Chi ha trasformato in una casbah la zona più “in” di Rimini mare?

Chi ha trasformato in una casbah la zona più “in” di Rimini mare?

"Divieto di esposizione dei rifiuti di fianco ai cestini getta-carta presenti lungo il marciapiedi", recita l'opuscolo distribuito da Hera. Ma sui viali delle Regine e nel cuore di Marina centro accade di tutto. La raccolta porta a porta riceve parecchie critiche dagli operatori. Il decadimento verticale della passeggiata è un'evidenza. E, al di là di tutto, l'impressione è che l'invasione dei nuovi gestori di attività provenienti dal sud del mondo abbia impresso a Rimini il modus operandi normalmente praticato nei loro paesi, e non viceversa.

Nel corso dell’estate, in giorni e orari diversi, notiamo con urticante disagio che fuori da alcune attività affacciate su viale Regina Elena stazionano variegati cumuli di rifiuti. L’area maggiormente interessata dal fenomeno è individuabile tra piazzale Kennedy e piazza Marvelli. Marina Centro, il fulcro. Come di consueto, documentiamo con immagini ciò che andiamo scrivendo. Le inevitabili considerazioni che seguiranno la visione, sono consegnate alla sensibilità estetica e civica dei lettori.

Già da una quindicina di anni, il compartimento ambientale di Hera pratica la raccolta dei rifiuti porta a porta lungo i cosiddetti viali delle Regine. Anche per il 2019 a tutti gli operatori economici è stato distribuito un opuscolo zeppo di informazioni e chiare tabelle che elencano gli orari di conferimento dei rifiuti per l’utenza nonché la tempistica di ritiro da parte dell’azienda. Sono riportate anche le relative modalità di esposizione. Queste: «I rifiuti vanno esposti nei pressi dell’ingresso dell’attività in modo da non costituire intralcio al passaggio dei pedoni e rispettando gli orari di esposizione indicati nelle tabelle e distinti per zone. Si ricorda il divieto di esposizione dei rifiuti di fianco ai cestini getta-carta presenti lungo il marciapiedi». Chiaro? Nemmeno per idea. Non per tutti. Molti utenti, non solo lasciano i sacchi di conferimento proprio intorno ai cestini getta-carta, ma fanno di peggio.

Sul marciapiede difronte ai loro esercizi circondano di rifiuti i tronchi degli alberi che per missione naturale dovrebbero imprimere una felice nota verde, abbellire e dare respiro e colore ai viali. Missione fallita, loro malgrado. Lo spettacolo, per abitanti e turisti è disonorevole. Esaurita la fiammata agostana, apogeo della stagione balneare, approfittiamo delle placide giornate settembrine per domandare ai negozianti di Marina Centro se la raccolta “porta a porta” funzioni a dovere. Molti si dicono soddisfatti, altrettanti hanno opinioni opposte. Difficile trovare vie intermedie. C’è chi è contento del servizio e chi invece ne dice peste e corna. Le commesse di un importante marchio italiano, ad esempio, lamentano discontinuità e inosservanza dei tempi di ritiro, ma quel che le indispettisce maggiormente è l’arrogante maleducazione di un addetto alla raccolta dei rifiuti. Affermano di averlo fatto presente più volte a funzionari di Hera. Ciononostante, a loro dire il dipendente cafone non ha cambiato modus operandi. Anzi, se possibile, il comportamento è peggiorato. Analoga sonata l’abbiamo ascoltata anche da altri, precisamente in zona Conad Vespucci e in piazzale Pascoli. In particolare, i negozianti della prima area citata, lamentano il fatto che oltre ai ritardi dei ritiri, siano stati eliminati molti cestini getta-carta lungo il marciapiede. Comunque sia, tra la cialtronaggine di alcuni esercenti, quella di soggetti terzi che vivono nei paraggi e lasciano i rifiuti dove capita, o meglio dove risulta loro più comodo (anche in pieno centro storico) e qualche fisiologica deficienza del servizio, ne scaturisce un quadro desolante.

