In appena due mesi la città ha virato dai toni ottimistici di Gnassi alla mano tesa di Jamil che reclama «sostegni». Mettetevi d'accordo.
Due sindaci, due diversi giudizi sullo stato del turismo. Ma non poco diversi. Talmente contrastanti da far pensare che le loro analisi possano riferirsi a due città diverse. Invece no, entrambi parlano di Rimini.
Il primo si chiama Andrea Gnassi. Ecco cosa dichiarava a settembre: «Per certi versi si è tornati alle performance turistiche dei favolosi anni Sessanta… La riviera di Rimini e la Romagna sono state e sono protagoniste di questa estate boom. Per Rimini, ad esempio, il mix tra offerta balneare e le novità di una città d’arte e della cultura pressoché inedita sono stati un fortissimo ed evidente motivo attrattore nell’estate 2021» (qui).
«Estate trionfale, risultati superiori al 2019» (qui).
Di lì a breve si sarebbe votato per eleggere la nuova amministrazione comunale e le parole di Gnassi probabilmente risentivano di questa scadenza. Ma rilette oggi, soprattutto alla luce delle valutazioni espresse dal suo successore, viene da chiedersi se non avesse leggermente esagerato.
Parlava davanti all’assemblea di Visit Romagna l’allora sindaco di Rimini, abituato a porgerci sempre una fenomenale stagione di crescita sbocciata sotto al suo mandato amministrativo e, anzi, di vero e proprio rinascimento. Spiegava che «le analisi e i dati che ci vengono dall’Osservatorio sul turismo dell’Emilia Romagna, e che saranno illustrati compiutamente nei prossimi giorni, mettono in evidenza come l’estate del turismo sulla Riviera Romagnola sia stata trionfale. Sin da giugno, ma poi in maniera esponenziale in luglio e agosto, i dati di arrivi e presenze, e le stesse opinioni degli operatori del ricettivo e dell’extraricettivo, indicano risultati perfino superiori all’ultimo anno pre-pandemico, il 2019. Un trend che, dai primi riscontri, si sta consolidando anche per il mese di settembre, che presenta un ricchissimo calendario di eventi». Dipingeva «la Riviera e la Romagna come meta leader della vacanza italiana con un evidente risveglio, nonostante le limitazioni degli Stati dovute alla pandemia, anche di numerosi mercati esteri» (qui).
Va ricordato che a giugno gli arrivi a Rimini (italiani + stranieri) hanno fatto registrare un +148,3% sul 2020 e -38,7% sul 2019, a luglio +41,2% sul 2020 e -7,8% sul 2019, ad agosto +1% sul 2020 e -9,7% sul 2019. I pernottamenti: a giugno +190,1% sul 2020 e -44,9% sul 2019, luglio +46,1% sul 2020 e -21% sul 2019, agosto +10,2% sul 2020 e -11,1% sul 2019. E volendo fare un rapido confronto con gli altri Comuni della riviera in ambito provinciale, solo a giugno, e solo negli arrivi, Rimini ha avuto una performance migliore.
Eppure, disponendo anche di dati molto parziali, Gnassi promuoveva l’estate. Non buona, o soddisfacente, ma trionfale (qui). Per «il sindaco e presidente di Visit Romagna, il peggio ormai è alle spalle» (qui).
A proposito di mercati esteri, già a maggio Andrea Gnassi pregustava un’invasione di vacanzieri provenienti da oltre confine: «L’attenzione dei media esteri è già molto forte…».
Nel frattempo a palazzo Garampi si è insediato Jamil Sadegholvaad, che certamente ha uno stile meno appariscente e anche un pochino meno megalomane del suo predecessore e “maestro”. Ieri il Comune di Rimini ha diffuso un comunicato stampa nel quale il sindaco commenta il rapporto OCSE sulla ripresa economica e plana sul turismo locale (qui). Nessuno sulla stampa ha messo a confronto le sue parole (anche lui, fra parentesi, è presidente di Visit Romagna) con quelle di Gnassi, ma già dai titoli si intuisce qualcosa: «Sadegholvaad, turismo e commercio, il governo ci aiuti» (Carlino, 3.12.2021). «Il sindaco chiede al governo di sostenere il turismo: “Economia in ripresa, ma il 2022 sarà ancora difficile”» (Corriere Romagna, 3.12.2021). In appena due mesi siamo passati dai toni trionfali di Gnassi alla mano tesa di Jamil che elemosina «aiuti» e «sostegni».
Vediamo meglio. Il neosindaco comincia con una bella dose di cautela rispetto «all’euforia sparsa a piene mani dopo l’uscita del rapporto Ocse che dà all’Italia una crescita economica con un rialzo superiore alla media globale (+ 6,3 per cento contro 5,6 per cento)». Certo, l’ottimismo è il profumo della vita, come insegnava Tonino Guerra, ma Jamil Sadegholvaad tira il freno perché «in questo scenario sicuramente incoraggiante resta ancora un passo dietro l’intero comparto dei servizi e in particolare quello del turismo e del commercio di prossimità». Altroché estate trionfale. Il 2021 è andato notevolmente meglio rispetto all’estate clou della pandemia, è evidente a tutti, «ma sono evidenti le difficoltà sul fronte estero, praticamente dimezzato causa la necessaria paralisi dei viaggi causata dal diffondersi del Covid 19. È una situazione che, ad oggi, non possiamo pensare possa risolversi compiutamente nel 2022». E conclude: «Se la locomotiva Italia ha ripreso a marciare spedita siamo tutti contenti. Ma non si dimentichino quelle porzioni di economia che in questi due anni hanno resistito, hanno continuato a investire e ora hanno bisogno davvero di una mano per tornare a essere trainanti».
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