Che cosa resterà di questa stagione turistica a Rimini?

Che cosa resterà di questa stagione turistica a Rimini?

Prima del letargo invernale urge aprire una discussione pubblica sulle scelte strategiche per il futuro del turismo di Rimini. Temi prioritari: le strutture marginali chiuse, cosa ne facciamo? Le colonie, l'aeroporto, le attrazioni turistiche, la spiaggia e... come gestire i rincari? L'intervento di Mauro Santinato.

di Mauro Santinato

Un’altra stagione turistica sta volgendo al termine e l’unica certezza che abbiamo è che tutto quello che è successo sarà dimenticato in fretta, come sempre.
Una stagione iniziata, come da copione, all’insegna del grande ottimismo e dei grandi numeri. Come sempre, con le prime pagine dei giornali esultanti, grazie al mese di maggio che registrava il record di presenze dovute all’adunata degli alpini.
Poi nel mese di giugno, aiutati dal caldo torrido e da un mese di sole ininterrotto abbiamo avuto una forte domanda superiore al 2021. Un discreto aumento di turisti stranieri europei ha infatti colmato il calo di turisti russi.
Luglio è poi proseguito con un’alta domanda nazionale di prossimità che ha garantito buoni fatturati soprattutto ai bagnini, ai chioschi di spiaggia, ai ristoranti e ai pubblici esercizi, aiutati dalle temperature equatoriali.
Il mese di agosto, invece, ha registrato una flessione dell’occupazione rispetto allo scorso anno, sia nella prima che nell’ultima settimana, con il conseguente abbassamento delle tariffe di vendita delle camere.
Settembre non sembra registrare crescita di presenza e la gran voglia degli albergatori di chiudere il prima possibile per mettersi alle spalle tutti i problemi, farà si che già da questa settimana avremo moltissimi alberghi già chiusi e inizierà la corsa anche dei bagnini a chiudere il più in fretta possibile.
A conclusione di questa rapidissima e superficiale analisi, non resta che aspettare il prossimo annuncio ufficiale delle istituzioni, che verrà a raccontarci che anche quest’anno abbiamo mantenuto, migliorato, incrementato o superato le presenze degli anni scorsi. La spannometria è da semprela nostra unità di misura. D’altronde come diceva Darell Huff già nel 1954: “Se torturi i dati abbastanza, alla fine confesseranno quello che vuoi”. Sappiamo tutti che la lettura del settore turistico è un fatto di percezioni, ognuno ha la propria e ognuno può dire la propria opinione in merito. Ma se ci sforziamo di fare un’analisi che vada al di là del dato apparente, che si sforzi di leggere l’andamento del settore in una chiave più qualitativa e meno quantitativa, prendendo in esame i bilanci veri delle aziende, vedremo che i numeri non sono così positivi, che gli utili delle imprese saranno stati pesantemente erosi dall’aumento dei costi delle utenze e delle materie prime. Una apertura stagionale sempre più limitata, grosse problematiche legate alla gestione del personale, una esasperata e disperata concorrenza sul fattore prezzo, un generale aumento dei costi e aziende alberghiere ormai obsolete e prive dei minimi standard di servizio, porteranno alla chiusura definitiva di altre decine di piccole e piccolissime strutture, andando così ad aumentare le già numerosissime strutture chiuse nel corso degli ultimi 30 anni. Strutture chiuse che diventano immediatamente fonte di degrado e di pessima immagine per la città.
Credo che sia necessario, prima dell’oblio e letargo invernale, aprire una discussione pubblica sulle scelte strategiche per il bene del futuro del turismo di Rimini. Una conferenza aperta a tutti i soggetti pubblici e privati per capire dove si vuole andare nei prossimi 20 anni, affrontando sei temi a mio avviso prioritari:
– Le strutture marginali chiuse, cosa ne facciamo? Le teniamo ad alimentare il degrado?
– Le colonie: sarà possibile vederle recuperate e trasformate nei prossimi 30 anni?
– L’aeroporto: torneremo a un livello significativo e strategico di passeggeri?
– Le attrazioni turistiche: dopo l’Italia in Miniatura e il Delfinario degli anni ’60, ci saranno nuove attrazioni turistiche nei prossimi anni?
– La spiaggia: continueremo ad avere la stessa spiaggia con gli stessi ombrelloni di 40 anni fa e gli stessi – zero – servizi o possiamo sperare di avere nuovi stabilimenti balneari in futuro, magari progettati nell’ottica di far vivere la spiaggia anche in maniera diversa rispetto a una mera sistemazione per la tintarella?
– I rincari: come gestirli? È vero che il problema non è di poco conto, ma finora ho sentito soltanto parlare di strategie di risparmio, di chiusure, di aumento dei prezzi. Possibile che nessuno – e dico nessuno – pensi a migliorare l’appeal e la qualità dell’offerta in modo da aumentare gli utili?
La salute di un comparto economico si misura quando crea valore aggiunto, quando attira capitale umano, quando cresce il valore delle aziende, quando ci sono forti investimenti, quando nuovi player vogliono entrarci, quando si fa innovazione e si guarda al futuro con grande ottimismo. Tutti aspetti che a Rimini nel turismo non si vedono da oltre 30 anni. Che cosa resterà di questa stagione? Le inutili e dannose polemiche legate agli alpini e il caso dell’Hotel Gobbi.

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