Lo abbiamo fatto presente sia a Hera che all’assessore all’Ambiente di Rimini, Anna Montini. All’azienda, per riportare il malcontento di diversi operatori, al politico, per domandare se a fronte di possibili comportamenti inadeguati da parte di alcuni utenti, siano state prese misure di dissuasione. Per intenderci, controlli e conseguenti sanzioni. Entrambe le parti interpellate assicurano che nonostante già ne facciano, eseguiranno controlli più serrati. Forse sarà il caso poiché da quanto abbiamo visto, urge restituire dignità alla città e ai turisti.

Come si diceva poc’anzi, le risposte forniteci dai commercianti interpellati sono dunque di opposto tenore, mentre la considerazione che molti di essi fanno sull’inesorabile declino della riviera, li trova unanimemente d’accordo: si ha la sensazione che alcune aree di Rimini siano in graduale rotta verso il sottosviluppo. Tollera o lascia correre oggi, chiudi gli occhi domani, ci stiamo arrivando. Il fondo del barile è lì a un passo. Stiamo consegnando la città in mano al degrado. A detta dei più, le regole, annunciate dal megafono della comunicazione non sono fatte rispettare. Piano piano, uno schizzetto alla volta alla fine ne saremo ricoperti. Di che? Fate un po’ voi, ma statene certi: il bradisismo socioculturale è in rigoglioso sviluppo. Un albergatore: «Altro che “importante trasformazione che nel giro di qualche anno cambierà il volto del waterfront (!?; ndr) riminese”, come sosteneva lo scorso anno l’assessore Jamil Sadegholvaad. A proposito di fronte mare riminese, a noi sembra che il panorama globale non sia affatto migliorato. Anzi. La direzione è tutt’altra. Anche a causa di questo, importanti marchi del commercio internazionale migrano verso altri lidi. Difficile biasimarli. E’ singolare come alberghi di quattro e cinque stelle ancora sopravvivano».

Un carrello perennemente “parcheggiato” in questa posizione

I primi a stupirsene sono i loro ospiti che, come ci confessa sconsolato il proprietario di un negozio di ottica: «è capitato che persone che anni prima frequentavano Rimini e quella categoria di albergo, siano entrati da me e allibiti, mi domandassero ragione del decadimento verticale della passeggiata. Devo dire che più di uno mi ha rivolto le stesse domande. Vivendoci in mezzo, si percepisce lo scadimento, ma in un certo senso ci si fa quasi il callo. Duole ammetterlo, ma ci si abitua. Forse la rassegnazione è fatale; sta di fatto che chi manca dalla nostra riviera da un po’ di tempo, coglie immediatamente il contrasto tra la Rimini di qualche anno fa e quella di oggi».

 

C’è anche chi per tutta l’estate ha “acconciato” treccine sulla passeggiata

Lo scoramento di chi opera nel settore turistico è palpabile; ci parlano di panchine dei marciapiedi occupate (in orizzontale) da sbandati e barboni. Quanto ai pallinari, la situazione è solo leggermente migliorata, ma il fenomeno non è stato affatto stroncato. In compenso, un’instancabile creatrice di treccine che “acconcia” nel cuore di Marina ha operato (in nero) la propria tricotic-art, indisturbata, per tutta l’estate. La stessa libertà d’azione è riservata agli sbandati di cui si accennava più sopra che per ricaricare tablet e telefonini, hanno usufruito in modo fraudolento della corrente elettrica messa a disposizione del mercatino estivo settimanale. Tutto questo, sempre nella zona che molti anni fa veniva considerata la più “in” di Rimini mare. C’era una volta. Oggi c’è anche un albergo chiuso, centralissimo, che di notte si popola di ubriachi e senzatetto.

