Concessioni balneari da Recovery

Concessioni balneari da Recovery

"Come facciamo a giustificare il via libera ai fondi del Recovery per il rilancio del turismo se il settore si trova in una situazione di illegalità sulle concessioni balneari?". Uno degli inviati da Bruxelles più "sul pezzo", Marco Bresolin (La Stampa) scrive oggi una news che interessa non poco anche la Riviera.

«Come facciamo a giustificare il via libera ai fondi del Recovery per il rilancio del turismo se il settore si trova in una situazione di illegalità sulle concessioni balneari?». Fra le domande, scrive oggi uno degli inviati da Bruxelles più “sul pezzo”, Marco Bresolin de La Stampa, che «nelle ultime settimane – raccontano fonti Ue – alti funzionari della Commissione europea hanno iniziato a porsi», c’è anche questa. «Le risposte, per il momento, ancora non ci sono. Anche perché il piano italiano ancora non c’è. Ma il governo rischia di ritrovarsi presto con le spalle al muro. Perché per avere il via libera di Bruxelles ai progetti del Recovery Plan nazionale bisogna essere in regola con le raccomandazioni Ue, ma soprattutto con le leggi Ue. E in molti settori l’ Italia non lo è». Non è l’unica «situazione di irregolarità» sul versante del turismo, ma quella dei balneari avrebbe un peso notevole.
«I nodi che nessuno si è preoccupato di sciogliere negli ultimi anni ora stanno venendo tutti al pettine. Prendiamo il caso delle concessioni per gli stabilimenti balneari: trattandosi di attività su terreno demaniale, secondo l’Ue queste autorizzazioni dovrebbero avere una durata «limitata» ed essere frutto di una «procedura di selezione aperta, pubblica, basata su criteri non discriminatori, trasparenti e oggettivi». E invece l’ Italia le assegna direttamente, sempre agli stessi proprietari, attraverso proroghe infinite», scrive Bresolin. «La vicenda si trascina da molti anni: il caso era arrivato persino davanti alla Corte di Giustizia Ue, che il 14 luglio del 2016 aveva dato ragione alla Commissione e condannato l’Italia. Ma nessuno dei quattro governi che si sono succeduti dal giorno di quella sentenza (Renzi, Gentiloni, Conte I e Conte II) è riuscito a mettere ordine nel settore. Anzi: le concessioni sono state prorogate fino al 2033 e per questo, quattro giorni fa, l’Ue ha aperto formalmente una procedura d’ infrazione, inviando una lettera di costituzione in mora («una letteraccia» la descrivono dal quartier generale della Commissione)».
Morale? «A Bruxelles sono ben consapevoli delle «sofferenze» del settore turistico, che è tra i più colpiti e ha estremamente bisogno di un aiuto. Ma per assicurarlo è fondamentale che l’Italia si metta in regola. Anche perché – ricordano dal Palazzo Berlaymont – la Commissione dovrà valutare e giudicare i Recovery plan nazionali, ma il sì ai fondi arriverà soltanto dopo una decisione del Consiglio Ue che delibera a maggioranza qualificata. Tradotto: se anche l’ esecutivo guidato da von der Leyen decidesse di chiudere un occhio, alcuni Stati potrebbero comunque mettersi di traverso e chiudere i rubinetti. Negli ultimi giorni sono arrivati chiari segnali da Bruxelles. Giovedì l’ Italia si è vista recapitare una lunga lista di procedure d’ infrazione, a partire da quella sui balneari».

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