesso dicasi per parecchi Comuni. Perché in Emilia Romagna dovrebbe succedere il cataclisma? Lucia Borgonzoni ha le idee chiarissime, è determinata come pochi altri, preparata e capace, è una donna tenace che affronta la vita col sorriso e la politica con serietà, sa ascoltare i problemi dei territori, delle categorie e dei cittadini. Se a questo si aggiunge che Matteo Salvini ha maturato un attaccamento incredibile alla Romagna, alla sua ricchezza umana, culturale, turistica e legata all’identità, ed è ben consapevole delle potenzialità che questa terra ha per l’Italia intera, direi che lo spauracchio sventolato da Bonaccini, che forse sente qualche scossa di terremoto sotto alla poltrona, non ha nessuna ragione di esistere. E poi come si fa a non capire che 50 anni di monocolore e centralismo sono un fattore negativo? La democrazia è alternanza e capacità di rinnovare la classe dirigente e le idee. Aprire le finestre e fare entrare aria fresca può fare solo bene. “L’Emilia Romagna è di tutti”, come ripete Lucia Borgonzoni. Una logica che sprigiona energie nuove, attenzione al merito anziché alla tessera.

Bruno Galli, capolista per la Lega in provincia di Rimini

Visto che anche professionalmente lei si occupa di sanità, argomento molto caldo nel dibattito elettorale, come vede l’Emilia Romagna da questo punto di vista e il tema dell’area vasta?
Innanzitutto la sanità merita il massimo dell’attenzione perché tocca da vicino i bisogni essenziali delle persone, e poi perché drena la principale voce di spesa nel bilancio regionale. Partendo dalla centralità della persona e dal budget di cui dispone la Regione sono convinto si possa migliorare molto. Ma davvero molto.

Area vasta?
Serve che il potere decisionale sia molto più vicino al cittadino-paziente. E’ sbagliato dare più peso al “contenitore” (area vasta) che al contenuto, perché così facendo i pazienti passano in secondo piano e diventano numeri. Più conosci e sei vicino al cittadino-paziente e meglio, oltre che con minore spesa, potrai curarlo. Le “case della salute”, che pure sono un progetto importante, vanno salvaguardate, migliorate e adeguate ai bisogni delle persone, oggi non fanno quel “filtro” che dovrebbero fare.

C’è un elettorato moderato cattolico che forse è sospettoso nei confronti della Lega: cosa risponde?
Che l’orizzonte della Lega sono i valori della tradizione cattolica, ovvero l’identità fondante dell’Italia, dell’Europa e dell’Occidente. La famiglia, la difesa della vita, la tutela del più debole, fanno parte integrante del nostro Dna. A differenza del Pd non svendiamo l’Italia e ci battiamo come leoni per difenderne i confini e l’identità. Chi entra regolarmente nel nostro Paese deve rispettarne le regole, le leggi, le tradizioni, la religione: su questo siamo e saremo intransigenti.
Il mondo cattolico in questa provincia esprime realtà bellissime nel campo dell’associazionismo, della beneficenza, dell’imprenditoria, della cultura… addirittura su scala internazionale, come il Meeting di Rimini. Tutto questo rappresenta un enorme valore aggiunto per il nostro territorio e il mio desiderio è quello di pormi come interlocutore, collaboratore e promotore di questo concreto e variegato mondo.

Sono gli ultimi sprazzi di campagna elettorale, qual è il suo messaggio per riuscire a fare breccia sugli indecisi?
Penso non esista oggi nel nostro panorama politico una forza politica che più della Lega sia entrata in empatia con i bisogni delle persone. Il Pd è un partito elitario e lo dimostra ogni giorno inventandosi tasse e complicando la vita a chi abita e lavora in questa terra. Non conosco partiti che dopo essere stati al governo raddoppiano i consensi, come ha fatto la Lega, di solito accade il contrario…, evidentemente abbiamo dimostrato di saper governare e di saper mantenere le promesse. Poi vincere in Emilia Romagna molto probabilmente significherebbe anche tornare al voto nazionale, che io reputo fondamentale perché chi ha in mano in questo momento le redini del Paese ci sta portando a sbattere. Il mondo guarda al voto in Emilia Romagna e possiamo essere gli artefici di una svolta anche a livello nazionale.

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