"Sono come le cocorite o i Dupondt di Hergé". I Dupondt sono i due agenti gemelli delle avventure di Tintin. La definizione è del quotidiano francese
“Sono come le cocorite o i Dupondt di Hergé”. I Dupondt sono i due agenti gemelli delle avventure di Tintin. La definizione è del quotidiano francese Le Monde, che oggi dedica un affondo alla Repubblica e in particolare, con tono leggermente dissacrante, ai Capitani Reggenti. Disponibili in coppia, “insieme mi ricevono seduti su due poltrone identiche nel Palazzo Pubblico di San Marino, ai confini di Marche ed Emilia Romagna. A sinistra Antonella Mularoni, a destra Denis Amici. Lei è avvocato, lui imprenditore”, scrive Philippe Ridet (nella foto), il corrispondente da Roma di Le Monde, penna tosta, famoso anche per essere l’autore di Le president et moi, cioè il racconto della campagna presidenziale di Nicolas Sarkozy. Ridet subito dopo introduce qualche dettaglio in più sui Capitani Reggenti, “in altre parole i capi di stato, pagati 5000 euro al mese”, in carica dal primo aprile e fino al prossimo ottobre. Il loro è “un semestre di potere” e non mancano le curiosità. “Ci si prepara per questa funzione, come per tutti i compiti istituzionali”, dichiara Antonella Mularoni, “con umiltà”.
“Veniamo a sapere che i due capi di Stato non possono guidare una macchina per paura che “succeda loro qualcosa” – dicono – e del conflitto d’interesse che potrebbe nascere, in caso di incidente, tra il loro mandato e il loro status di soggetti alla giurisdizione. Quindi sono accompagnati quasi ora per ora da un ‘donzello’, metà accompagnatore e metà autista, che li sorveglia e fa evitare loro situazioni degradanti (un capitano reggente in passato s’è fatto pizzicare a fare baldoria in un locale notturno)”.
San Marino è descritta anche come uno stato “grillino prima di Beppe Grillo” (per il controllo degli eletti da parte dei cittadini) da Le Monde, ma c’è da dubitare che Beppe Grillo sia contento dell’associazione di idee.
Non parlano solo i capitani “gemelli” ma anche Pasquale Valentini, Barbara Bregato, ambasciatrice dell’Italia a San Marino, e Sergio Barducci di San Marino Rtv. Che difendono i passi avanti fatti dalla Repubblica in direzione della trasparenza. Ma Le Monde incalza: “Una fiscalità invitante (i 34 mila sammarinesi pagano una media di 1000 euro l’anno d’imposta) e la riservatezza dei conti hanno attirato quantità di capitali, più o meno loschi, e 4 mila società nella Repubblica”. Viene ritirato in ballo Giulio Tremonti, ma Barducci se la cava dichiarando: “Noi siamo stati vittime di una guerra mediatica, la prova sono i 5 miliardi di euro che dalla Repubblica sono stati rimpatriati in Italia, contro i 93 dalla Svizzera”.
La crisi colpisce anche San Marino, con “un sistema pubblico pletorico (4 mila persone lavorano per lo Stato)”, si legge nel servizio. Ma l’aria è cambiata anche sul Titano: “La disoccupazione ha superato il 4,5% della popolazione attiva e per la prima volta il bilancio dello stato di 1,4 miliardi di euro è in deficit di 30 milioni di euro. Il 10% dei parlamentari usciti dalle ultime consultazioni sono stati eletti con delle liste civiche che reclamano una maggiore trasparenza sui conti della Repubblica”. E poi: “I capitani reggenti e il Segretario agli Esteri sanno che è arrivato il tempo delle decisioni: aumentare il prelievo dalle tasche dei cittadini o diminuire le prestazioni? Il Consiglio Grande Generale, dove si discute sia della installazione della pista di skateboard e sia di politica fiscale, dovrà decidere”.
Infine, “un altro dossier sul tavolo è l’adesione alla Unione Europea. Un referendum in autunno potrebbe autorizzare l’apertura dei negoziati con Bruxelles”. E conclude: “Nell’anno 366, Marino aveva lasciato i sammarinesi “liberi da entrambi gli uomini (Relinquo vos liberos ab utroque homine)”, cioè l’imperatore e il papa, cioè a dire l’indipendenza della Repubblica. “Ma oggi i sammarinesi si chiedono fino a quando durerà questa indipendenza”.
Da segnalare che fra i commenti dei lettori francesi non mancano i sostenitori di San Marino, ed anzi qualcuno suggerisce ad Hollande di “prendere esempio dalla piccola Repubblica”. Dove “la democrazia funziona bene proprio perché il Consiglio Grande ha solo 60 membri, che conoscono tutti e rappresentano ciascuno 500 persone, c’è dunque una forte prossimità”. E’ proprio vero che l’erba del vicino è sempre più verde.
Andrea Vitante
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