Nell’economia riminese il problema NPL (non performing loans) è molto rilevante, soprattutto in Banca Carim che, dopo il Commissariamento, ha accumulato progressivamente crediti deteriorati, dilapidato larga parte del patrimonio e ridotto progressivamente l’erogazione di nuovo credito. Ma c'è anche l'urgenza di sbloccare il mercato e riattivare lo sviluppo. E la Fondazione Carim dovrebbe giocare un ruolo, ecco quale.
Le difficoltà del sistema economico riminese hanno generato dopo il 2008 molte crisi aziendali che si sono riversate sul sistema bancario; nell’ultimo anno il turismo e l’edilizia hanno attenuato le criticità, ma le sofferenze continuano a crescere. La Carim e altre banche riminesi sono zavorrate dai prestiti inesigibili e si avviano a chiudere anche il 2016 in perdita.
È un lag fisiologico oppure dipende dal management bancario?
La Banca Centrale Europea (BCE) propende per la seconda ipotesi e recentemente ha invitato le banche a gestire in modo proattivo tutto il portafoglio crediti (dalle inadempienze probabili alle sofferenze); esistono inoltre esperienze concrete di gestione attiva che potrebbero essere adeguate proprio per i portafogli crediti delle banche riminesi. Infatti, la Banca popolare di Milano ha avviato una strategia che valorizza direttamente sul mercato gli immobili in garanzia, evitando le procedure giudiziarie e, in tal modo, punta a recuperare una massa notevole di posizioni (circa 18 miliardi di crediti nominali) evitandone la cessione che, come è noto, è molto onerosa.
La Banca sta perdendo il ruolo che da oltre un secolo svolgeva nella società riminese
Nell’economia riminese il problema NPL (non performing loans) è molto rilevante, soprattutto in Banca Carim che, dopo il Commissariamento, ha accumulato progressivamente crediti deteriorati, dilapidato larga parte del patrimonio e ridotto progressivamente l’erogazione di nuovo credito: la Banca sta perdendo il ruolo che da oltre un secolo svolgeva nella società riminese e rischia di diventare un fattore negativo per il sistema economico locale.
La strategia di gestione attiva dei collaterali credo sarebbe efficace anche nel contesto riminese, perché i crediti delle banche locali sono generalmente assistiti da garanzie che superano il valore del debito, ma non si riescono a valorizzare adeguatamente nelle vendite giudiziarie; la vendita di questi collaterali sul mercato libero consentirebbe di evitare gli effetti negativi delle vendite coattive che negli ultimi anni hanno affossato il mercato immobiliare riminese con danni sia per le aziende debitrici, sia per le banche creditrici.
Nel contesto riminese la gestione proattiva del portafoglio crediti potrebbe evitare la cessione dei crediti in sofferenza che zavorrano le banche locali, impediscono l’erogazione del credito, generano crescenti perdite nei bilanci bancari (attualmente il prezzo di medio cessione dei crediti deteriorati è pari a circa il 20% del nominale mentre sono iscritti in bilancio al 50%) e favoriscono il persistere della crisi in un circuito perverso foriero di nuovi fallimenti.
È ancora possibile evitare questo circuito perverso facendo quello che sta facendo BPM? La risposta credo sia positiva.
Un fattore che ostacola l’efficacia di questa strategia nel contesto riminese risiede nella farraginosità delle regole urbanistiche e nella (connessa) esasperante lentezza burocratica degli uffici tecnici comunali; questi fenomeni generano rischi e ritardi che si ripercuotono sui valori immobiliari (non ci sono solo i ritardi delle procedure giudiziarie). Pertanto occorre mettere in campo un’azione strategica che coinvolga anche le istituzioni con l’obiettivo di sbloccare il mercato e riattivare lo sviluppo. Nel caso milanese è stata creata una rete di facilitatori che coinvolge anche i policy maker con l’intervento diretto dell’amministratore delegato di BPM.
La Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini potrebbe stipulare accordi di programma con i comuni finalizzati a ridurre i tempi per le decisioni urbanistiche riguardanti interventi edilizi con specifiche caratteristiche, offrendo garanzie per l’erogazione dei finanziamenti; in tal modo si consentirebbe alla Banca di sviluppare un’efficiente strategia manageriale di valorizzazione dei collaterali e si raggiungerebbe l’obiettivo di tutelare efficacemente l’asset strategico della Fondazione evitandone la svendita, ricominciando ad erogare credito “buono” e riappropriandosi del ruolo propulsivo che la Cassa di Risparmio aveva svolto da almeno un secolo per lo sviluppo del sistema economico e sociale riminese.
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