L'inizio sul Titano del movimento generato da don Giussani risale all'ottobre del 1970. Quando don Lino Grossi invita due riminesi, don Domenico Valgimigli e Marco Ferrini, ad un incontro con un gruppo di giovani.
Questo è il tempo trascorso dall’inizio di Comunione e Liberazione a San Marino. È notizia di questi giorni che sarà ricordato questo inizio avvenuto precisamente nell’ottobre del 1970. Un evento che sento particolarmente per esserne stato, con don Domenico Valgimigli prete riminese scomparso nel 2019, in qualche modo – quale umile strumento – all’origine. L’incipit fu l’iniziativa di un sacerdote santo e lungimirante: don Lino Grossi, parroco di Dogana, che cogliendo un certo disagio e un desiderio di ricerca nella realtà giovanile della sua parrocchia pensò di individuare una esperienza da proporre e quindi pensò di invitarci per incontrare i giovani.
Erano per me gli anni dell’inizio dell’esperienza in università, segnata dalla figura di don Francesco Ricci, dove l’impeto missionario e la giovanile baldanza ci spingeva, nel difficile ambiente dominato dai gruppi extra parlamentari e dalla sinistra, a realizzare dei veri e propri momenti di annuncio cristiano (le famose “parole chiare”). Questo avveniva ovunque nei luoghi dove si viveva ed anche in questa nuova realtà incontrata; questo annuncio suscitava un interesse immediato dei giovani caratterizzati da una forte domanda esistenziale. Cercavano una risposta che noi avevamo trovato, in questi anni difficili, nel carisma di don Giussani. Proprio vero, questa figliolanza destava immeritatamente una paternità e un desiderio di annunciare al mondo quello che, nella nostra esperienza umana, avevamo incontrato come decisivo e come risposta alle domande profonde della vita. L’esito era una corrispondenza umana che si esprimeva in un senso della comunità, ad ogni incontro qualcuno componeva una nuova canzone per esprimere la gioia del cuore e da subito le dimensioni della carità, della missione e della cultura si rendevano evidenti. Le prime caritative a Acquaviva e Falciano come pure i primi campi estivi a Lanciole di Piteglio (nella foto) in provincia di Pistoia.
È comunque proprio vero che nell’origine ci sta in nuce veramente tutto, la verità di quell’inizio – che va al fondo dell’esistenza – ha in sé quel seme che, coltivato e cresciuto nel tempo in una fedele appartenenza, aumenta in consapevolezza e maturità. Pertanto è importante ricordare questi momenti non con il senso della nostalgia ma nel riconoscere quanto il Mistero ha operato in noi. Infatti una storia lunga mezzo secolo ha fatto fiorire questo seme che è maturato grazie alla grande paternità di don Giancarlo Ugolini che si è fatto compagnia di quei giovani divenuti grandi ma che ha visto poi tanti altri ad aver contribuito a questa crescita.
La storia ha voluto che anche uno dei primi e fedeli discepoli di don Giussani divenisse proprio vescovo della diocesi di San Marino–Montefeltro nel 2005: mons. Luigi Negri. Lui che dal 1957 è stato partecipe ed artefice di questa più grande storia ha contribuito a far crescere quel seme nella tradizione. “La tradizione è costudire il fuoco e non adorare le ceneri”.
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