Che spettacolo la fine di un sistema di potere

Che spettacolo la fine di un sistema di potere

Bestiario satirico: nel partito democratico vengono finalmente al pettine i nodi politici di un’unione infeconda tra trinariciuti e cattolici da sagrestia, uniti solo per mantenere il potere. Per la nostra regione significa che presto verrà meno quel dominio che ha permeato per decenni ogni aspetto della vita pubblica. Si aprono scenari fantastici: in tanti scopriranno che c’è una strana cosa che si chiama libertà.

Il partito democratico si sta squagliando come un cremino caduto sulla passerella del bagno “vattelapesca” in un caldissimo mezzodì di Ferragosto.
E noi, appena usciti dall’acqua e deliziosamente accoccolati sul lettino, vediamo i pasciuti bagnanti, in discesa verso l’arenile, pestare l’appiccicosa poltiglia e accusare il vicino d’ombrellone: “E’ tutta colpa di quell’invornito, ormai è arteriosclerotico” e via così, in un crescendo di offese.
Questa liquefazione è la naturale conseguenza di una scelta contronatura. L’unione tra vecchi comunisti e cattolici da sagrestia è politicamente infeconda, come la copula tra asino e cavallo che sì, può procreare un mulo o un bardotto, ma questi ultimi sono frutti sterili dell’atto.
Quindi il Pd è come fosse formato da una bella schiera di muli o bardotti (scegliete voi la bestia che vi piace di più) che vengono guidati da un padrone.
Traducendo in termini politici questo bestiario, l’unione contronatura tra trinariciuti e baciapile ha prodotto esclusivamente i dipendenti della filiale italiana della finanza internazionale.
L’unica idea politica che il Pd ha messo in campo in questi 15 anni è stata quella di creare coalizioni elettorali in grado di contrastare lo schieramento conservatore e quindi gestire il potere, raggiunto quasi sempre attraverso manovre internazionali e/o di palazzo.
Lo schema ha quasi sempre funzionato ma adesso, svanito il collante del potere e con Giorgia Meloni con il vento in poppa, tutti i reali nodi politici vengono al pettine.
Il padre nobile del Pd è stato Romano Prodi, un arzan con la testa quadra, che è il perfetto prototipo di questa unione. Del resto, nella bassa padana, tra balere estive dove coppie di anziani ballano vecchi valzer viennesi (citazione), quando si avvicina una macchina targata “RE” si scatena il panico; ammesso e non concesso che riesca a parcheggiare senza schiantarsi con altri mezzi, tutti sanno che da quel mezzo scenderà un umanoide la cui unica abilità è quella di eseguire pedissequamente ordini precisi a lui presentati in un italiano il più possibile scarno. Il povero arzan, eseguito il lavoro, tornerà a casa la sera e guarderà orgogliosamente la madre dicendo: “mamma, son stato bravo eh…”. Ed è esattamente quello che hanno fatto Prodi e i suoi discepoli a favore di gruppi di potere stranieri o italiani, a loro volta sotto tutela internazionale. La ricompensa? Erbazzone e gnocco fritto, che i poverelli son tutti contenti.
Viste le premesse non si poteva arrivare che a questo punto. Il povero Enrico Letta, prototipo del pretino i cui occhi di tigre sono stati offuscati da bava di lumaca, non sa che fare e da mesi sentiamo parlare, in termini esoterici, di questo congresso del Pd.
Ad onor del vero Letta ha offerto prestazioni straordinarie, degne del record mondiale di arrampicata sugli specchi, nel difendere l’indifendibile: i tossici dei rave party, i trafficanti di carne umana e la Francia, che deve vigilare sulla democrazia in Italia, ma intanto caccia i poveracci.
Ma non fermiamoci al fumo, cerchiamo la ciccia: qui non si sta squagliando solo un partito, ma un intero sistema di potere che nella nostra regione è più vivo e più forte che mai.
Cioè parliamo di quella ragnatela formata da società partecipate, multiutility, associazioni di categoria, parti di magistratura, cooperative, aziende sanitarie locali, cordate imprenditoriali, volontariato, organi d’informazione e mezzi di comunicazione che hanno un solo ed unico referente politico: il partito democratico.
A livello regionale questa ragnatela è così solida che la candidatura a segretario del Pd di Bonaccini, nato a pochi metri del confine reggiano e già per questo “sospetto”, potrebbe causare un autentico terremoto. Le due cariche non sono incompatibili, ma è indubbio che l’impegno romano farebbe allentare la presa di Bonaccini su questo sistema di potere.
Ci sarebbe da parlare anche di Elly Schlein, anch’essa in corsa per la segreteria del Pd e già vicepresidente della Regione, ma stiamo parlando del nulla. Quando ci si accorgerà che quelli che la seguono sono solo piccole minoranze di bimbi sperduti, rumorose però come dei pinscher nani, sarà scaricata in tutta fretta da quelli che nel Pd mantengono la testa sulle spalle.

Quindi il Pd, lanciato verso questo derby del tortellino tra Bonaccini e Schlein, con eventuali terzi incomodi, non solo quasi certamente perderà le prossime partite nazionali, ma rischia anche di non essere più dominus dell’oliatissimo sistema di potere locale.
Ma ogni vuoto in politica va riempito. E qui si prefigurano scenari formidabili. Da una parte quel genio della tattica politica di Matteo Renzi ritornerebbe protagonista nel ruolo di antagonista di Giorgia Meloni, dopo aver sfruttato con disinvoltura figure sui generis come Calenda, Moratti, Carfagna e Gelmini, le due vestali che gli ha prestato Divo Silvio. Su questo carro salirà baldanzoso e con atletico slancio anche il nostro Andrea Gnassi, legatissssimo e stimatissssimo da Letizia Moratti. Anche Bonaccini farà parte della compagnia.
Dall’altra parte quel che resta del Pd guidato da Orlando o da Landini, tornerebbe alla sua anima trinariciuta, sposandosi poi con quel che resta del M5S, cioè di coloro che entrati in politica per cacciare i venduti adesso fanno la fila per essere “comperati”.
Situazione ottima ed auspicabile, anche perché darebbe l’opportunità alla maggior parte dei nostri corregionali di essere per la prima volta nella condizione, per loro curiosissima e atipica, di uomini liberi e smantellerebbe quella ragnatela di potere che, pur garantendo un funzionamento al minimo sindacale, ha finora impedito al nostro sistema politico-economico-sociale di marciare a pieno regime, come questo territorio merita.
Ed Elly Schlein? Ce la ritroveremo sul lungomare o sotto i portici di Bologna con la sua muta di pinscher nani a far casino per una qualsiasi delle cause, a suo dire fondamentali ma in realtà risibili per il futuro dell’umanità.

Immagine: by Lussi Pagammo

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