C’è da rimuovere una montagna di amianto fuorilegge

C’è da rimuovere una montagna di amianto fuorilegge

In Via Vittime dell’11 Settembre il tempo si è fermato, ma il killer della salute continua la sua decomposizione.

Via Vittime dell’11 Settembre è la strada che dalla SS 16 porta al centro commerciale “Le Befane”. Dopo poche decine di metri che la si percorre, sulla sinistra si nota l’accesso a un distributore di gas per auto. Si vede chiaramente che al confine con l’impianto di rifornimento insiste un grande capannone in disuso da chissà quanti anni: è l’ex Corial. I vecchi stabilimenti dismessi sono sempre un brutto vedere. Non vogliamo però limitarci a commentare scontate valutazioni estetiche. Qui c’è qualcosa di molto più importante da considerare.

Il tetto presenta diversi buchi e rotture, e non è un tetto qualsiasi. Si tratta di Eternit e siccome le sue fibre di silicio, disperse nell’aria, una volta inalate diventano pericolosissime cause di tumore al polmone, la prima cosa che viene da chiedersi è se lo stato di conservazione di questo tetto rientri nei parametri di sicurezza ambientale. Non siamo esperti in materia, ci limitiamo a segnalare la presenza di una rilevante superficie di “cemento-amianto” (materiale di cui è stata riconosciuta la pericolosità per la salute con una legge del 1992 e conseguentemente ne è stata vietata la vendita), che a quanto è dato sapere è stata portata all’attenzione anche delle autorità sanitarie.

Il capannone è attaccato ad un distributore

E’ abbastanza assurdo che esistano ancora situazioni di questo genere, non solo perché stiamo parlando di un killer per la salute, ma anche perché per la rimozione dell’amianto sono a disposizione contributi pubblici. Sull’ex Corial l’amministrazione Gnassi ha ingaggiato un duro braccio di ferro con la proprietà, modificando un piano particolareggiato che avrebbe decisamente migliorato l’area e cancellato anche l’amianto. Nel dicembre di due anni fa il sindaco portò ad esempio proprio il caso ex Corial per declamare gli effetti miracolosi della sua variante “anti-cemento” introdotta nel 2013. Sta di fatto che originariamente erano previsti 32.625 metri quadri di commercio all’ingrosso e 3.375 di commercio al dettaglio ma, grazie al provvedimento dell’amministrazione comunale, sono stati ridotti del 48%. Tutto bene? E’ iniziata la battaglia delle carte bollate (nella quale il Comune ha avuto la meglio) ma l’amianto è ancora li.

Nel novembre 2015, all’interno del referto urbanistico relativo a questo piano particolareggiato, il dirigente comunale scriveva: “Preso atto del fatto che la copertura dell’edificio esistente denominato “Ex Corial” è in amianto (asbesto) e che dovrà essere opportunamente rimosso a termini di legge, considerato che l’A.C. ha in corso un procedimento per la rimozione coattiva dello stesso, con oneri a carico dei proprietari, si prescrive che detta rimozione avvenga entro il termine fissato dai competenti uffici”. Sono ormai trascorsi due anni da quella prescrizione. Torneremo presto sull’argomento.

Questa rubrica nasce per porre l’attenzione sulle piccole e grandi brutture, gli sfregi al patrimonio ambientale, i molti edifici trascurati (talvolta totalmente abbandonati) della nostra città. Spesso si trovano in pieno centro o nella “vetrina” turistica di Rimini. Non è disfattismo, è amore per la città bella, perché solo accendendo i riflettori sulle brutture c’è la speranza che si possano sanare le “ferite” inferte sia per mano pubblica che privata. Allinearsi al ribasso, giustificare il brutto e arrendersi all’incuria e al degrado urbano, equivarrebbe ad una sconfitta. E se ha perso la città, per dirla con Niccolò Fabi, abbiamo perso un po’ tutti noi. Ci occuperemo anche del bello, di tutto quello che merita di essere segnalato. Coinvolgeremo molto volentieri quanti vorranno inviarci materiale fotografico interessante sull’argomento: redazione@riminiduepuntozero.it.

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