Sergio Pizzolante reclama un'altra vittoria. Che non ha ottenuto. Ecco perché. Gli attributi nella perla verde hanno dimostrato di averli due donne che il parlamentare voleva abbattere. Non ci è riuscito. Nonostante gli sforzi compiuti, anche per inventarsi un modello alto di riferimento (ma Macron abita nella grande Francia).
Sergio Pizzolante canta vittoria. Ha sempre cantato vittoria durante la sua carriera politica. Ma lo fa dimenticando parecchie cose. Che la sua, a Riccione, è stata una campagna elettorale contro Sabrina Vescovi e contro Renata Tosi (“In questa città prima ha fallito il Pd e dopo soli 2 anni ha fallito la Tosi”, cannoneggiava il ragazzo), che l’hanno surclassato. Soprattutto contro l’ex sindaco ha mitragliato a raffica: “Alla prova del governo ha fallito. E buona parte dei suoi alleati sono andati via”. Quindi Pizzolante ha messo il cappello sulla vittoria: “Siccome non è pensabile che la voti chi non l’ha votata l’altra volta e visto che la sua maggioranza si è spaccata e molti di quelli che la votarono non la voteranno, non può vincere! Quindi solo Carlo con le sue idee, la sua competenza allegra e conciliante, anzi, riconciliante, può vincere la tristezza del Pd e della Vescovi”. Intanto i riccionesi devono avere considerato la Vescovi meno triste di Carlo, se è vero che al ballottaggio ci è andata lei (insieme a quella che “ha fallito”, secondo il nostro). Poi ha evocato il modello Macron (del quale sarebbe stato addirittura anticipatore: “Come Macron in Francia. Prima di Macron in Francia”), che però – a parte il parallelo poggiato sul nulla – a differenza di Patto Civico per Riccione, vince.
Pizzolante si è speso moltissimo per fare il colpaccio nella Perla Verde, ben sapendo che solo così il suo progetto politico (!) sarebbe decollato. Invece non ha superato il Marano. Ha portato a Riccione la solita carovana di ministri. Poi gli esponenti del Patto Civico per Gnassi hanno fatto campagna elettorale per Conti.
Il risultato è stato quello noto: il 15% dei consensi. Dopo la vittoria alle comunali di Rimini, con l’eco mediatica che ne è seguita anche a livello nazionale, è un risultato banale. Deludente anche perché a Riccione nel Patto Civico ci hanno messo la faccia non gli ultimi arrivati ma persone con esperienza amministrativa, politici navigati, che quindi non partivano da zero ma avevano avuto la possibilità di farsi conoscere (apprezzare più di tanto non si direbbe, visto il risultato).
Abbastanza sballata, poi, la favola che Patto Civico rappresenterebbe più di ogni altro il ceto medio, gli imprenditori e i professionisti: se così fosse, visto che Riccione è una città a prevalenza di queste categorie, avrebbe dovuto stravincere.
Il “bravo ragazzo” (come ha scritto il Carlino) Carlo Conti ha goduto anche di una stampa favorevole, non certo Renata Tosi. La somma di tutti questi elementi rende particolarmente floscia la performance di Pizzolante.
Renata Tosi, invece, si dimostra una tosta, e ancora di più potrà esserlo se saprà muoversi col suo istinto da “animale politico” anziché affidarsi a spin doctor e consiglieri vari. Ha ragione quando dice che il suo primo posto equivale ad un suppostone ai traditori. Dopo tutto quello che le è piovuto addosso, vincere al primo turno è stata un’impresa da gigante.
Sabrina Vescovi era il meglio che il centrosinistra potesse schierare. Ma usa tattiche da vecchia scuola comunista anche nello sprint finale: accarezza grillini e pattisti di Conti (prima si allea con la sinistra di Siamo Riccione e poi con Pizzolante?) per farcela al secondo turno. Dice che Renata Tosi rappresenta la destra familistica e conservatrice (quando sa bene che i relativi simboli elettorali sono vuoti ancor più degli alberghi in questo periodo). Parla di trasparenza senza esserlo, prima di tutto lei, fino in fondo (trasparente sarebbe stata se, candidandosi, avesse detto: nel mio lavoro di dirigente aziendale intrattengo rapporti di lavoro con questi enti pubblici, con il seguito di elenco). Sperava di vincere, facendo tesoro della prematura rovinosa caduta di Renata Tosi. Ora corre l’ultimo miglio chi ha le palle. Non il Macron riccionese. Sebbene anche per quello francese dicano che le palle le porti lei, Brigitte. Le pallute in gara sembrano due uccellini indifesi, con un sorriso che metterebbe il buonumore anche a Mattarella (Pizzolante dovrebbe darsi da fare per farle ricevere al Qurinale). Ma sono giaguari cazzuti. E hanno piallato anche il parlamentare navigato.
COMMENTI