Mentre trascorrono le settimane e i mesi e del futuro di Cna ormai non parla più nessuno, esternano invece alcuni ex dipendenti, dei quali pubblichia
Mentre trascorrono le settimane e i mesi e del futuro di Cna ormai non parla più nessuno, esternano invece alcuni ex dipendenti, dei quali pubblichiamo la lettera che segue, in attesa di poter ricevere anche la risposta dei vertici e conoscere quale strada intenda percorrere quella che fu la principale e più potente associazione di categoria della provincia di Rimini.
Circa un anno fa l’allora Direttore provinciale della CNA Rimini Salvatore Bugli concludeva il suo intervento nell’assemblea dei dipendenti con un messaggio di fiducia: il momento è difficile, ma ce la faremo, disse in sostanza il Direttore.
Di lì a pochi giorni CNA Rimini avrebbe dichiarato lo stato di crisi. Salvatore Bugli, designato ad assumere anche la carica di Presidente della Camera di Commercio di Rimini, avrebbe dato le dimissioni da CNA in circostanze mai chiarite. In un primo tempo fu detto che le due cariche erano incompatibili. Ma una volta dimessosi da CNA, Bugli non arrivò neppure alla Camera di Commercio. Al suo posto fu eletto il Presidente di CNA, Fabrizio Moretti.
Intervistato sul futuro dell’Associazione, il Presidente Moretti oggi ripete più o meno le stesse parole pronunciate da Bugli un anno fa: “Ottimisti nonostante la crisi”.
Davide Ortalli, succeduto a Bugli nelle funzioni di Segretario, aggiunge: “Costruiamo il futuro ogni giorno, lo costruiamo insieme ai nostri soci, insieme ai nostri preziosi dipendenti”.
Tutti si augurano che sia così, noi per primi. Ma dietro ai proclami, qual è la realtà?
Intanto i “preziosi dipendenti” di CNA e delle sue società partecipate (CNA Servizi, CNA Associazione, Ecipar, Ondalibera) sono diminuiti di oltre 60 unità (neppure il numero preciso è dato sapersi), fra licenziamenti, mancato rinnovo dei contratti a termine e dimissioni volontarie.
Dopo mesi frenetici passati in segrete stanze a costruire un piano industriale che rilanciasse CNA Rimini, si è giunti al novembre 2014, quando i sindacati hanno dovuto constatare che di piano industriale non vi era la minima traccia.
Nell’effettuare i tagli occupazionali, il comportamento dello Staff di Direzione di CNA si è segnalato per l’assoluta assenza di confronto, dialogo e trasparenza sia con i sindacati che, soprattutto, con i “preziosi dipendenti”. E si tratta in molti casi di persone con 20 e più anni di anzianità, che a CNA hanno dato la maggior parte della loro vita professionale, il più delle volte ancora lontani dalla pensione e con scarsissime probabilità di trovare un altro posto di lavoro, data la situazione di crisi che tutti conoscono.
Insomma, oltre 60 famiglie gettate sul lastrico senza nemmeno ipotizzare qualche percorso di uscita “morbida”, senza coinvolgere le istituzioni e i sindacati, senza mai chiarire in base a che cosa si decideva del destino delle persone.
Da parte degli attuali dirigenti CNA, la risposta più frequente – e raramente cortese – è stata: “Non sono io che decido”, scaricando ogni responsabilità sulla persona del liquidatore, come se fra i suoi compiti rientrasse anche la scelta di chi licenziare e chi no, la gestione degli esuberi e soprattutto l’elaborazione delle future strategie aziendali.
Oggi si parla di situazione “in equilibrio”. Di fatto, CNA Servizi, la società cooperativa che occupa la maggior parte del personale, va verso la liquidazione coatta amministrativa, il che equivale al fallimento, con conseguente nomina di un commissario. Con quale possibilità di poter ancora assicurare i servizi alle imprese, è facile immaginare.
Ondalibera, la società che detiene la testata Chiamami Città, è in liquidazione volontaria dal luglio 2014 e da allora il giornale non è più uscito.
Molte delle sedi territoriali CNA sono in via di chiusura, compresa la sede provinciale che è stata offerta in affitto o vendita.
L’attività di rappresentanza di CNA Associazione è ridotta ai minimi termini.
Più volte si è parlato del “soccorso” delle altre CNA romagnole, in vista di un’unificazione “nella logica dell’area vasta”. Nella CNA Romagna, insieme a Ravenna e Forlì-Cesena, sarebbe dovuta confluire una new company da costituire sulle ceneri di CNA Rimini. A oggi neppure di questa nuova società si hanno notizie.
In questo contesto brillano per la loro assenza le CNA regionale e nazionale, mentre fino ad un passato anche recenti simili condotte mai sarebbero state ammesse da un’Associazione che ha sempre proclamato di considerare le risorse umane come il bene principale.
Ai licenziati che vantano crediti – Tfr, stipendi arretrati, contributi non versati – sono state avanzate proposte di rateizzazione differenziate da persona e persona e per lo più inaccettabili. Ma a molti non è stata fatta alcuna proposta, come del resto a tanti creditori che attendono di essere pagati ormai non da mesi, ma da anni.
Possiamo solo augurarci che l’Associazione cui abbiamo dato tutto noi stessi si possa ancora salvare.
Una cosa non possiamo però accettare: che siamo noi, i dipendenti, gli unici a pagare per la catastrofe che ha travolto quella che era la più grande associazione di categoria della provincia di Rimini.
I licenziati di Cna della provincia di Rimini
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