Che obbrobrio il «gazebo» blu elettrico di fianco al Tempio Malatestiano

Che obbrobrio il «gazebo» blu elettrico di fianco al Tempio Malatestiano

Sul tetto dell'ex Seminario in via IV Novembre, di proprietà della diocesi, è stato autorizzato un impianto che fa rizzare i capelli. L'edificio è tutelato dal ministero per i Beni e le attività culturali. A lato sorge il tesoro monumentale di Rimini. Ora interviene la Soprintendenza per far cambiare colore all'intruso.

Rimini si sta mobilitando per diventare capitale italiana della cultura nel 2024. E se lo merita ampiamente. Dispone di beni culturali che il mondo ci invidia. Documentare questa ricchezza storico-architettonica e archeologica, e tenere alta l’attenzione della città affinché non venga snaturato questo patrimonio, è un filone informativo che Rimini 2.0 batte da tempo. Chi ha il potere di decidere non sempre dimostra rispetto per la bellezza che la storia ci ha consegnato e affidato. Continueremo a ripetere che le mura malatestiane del ponte di Tiberio squarciate per diventare sostegni di passerelle, o il marmo rosa che dovrebbe evocare il fossato del Castello, o l’invadenza del museo Fellini spinto fino ad occupare la Rocca e piazza Malatesta con tanto di fontana ricavata dove risulta essere vietata per decreto qualunque forma di costruzione, o l’Anfiteatro romano ostaggio di un asilo dal dopoguerra, rappresentano esempi clamorosi di beni culturali violentati.
Purtroppo la consapevolezza di essere, sempre e comunque, una capitale della cultura, spesso non accompagna le scelte piccole e grandi che vengono decise e poi concretizzate dalle istituzioni pubbliche. Civili e anche religiose.
C’è un caso che grida vendetta agli occhi della tutela dei beni culturali.
A fianco del Tempio Malatestiano, tesoro di Rimini, dell’Italia e del mondo, in via IV Novembre, sorge l’ex Seminario. E’ di proprietà della diocesi di Rimini, della chiesa locale. A sua volta tutelato dal ministero per i Beni e le attività culturali. Quindi da un lato abbiamo il Duomo e dall’altro un antico palazzo di interesse culturale, riconosciuto tale a seguito di richiesta formale venuta dalla diocesi.
Ora, passando da via IV Novembre e guardando in direzione del tetto dell’ex Seminario, cosa si nota? Un “pugno in un occhio”. Una sorta di “gazebo” o recinzione che dovrebbe nascondere un macchinario di grandi dimensioni, probabilmente connesso all’impianto dell’aria condizionata.

Già posizionare un marchingegno di questo tipo con affaccio sul Tempio Malatestiano, fa rizzare i capelli. Chissà se la stessa cosa, proposta da un privato e non dalla diocesi, avrebbe ottenuto tutte le autorizzazioni. Ma qui sono arrivate. Però, non paghi di avere portato a casa tutto ciò, i committenti dell’opera inguardabile, hanno colorato la struttura di azzurro o blu elettrico. Il risultato è devastante. Grazie a Dio di visitatori stranieri se ne sono visti pochi ultimamente perché qualcuno di particolarmente sensibile alla bellezza del Tempio Malatestiano sarebbe potuto tornare in patria con un pessimo ricordo, pubblicando magari lo scatto dello «scandalo» su qualche quotidiano o rivista.
Detto questo, abbiamo fatto presente la cosa alla Soprintendenza di Ravenna, che oltre a ringraziarci per la segnalazione e concordare sul “pugno nell’occhio”, oggi ci spiega che «la sostituzione degli impianti era stata autorizzata con la necessità di mascherare i macchinari presenti, vista la prossimità del Duomo di notevole interesse culturale». E aggiunge: «Questa mattina nell’incontro avuto con l’architetto incaricato abbiamo concordato il colore “corten” da apporre alle schermature nel giro di poco tempo». Almeno si potrà mascherare un po’ l’effetto carnevale in maschera. Ah, una domanda: qual è la penitenza per la diocesi?

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