Carim, il generale Cecchi promuove gli uomini Crédit Agricole e fulmina quelli espressi dalla Fondazione

Carim, il generale Cecchi promuove gli uomini Crédit Agricole e fulmina quelli espressi dalla Fondazione

Bordate al presidente Bonfatti e al cda uscente: "ha fatto peggio dei vecchi amministratori"

Il presidente dei piccoli azionisti suona i violini per le figure "di altissimo livello tecnico professionale bancario" indicate dal gruppo italo-francese. Ma demolisce le scelte della Fondazione: "continua con le vecchie logiche di potere che hanno anche concorso al default della nostra banca". Fuoco e fiamme oggi in assemblea Carim.

Promossi a pieni voti. Bocciati senza appello. Sono, rispettivamente, gli uomini scelti da Crédit Agricole per il nuovo cda di banca Carim, e quelli indicati dalla Fondazione Cassa di Risparmio, ovvero dalla presidente Linda Gemmani. Poteva non prendere la parola in assemblea l’ex generale Enrico Cecchi, nel suo ruolo di presidente del Comitato di tutela dei piccoli azionisti di Banca Carim? Certo che no. Ed ha iniziato il suo intervento porgendo un “cordiale saluto” a Cariparma Crédit Agricole, complimentandosi “per la scelta dei canditati ai vertici del nuovo consiglio di amministrazione, in particolare i dottori Guido Corradi e Roberto Ghisellini”. Per loro e per gli altri membri del cda di nomina Crédit Agricole, musica di violini. “Finalmente sono state indicate una serie di persone di altissimo livello tecnico professionale bancario ed invito tutti i piccoli azionisti, sia del comitato di tutela che presiedo, che gli altri, a votare per la loro elezione”. Uno spot a favore della lista 1.

Poi i violini hanno smesso di suonare ed è iniziata tutta un’altra sinfonia all’indirizzo della lista 2. “All’ex socio di maggioranza deploro la scelta dei suoi candidati: nulla il passato ha insegnato per cui la ex munifica Fondazione, già negligente in vigilando, continua con le vecchie logiche di potere che hanno anche concorso al default della nostra banca del territorio, ovvero la scelta di persone di limitata preparazione tecnico bancaria ma amiche degli amici, o perché già negli stessi consigli di amministrazione, o perché conventuali o ciellini, o perché contigue al curiale od al fracazzo da Velletri di turno, o per comuni interessi di Buonadrata bottega e chi più ne ha più ne metta. In una transizione così importante sarebbe stato logico indicare delle eccellenze, delle massime espressioni di professionalità e di conoscenza del mondo bancario, bastava solo guardarsi intorno”.

Ma Cecchi ne ha avute anche per Sido Bonfatti. “Al presidente dell’attuale consiglio di amministrazione chiedo perché, contrariamente al passato, prima di questa assemblea, a noi soci azionisti, moltissimi dei quali peraltro clienti, sia stata preclusa la conoscenza dell’ultima semestrale 2017, luttuosa o gaudiosa che fosse. E’ stato negato un diritto di conoscenza per gli azionisti che era un dovere per chi amministra, anche per valutare l’operato del consiglio di amministrazione e della direzione generale”.

“Banca Carim era stata lasciata in bonis dopo il commissariamento”, ha spiegato Cecchi, “in seguito ha avuto una ricapitalizzazione sottoscritta da molti, poi è naufragata in un oceano pacifico di crediti in default. Chi ha sbagliato? I precedenti consigli di amministrazione e relativa direzione generale? I commissari straordinari che vi hanno bivaccato per due anni senza rendersi conto del magma di crediti in default che covava sotto il vulcano Carim e che poi ha iniziato a eruttare dopo di loro? O chi è subentrato ai commissari straordinari ovvero coloro che continuavano a dire che “tutto va bene madama la marchesa” distribuendo pure utili mentre precipitava un Niagara di default? Qualcuno ha sbagliato per cui questo qualcuno si aspetti una serie di azioni di responsabilità nei suoi confronti, senza contare l’azione penale. E’ mia convinzione personale che se i vecchi amministratori hanno sbagliato, magari fidandosi della alterata realtà che veniva loro prospettata, in buona o cattiva fede, e questo prima o poi si vedrà, il nuovo management abbia fatto addirittura peggio! E chi ne faceva parte se la sia squagliata quando iniziava a capire la mala parata che si andava a raggiungere e gli avvisi di garanzia che piovevano nell’inchiesta bis su banca Carim. E’ mia opinione personale che peggior presidente di consiglio di amministrazione non poteva essere scelto. Ma qui ricadiamo sempre nella logica, o meglio illogica, del “placet” del vecchio socio di maggioranza”. Con una bordata finale diretta alla gestione (“fallimentare”) Bonfatti. E una richiesta alla nuova proprietà: “Chiedo, a fusione avvenuta, per il prossimo conguaglio azionario, una attenta valutazione finalizzata a tutelare al massimo sia l’ex azionista Carim che l’ex cliente azionista Carim ed i suoi depositi, nella logica di un comune interesse foriero di una nuova epoca sotto l’ala del Crédit Agricole. Se così sarà, noi saremo con voi”.

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