«Chiamiamo, protestiamo, dicono che mandano una pattuglia “appena se ne libera una”, ma le pattuglie che vediamo sono quelle che fanno multe di divieto di sosta perfino a mezzanotte; le stesse che non si sognano neanche di lanciare un’occhiata sulla passeggiata: compilare verbali per elevare sanzioni a chi occupa malamente o senza titolo o insudicia il suolo pubblico, comporta un dispendio di tempo molto maggiore di quello impiegato per una contravvenzione di sosta non consentita. I conti sono presto fatti», ci dice un personaggio (preferiamo mantenerlo anonimo) la cui credibilità deriva da un passato di solida conoscenza del problema. Vi chiediamo di crederci sulla parola, ma siamo certi che ai lettori non sfugge che l’andazzo sia esattamente questo. La stessa persona ci descrive anche scene di ubriacature e relative conseguenti sozzerie. Volutamente, non le riportiamo. Poi racconta di variopinti giovani accattoni (non si sa perché, ma sempre rigorosamente con grosso cane al seguito), di ladri, spacciatori bici-muniti e borseggiatori di estrosa e varia abilità che “fanno la stagione” qui da noi. Che fortuna. Siamo o non siamo la patria dell’accoglienza “tout court”? Gradisca…, ricordate? In un batter di ciglia ci ritroviamo invasi dai nuovi imprenditori del vicino e lontano oriente, del vicino e lontano sud del mondo che dettano loro a noi il modus operandi normalmente praticato nei loro paesi, molti dei quali, sia detto senza volontà denigratoria, ma per oggettiva (e anche personale) constatazione e assodata verità antropologica, ordine e pulizia non sono esattamente le priorità assolute. Ne sanno qualcosa gli abitanti di Borgo Marina.

L’imbarbarimento a cui ci riferiamo, i residenti lo vivono tra disagio e proteste (inascoltate) da anni. L’effetto a medio termine è stato il dimezzamento del valore degli immobili. Una ragione ci sarà. Riteniamo che la responsabilità del fenomeno non sia da ascrivere direttamente e unicamente ai nuovi “colonizzatori”. Siamo dell’idea che la colpa sia in parte nostra, quando conniventi a vario titolo, ma principalmente delle istituzioni che non intervengono per educare e fare rispettare le nostre usanze e le nostre leggi. Chi viene da fuori, per cultura o volontà, non necessariamente sa come comportarsi e quali norme seguire. Qualcuno dovrebbe (se è vero che accogliamo) spiegarlo loro e stroncare sul nascere comportamenti per loro normali, non ammissibili dalle nostre parti. Che succederebbe se qualcuno di noi abbandonasse una batteria esausta in strada? Se fosse pizzicato a farlo, giustamente scatterebbe una sacrosanta sanzione. L’assessore Montini, alla quale abbiamo domandato se i controlli ai negozi della passeggiata al mare vengano effettuati, risponde che ci sono e ce ne sono stati parecchi anche nel corso dell’estate. Afferma poi di conoscere personalmente le G.E.V. (Guardie Ecologiche Volontarie) e che si fida di loro e del loro operato. E’ una vera disdetta che lo scorso anno abbiamo denunciato la presenza fuori da un negozio di batterie d’auto adoperate per tenere saldi al terreno alcuni manichini. Siamo ostinati: abbiamo ripetuto la stessa segnalazione anche quest’anno. Chi ne volesse conoscere l’esito può verificarlo in pagina. Dopo la conversazione con l’assessore, confessiamo che siamo tornati sui “luoghi dei delitti” solamente un paio di volte. L’ultima, martedì alle 13. Non sappiamo se ci sia stato un giro di vite, ma delle batterie da manichino nemmeno l’ombra. Questo, fuori dal negozio. Però le abbiamo viste, e malamente fotografate, attraverso la vetrina, dentro. Da morir dal ridere. A questo punto, facciamo realmente fatica a condividere la stessa fiducia che l’assessore ripone nelle guardie.

E che dire degli attrezzi da lavoro (peraltro scarsamente adoperati) posteggiati in bella evidenza sui marciapiedi, lato fronte strada? In questo caso, la zona più gettonata è quella che va da piazzale Pascoli verso Miramare. Di norma, quasi ogni minimarket o negozietto di cianfrusaglie sulla passeggiata espone, in ordine di apparizione: uno straccio da pavimenti, una scopa, una paletta di raccolta con manico corto o lungo. L’unico “manico” assente è quello di chi permette loro di farlo.

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