Corpus Domini: l’inaspettato irrompe alla preghiera dei fedeli

Corpus Domini: l’inaspettato irrompe alla preghiera dei fedeli

Caro sito Riminiduepuntozero, sarà banale ma mi viene da dire: “clamoroso al Cibali”. Ieri sera ho preso parte da cattolico qualunque alla messa cele

Caro sito Riminiduepuntozero,
sarà banale ma mi viene da dire: “clamoroso al Cibali”. Ieri sera ho preso parte da cattolico qualunque alla messa celebrata dal vescovo Lambiasi in Sant’Agostino per il Corpus Domini. Alla preghiera dei fedeli, lunghissima, sono rimasto fulminato quando ho sentito con le mie orecchie l’invocazione al Signore a «schiacciare sotto i suoi piedi i profanatori della famiglia che è tra un uomo e una donna». Cito a memoria e potrei essere impreciso, ma il senso e le parole (schiacciare sotto i piedi, profanatori) erano quelle. Non so se il testo venisse dalla C.E.I., se fosse invece del vescovo di Rimini o degli uffici diocesani. Sta di fatto che nella Chiesa italiana qualcuno non ha preso per niente bene – anzi ha preso malissimo – l’approvazione della legge Alfano sulle unioni civili. Come ha detto recentemente il presidente dei vescovi italiani, si è trattato dell’introduzione del matrimonio omosessuale in Italia, e non è finita qui.
Tornando a ieri sera, va consigliato al vescovo di cercarsi un altro coro per queste solennità da lui presiedute. Quello che cantava ieri sera dentro Sant’Agostino era semplicemente penoso. Schitarramenti “aiutati” dalla batteria, musiche e testi da brivido freddo (“impareremo ad amare”’: quando?; “nube di mandorlo in fiore dentro gli inverni del cuore”, “Re di stellate immensità”; “la vera gioia non consuma il cuore, la vera gioia vola sopra il mondo, ti rende canto nella libertà”: prego vietare ai liturgisti cannabis e marijuana), e poi un modo di cantare piatto: tutte e tutti sempre si sgolano dalla prima battuta fino all’ultima, senza mai modulare l’espressione, ed amplificati in modo che il raccoglimento sia quasi impossibile per il fedele, tanto più per il noioso meccanicismo del battere e levare della batteria. Ci voleva giusto Caramazza e il suo coro a cappella a risollevare le sorti della serata: alla fine della processione all’Arco d’Augusto, quando il gioco si è fatto duro, alla benedizione eucaristica solenne del vescovo, i duri sono scesi in campo («Tantum ergo» e «Cantate Domino»). Dolcemente, intendiamoci.

Lettera firmata

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