Il mondo cattolico è infettato di moralismo. “Cambiare noi per cambiare il mondo”. Alle volte diciamo parole, scriviamo slogan, facciamo scelte politiche che hanno implicazioni epocali e neanche ce ne accorgiamo.
Nei giorni scorsi, nella mia cassetta delle lettere ho trovato un volantino che pubblicizzava un’iniziativa missionaria della Diocesi di Rimini così intitolato:
“Cambiare noi per cambiare il mondo”.
A parte la bontà dell’iniziativa (cui ho aderito senz’altro) il titolo evidenzia, secondo me, l’equivoco culturale su cui ci siamo accartocciati non solo noi cattolici, ma la società intera.
Sarebbe stato infatti più corretto dire “Cambiare noi ‘è già’ cambiare il mondo” visto che del mondo noi facciamo inevitabilmente parte, cosicché la mia, la nostra conversione, è per ciò stesso il mondo cambiato.
Sta di fatto che scrivere “per” invece che “è” significa impostare la cosa in maniera volontaristica e moralista (come se il cambiamento del mondo fosse un dopo rispetto al prima della conversione dell’io) che testimonia quanto noi mondo cattolico (io in primis) siamo infettati di moralismo.
Più precisamente di quella variante del moralismo protestante che è il calvinismo.
Calvinismo che da cinque secoli impronta di sé la vita non solo della Chiesa, ma anche d’una cultura moderna la quale, dalla tensione scientifica e conoscitiva che la qualificava (come mostra l’opera del cattolicissimo Galileo) è regredita a forme esclusivamente normative e procedurali (l’importante sono le regole), quindi moraliste.
Di qui l’universo di norme e codici con cui il potere, nelle società post-democratiche, pretende di risolvere ogni problema.
Vedi per esempio la soluzione omologatrice e buonista con cui l’amministrazione Gnassi vorrebbe normare, piuttosto che accogliere sul serio, la presenza dei Sinti nella nostra città.
Contro questa forma mentis (alla lunga insopportabile nel suo legalismo onnivoro) insorge a un certo punto, nel ‘700, l’edonismo Roussoviano, che è solo l’altra faccia della medaglia d’un calvinismo oggi vincente soprattutto a livello istituzionale.
Ma anche di fede personale.
Strano come alle volte diciamo parole, scriviamo slogan, facciamo scelte politiche che hanno implicazioni epocali e neanche ce ne accorgiamo.
Strano, ma vero.
Buona Pasqua Cattolico Apostolico Romana a tutti.
P. S. C’avete fatto caso? L’orrendo vezzo di voler “normare” anche la morte (che secondo qualche idiota renderebbe il nostro paese più civile), dove lo si pratica istituzionalmente se non nella Svizzera razzista e ginevrina di Calvino?
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