È una “bomba” o una “loffa”?

È una “bomba” o una “loffa”?

Quando il voto sembrava deciso è arrivato l’ormai mitico dossier dei servizi segreti Usa di cui si vociferava nelle redazioni da settimane. Adesso si tratta di capire se sono notizie vere o bufale. Alcune considerazioni sul caso tra il serio e il faceto.

Alla fine è successo. La famosa “bomba”, di cui si parlava da settimane nelle redazioni, è esplosa. Una “bomba” che, a detta degli speranzosi vessilliferi del centrosinistra, potrebbe cambiare l’esito di elezioni che apparivano già decise.
Puntuale come la morte e le tasse, proprio all’inizio della prima delle due decisive settimane che portano al voto, è arrivata l’informativa dei servizi segreti americani che, ça va sans dire, ci “informa” che la Russia ha pagato 300 milioni ai partiti di 20 paesi, europei, africani e asiatici.
In Italia, le allusioni di tutti sono corse a Matteo Salvini e alla Lega, tanto che nei talk show – novelli tribunali anticipati – se ne parlava apertamente.
La “bomba” per il momento appare una “loffa”, visto che sia Franco Gabrielli, sottosegretario con la delega per la sicurezza della Repubblica, che Adolfo Urso, presidente del Copasir, hanno dichiarato che il rapporto statunitense, “per ora”, non riguarda partiti italiani.
Aggiungiamo per dovere di cronaca che Salvini ha minacciato di querelare quelli che accostano questa vicenda al suo nome e al suo partito.
Tutto comunque già visto: è successo in Francia durante la campagna elettorale che ha contrapposto Le Pen a Macron, è successo nei confronti di Orban, premier ungherese, ed è stato uno dei temi principali della drammatica corsa alla presidenza tra Biden e Trump, con The Donald accusato di ben altre nefandezze rispetto ad aver intascato soldi.
“Bomba” o “loffa”, alcune considerazioni a caldo sulla vicenda tra i serio e il faceto.
1. La Russia è messa davvero male: 300 milioni per venti paesi in otto anni (le elargizioni sono iniziate nel 2014) sono una miseria. Ha speso di più il nostro amato Silvietto per olgettine, avvocati e calciatori in questi anni. Il che fa capire perché l’Ucraina stia vincendo la guerra.
2. Mai una gioia per il centrodestra. Sembravano le elezioni del trionfo, adesso avremo una bella cagnara per un po’ di giorni, poi si capirà se siamo di fronte ad un caso di “alto tradimento” o a una clamorosa fake new. Comunque, visto che un certo mondo non può proprio sopportare che i puzzoni di centrodestra governino il nostro paese, propongo una modifica costituzionale che schianti la questione. Si metta all’articolo 1: “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro che deve essere governata dal centrosinistra”. E’ la nostra storia degli ultimi 11 anni dove, non avendo mai vinto davvero le elezioni, il Pd ha governato per quasi 10. Almeno fissiamo una regola e finiamola.
3. Prima della fine della guerra fredda c’era il “fattore K”. Cioè gli Stati Uniti potevano sopportare tutto in Italia, tranne che andasse al governo nazionale il partito comunista legato all’Urss. Adesso siamo al “fattore BS”, cioè in Italia possono governare tutti tranne Berlusconi (ci hanno provato in tutti i modi) e Salvini. Ma ci sono delle differenze: Berlusconi non “poteva governare” quando al governo Usa c’erano i Democratici, mentre diventava il miglior alleato se il presidente era Repubblicano. Salvini sembra invece che negli Usa proprio non lo digeriscano. Diverso ancora il discorso per quel che riguarda Giorgia Meloni. C’è già chi dice – senza prove – che anche FdI avrebbe ricevuto soldi dalla Russia, si tratta di Kurt Volker, ex ambasciatore statunitense alla Nato. Ma Guido Crosetto, che è uno che la sa lunga, lavorando nel mondo delle armi e quindi probabilmente conoscendo degli agenti segreti, è passato al contrattacco, così come Giorgia Meloni. L’impressione è che l’atteggiamento Usa nei confronti di Meloni non sia di veto totale, ma vengano passati dei “pizzini” per fare capire alla giovane che c’è solo una parte giusta: l’Occidente e la Nato.
4. Il “dossier dei servizi Usa” è diventato ormai come il famoso avviso di garanzia durante tangentopoli. Allora bastava l’avviso, adesso arriva il dossier e il politico è fatto fuori. Il tentativo questa volta è rivolto a Salvini che del resto, dopo gli iniziali, straordinari, successi ci ha messo del suo. Salvini ha però dalla sua la consulenza di Denis Verdini, padre dalla fidanzata Francesca. Verdini, già luogotenente di Berlusconi, è amicissimo anche di Matteo Renzi. Nei prossimi mesi ne vedremo delle belle.
5. Paradosso dei paradossi: si dice sempre che la Russia tenti di influire nelle elezioni di altri paesi e ci siano delle prove. Di certo è che gli Stati Uniti, o chi gestisce determinati dossier, influiscono sulle elezioni di alcuni paesi stranieri. Ma noi italiani di cosa ci lamentiamo? Abbiamo perso la guerra, siamo uno stato a sovranità limitata e abbiamo ancora basi militari dell’ex nemico sul nostro Paese. Questa è la realtà. E non lamentiamoci troppo, ogni singolo cittadino ha potuto vivere liberamente sotto un forte ombrello protettivo, sicuramente più accogliente di altri.
6. Se il dossier si rivelerà una bufala e non cambierà l’esito del voto, seguirà inchiesta di qualche volenteroso magistrato che tirerà per le lunghe questa vicenda.
7. Un abbraccio agli amici di sinistra. Molti di loro hanno iniziato la loro carriera tuonando contro l’imperialismo americano, contro la borghesia, contro la guerra in Vietnam, contro la Cia e i servizi americani che condizionavano le libere democrazie. Adesso devono sperare nell’imperialismo americano, sono a favore della guerra, vivono da pasciuti borghesi e non vedono l’ora che intervengano i servizi americani per cercare di non perdere elezioni in cui sembravano sconfitti. Il tutto in nome del sacro comandamento: tengo famiglia, che però è aperta e libera, per ogni gusto. Sic transit gloria mundi.

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