Coronavirus: così si uccide l’economia e si distrugge la Riviera

Coronavirus: così si uccide l’economia e si distrugge la Riviera

Cancellare fiere e congressi, far passare l'idea che l'Emilia Romagna sia come Wuhan, alle prese con un'emergenza sanitaria anziché con qualche isolato caso di coronavirus, è sbagliato e sta causando conseguenze disastrose che lasceranno il segno. Cambiare strada prima che sia troppo tardi.

Un positivo al coronavirus in provincia di Rimini, già nel reparto infettivi dell’ospedale Infermi e che risponde al telefono ai giornalisti per assicurare che sta bene, non significa che siamo diventati una succursale di Wuhan. Il virus non è tra noi. E soprattutto il virus non è letale: «Dobbiamo ridimensionare questo grande allarme, che è giusto, da non sottovalutare, ma la malattia va posta nei termini corretti: su cento persone malate, 80 guariscono spontaneamente, 15 hanno problemi gestibili in ambiente sanitario, il 5% è gravissimo, di cui il 3% muore. Peraltro sapete che tutte le persone decedute avevano già delle condizioni gravi di salute». Lo ha detto ieri Walter Ricciardi, epidemiologo all’Oms. Il presidente della società italiana di Medicina ambientale (Sima), Alessandro Miani, docente universitario di prevenzione ambientale, aggiunge che «occorre un ritorno alla normalità perché viviamo una situazione anomala».
«Essere positivi al tampone non vuol dire essere malati, anzi la stragrande maggioranza di quelli risultati positivi non si ammalerà e molto probabilmente, quando verrà ripetuto il tampone, si negativizzerà», ha spiegato il viceministro alla Salute, Pierpaolo Sileri (di professione medico chirurgo), «il virus nella maggior parte dei casi è asintomatico, nell’85% dei casi i sintomi sono minimi o inesistenti, in pochi casi è necessario il ricovero in ospedale e in pochissimi in terapia intensiva».
Al netto delle falle che ci sono state nelle fasi iniziali della gestione del coronavirus in Italia, è ora di smetterla con le idiozie. «Se non si cambia rotta nella gestione di questa emergenza rischiamo un disastro del turismo in Italia senza precedenti», dichiara Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi. Strano che a Rimini e in Emilia Romagna nessuno lo segua nemmeno fra i rappresentanti della sua categoria. Ma non è coinvolto solo il turismo. E’ una intera economia che rischia il collasso e che è già incamminata su quella strada.

Chi compila le ordinanze “contingibili e urgenti” rischia di imporci una medicina che uccide il paziente. “Sospensione di manifestazioni o iniziative di qualsiasi natura, di eventi e di ogni forma di aggregazione in luogo pubblico o privato, anche di natura culturale, ludico, sportivo, ecc., svolti sia in luoghi chiusi che aperti al pubblico”, sta scritto nell’ordinanza del ministro della Salute e del presidente Bonaccini in vigore fino all’1 marzo. Cosa significa? Se presa alla lettera che la vita deve fermarsi. Tanto che alcuni sindaci nell’incontro col prefetto Camporota dell’altro ieri hanno dovuto chiedere lumi, e per il tramite del prefetto la richiesta di interpretazione autentica è stata lanciata in sede di videoconferenza alla Regione Emilia Romagna. Risposta: “Sono da ritenere sospese tutte quelle manifestazioni e iniziative che, comportando l’afflusso di pubblico, esulano dall’ordinaria attività delle comunità locali; si fa riferimento ad eventi e manifestazioni di natura sportiva, culturale, sociale, economica e civica, laddove esulino dall’ordinario esercizio delle attività stesse. Vanno sospese: manifestazioni, fiere e sagre, attrazioni e lunapark, concerti, eventi sportivi che prevedano la presenza di pubblico (campionati, tornei e competizioni di ogni categoria e di ogni disciplina); attività di spettacolo quali rappresentazioni teatrali, cinematografiche, musicali, ecc., ivi comprese le discoteche e le sale da ballo”. Invece possono proseguire quelle attività “che attengono all’ordinario svolgimento della pratica corsistica e amatoriale (corsi di varia natura e allenamenti sportivi)”. Quindi “aperti i centri linguistici, musicali e scuola guida; gli impianti sportivi (centri sportivi, palestre pubbliche e private, piscine pubbliche e private, campi da gioco, ecc.); e in generale tutte le strutture quando le attività non prevedano aggregazione di pubblico (“porte chiuse”) o eccezionali concentrazioni di persone”. Come se alcune grosse palestre e piscine non avessero numeri notevoli di frequentatori. O come se i grandi centri commerciali e le biblioteche non fossero paragonabili ad eventi con alte concentrazioni di pubblico. Eccezioni anche per i “circoli ricreativi, centri sociali, centri giovani, centri anziani”, tutte forme di aggregazione, l’ultima delle quali fra l’altro coinvolge le persone anziane, quelle più “a rischio”. Ma lo diciamo in positivo. Giusto tenere aperte tutte queste attività e forme aggregative. Esagerato far scattare subito il coprifuoco fino alla Romagna quando si era in presenza di pochi casi di coronavirus a Piacenza. C’è anche chi ha fatto peggio e ha emanato l’ordinanza senza nemmeno un caso positivo nella sua regione: il governatore delle Marche.

Mantenendo ancora questi provvedimenti si rischia di portare al collasso il sistema economico della Riviera e della intera regione. Cancellare fiere e congressi, far passare l’idea che l’Emilia Romagna sia come Wuhan, alle prese con un’emergenza sanitaria anziché con qualche isolato caso di coronavirus, sta causando conseguenze disastrose che lasceranno il segno. Le disdette fioccano e la Pasqua potrebbe essere già compromessa. E speriamo che non si vada oltre perché allora sarebbe la fine. E’ questo il virus mortale, quello che fa crollare i fatturati e licenziare dipendenti.
Dice Bonaccini che è il “momento di restare uniti e ce la faremo”. Questo è il momento di mettere in pratica quello che a parole ripetono tutti, dal presidente del Consiglio in giù: attenersi alla scienza e alle evidenze scientifiche. I cordoni sanitari vanno stesi attorno ai “focolai” non ad intere regioni. Altrimenti il quadro finale sarà peggiore della grande recessione del 2008. Ben più serio della stagione delle mucillagini.

“Vi scrivo in merito alla situazione di psicosi che sta generando il Coronavirus. Sono un’insegnante abruzzese, che presta servizio a Coriano, nella scuola Gabellini, e in questa situazione di chiusura per forza maggiore, sto sostenendo lezioni e ripassi tramite la tecnologia con i miei studenti di terza media che stanno sostenendo bene la situazione e sono tutti attivi per andare avanti e prepararsi al meglio all’esame che sosterranno a Giugno”. E’ una nostra vecchia conoscenza, la prof.ssa Antonietta Pellegrini, che ha deciso di non abbassare la saracinesca sulla sua mission. “Proprio perché sono ragazzi molto giovani, ho deciso di mandare, in accordo con i genitori, video e materiale tramite app e Internet, non solo per non perdere il ritmo, ma per star loro vicino, per mostrare loro che non tutti siamo in psicosi, ma che anzi, come insegnanti “in una vacanza forzata” continuiamo a lavorare a casa per loro, per dimostrargli che si continua con la vita, nonostante tutto, senza paura, ma solo con accortezza”. La vita continua.

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