Concorrenza e libero mercato erano più in auge in Urss che nella Rimini odierna

Concorrenza e libero mercato erano più in auge in Urss che nella Rimini odierna

Da una parte l’organizzazione dirigista di feste e manifestazioni di piazza. Dall'altra le forniture fieristiche. Ovvero: più Stato meno società.

Ha fatto un certo rumore l’interrogazione presentata dal consigliere Luigi Camporesi al sindaco Gnassi sulla violazione dei principi di concorrenza e libero mercato da parte del Presidente della Fiera di Rimini Lorenzo Cagnoni in merito a forniture di allestimenti, grafica e parti elettriche alla fiera medesima.
In un opaco gioco di scatole cinesi per cui, secondo il consigliere di Obiettivo Civico, una società privata (vedi l’articolo “Camporesi alza il velo sui monopolisti degli allestimenti fieristici”), monopolizzerebbe il mercato delle commesse dopo aver fatto fuori la concorrenza e il principio stesso di libertà d’impresa.
Col risultato d’una desertificazione del tessuto produttivo che, in un momento di gravissima crisi economica, è pari solo a quello provocato dalla sleale concorrenza della giunta Gnassi nei confronti dell’imprenditoria della notte.
Attraverso l’organizzazione dirigista e statalista di feste e manifestazioni di piazza (Notte Rosa, Molo Street Parade ecc.) che, saturando il mercato, hanno fiaccato ogni produttore indipendente, eccezion fatta per qualcuno evidentemente favorito dall’incestuosa alleanza tra pubblico e privato.
Il risultato è che oggi a Rimini, una volta tempio del “popolo della notte”, non c’è più una sola discoteca aperta.
La cosa sarebbe comica se non fosse tragica, tanto più che, come detto sopra, replica ciò che succede nell’ambito degli allestimenti fieristici grazie al monopolio suddetto.
Monopolio realizzato contro il principio di “più società meno Stato” mentre oggi siamo di fronte, nel caso specifico, a un ribaltamento di quella filosofia all’insegna di “Più Stato meno società”
L’infinita tristezza che prende il lettore (e l’elettore) nel vedere sistematicamente traditi i valori della società civile è pari solo alla tristezza che prende chi ricorda quanto disse una volta Giovanni Paolo II a certo mondo cattolico:
“Voi siete dei senza patria”
Mentre la voglia di accasarsi da parte di quello stesso mondo sembra oggi più forte di qualunque attaccamento agli ideali della giovinezza.
Tali e tante forme di opportunismo alzano il velo anche sulla sostanza politica di Patto Civico, la lista civetta che, alleatasi con Gnassi in una riedizione del consociativismo Prodiano, assume di potersi proporre come modello nazionale.
Proprio ora che a livello locale c’è un Pd in mano a ex Pci che mal sopportano (vedi lo scontro a base di insulti tra Gnassi e il segretario Magrini per interposto Pruccoli) l’egemonia d’un Gnassismo brutta copia del Renzismo nazionale.
In una situazione in cui l’unità del partito è stata rotta anche da Errani, cosa che (essendo Errani tutt’altro che uno sconosciuto in regione) potrebbe giustificare il nervosismo d’un sindaco più in difficoltà di quanto non sembri.
Incalzato com’è dal malessere di base (ancora forte dalle nostre parti) d’un socialismo d’ànema e còre rottamato dal modernismo avventurista e post-ideologico di Renzi.
Nonché dall’autoreferenzialità solo mediatica e plebiscitaria del sindaco stesso.
Staremo a vedere.

Bruno Sacchini

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