Trentadue società coinvolte, sei delle quali attive nella gestione di sette hotel. Eseguite undici misure cautelari, sigilli a società, hotel e beni per 14 milioni di euro. Una famiglia di imprenditori del settore alberghiero costituiva ogni anno nuove società (47 dal 2011 ad oggi), con lo scopo di gestire numerosi alberghi a Rimini, ma in prossimità delle scadenze fiscali le svuotavano di ogni bene e le intestavano a prestanome.
L’hanno chiamata operazione “Calypso”: undici misure cautelari, ma anche sigilli a società, hotel e beni per 14 milioni di euro. Una operazione che impegna le Fiamme Gialle di Rimini dalle prime di ore di questa mattina, dando esecuzione alla fase finale di una vasta operazione di polizia economico-finanziaria, a contrasto delle frodi fiscali e previdenziali, del riciclaggio di proventi illeciti, nonché di reati di frode e distrazione fallimentari. Tra i soggetti coinvolti anche un funzionario dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione.
I Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria e del Gruppo di Rimini, – coordinati dalla Procura della Repubblica di Rimini – stanno eseguendo un’ordinanza, con la quale, all’esito di una complessa operazione di polizia economico-finanziaria a tutela delle entrate fiscali e previdenziali, sono stati disposti due arresti in carcere, quattro arresti domiciliari e cinque misure dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, nei confronti 11 indagati trai quali 7, in particolare, ritenuti responsabili di un’associazione per delinquere con base a Rimini, e di aver ideato ed eseguito (dal 2011) un sofisticato meccanismo di frode, che ha consentito loro di ottenere, frodando sistematicamente il Fisco e riciclandone i proventi, arricchimenti per svariati milioni di euro, anche ai danni dell’Inps, attraverso la compensazione di falsi crediti fiscali.
Al termine di una prolungata attività di verifica fiscale e di indagini delegate dalla Procura della Repubblica è stato possibile appurare che i componenti di una famiglia di imprenditori del settore alberghiero, seguendo uno schema truffaldino ben consolidato, costituivano ogni anno nuove società (ben 47 dal 2011 ad oggi), con lo scopo di gestire numerosi alberghi a Rimini e in prossimità delle scadenze fiscali le svuotavano di ogni bene, le intestavano fittiziamente a soggetti prestanome (nullatenenti, pregiudicati e in alcuni casi anche reclusi in carcere) e ne trasferivano la sede all’estero (Albania), allo scopo di ostacolare le procedure di fallimento e per rendere inefficaci quelle di riscossione coattiva. Di queste società, ben 12 sono risultate essere evasori totali, in quanto hanno completamente omesso di presentare le dichiarazioni annuali dei redditi e dell’IVA.
Le società facenti parte della vasta frode quindi evadevano, oltre alle imposte sui redditi e all’IVA, anche i tributi locali, omettendo di versare anche l’imposta di soggiorno riscossa dai clienti (si parla di 150mila euro), in 12 casi, disattendevano del tutto gli obblighi di presentazione delle dichiarazioni dei redditi e in altri perfezionavano indebite compensazioni di crediti d’imposta risultati inesistenti, avvalendosi della “consulenza” e dell’accesso abusivo alle banche dati da parte di un pubblico dipendente (agli arresti domiciliari), in servizio presso l’Ufficio di Rimini dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione, ma Ufficio, si fa notare, ha fornito massima collaborazione alle indagini.
Oltre agli arresti, il GIP di Rimini ha disposto, nei confronti degli indagati, relativamente a 32 delle società coinvolte, 6 delle quali tuttora attive nella gestione di 7 hotel, il sequestro di beni immobili (tra i quali due strutture alberghiere), beni mobili, conti correnti e ogni altro tipo di disponibilità finanziaria, per un complessivo valore stimato pari a 14 milioni di euro. L’operazione ha già consentito di segnalare all’Inps e di far attivare il recupero di indebite prestazioni contributive per oltre 2 milioni di euro.
Davvero imponente il lavoro svolto dal comando provinciale di Rimini della Guardia di Finanza: oltre 40 utenze telefoniche intercettate e decine di conti correnti monitorati nei loro flussi finanziari. Fra i beni sequestrati anche 5 autoveicoli, 45 immobili, 2 moto.
I reati contestati vanno dalla associazione a delinquere alla omessa presentazione delle dichiarazioni dei redditi, all’omesso versamento delle ritenute certificate. E poi la sottrazione fraudolenta, l’indebita compensazione di contributi previdenziali con falsi crediti fiscali, la bancarotta fraudolenta, l’accesso abusivo a sistemi informatici, riciclaggio e auto-riciclaggio, trasferimento fraudolento di valori.
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