Ecco perché Airiminum non deve reclamare contributi pubblici

Ecco perché Airiminum non deve reclamare contributi pubblici

Si apre oggi il First Adriatic Travel Forum. Mario Pari mette in fila alcune considerazioni, partendo dal piano di sviluppo di Airiminum, passando per la richiesta di contributi e per finire col convegno.

C’è sempre da imparare. In questi ultimi giorni dalle interviste rilasciate dalla Presidente e dall’Amministratore Delegato della nuova società di gestione dell’aeroporto di Rimini si è venuti a conoscenza delle future linee gestionali della società. E’ opportuno fare alcune considerazioni.

Il nuovo Masterplan
Il 13 novembre 2014 ENAC assegnava definitivamente ad Airiminum 2014 (vincitrice della gara con punti 85 su 85) la gestione dell’aeroporto. Di primaria importanza erano le proposte dei concorrenti relative a “Sviluppo dell’attività aeroportuale – Piano degli investimenti”. Non si conoscono quelle di Airiminum 2014 ma, per avere vinto la gara, si ritiene siano notevolmente migliori di quelle degli altri tre partecipanti i quali, al quinto anno di esercizio, prevedevano: movimento passeggeri da 817.000 a 1.084.000; investimenti nel primo quinquennio, con descrizione dettagliata degli interventi da effettuare: da euro 12,8 a 30,5 milioni; risultato d’esercizio: da euro 0 a 2,4 milioni.
Dopo due anni di attività, il nuovo gestore si è forse accorto di trovarsi troppo “sacrificato” nel vecchio piano e ha pensato di rivolgersi all’estero per presentarne uno nuovo all’ENAC per i prossimi 30 anni. Ha scelto Fraport AG, società di gestione dell’aeroporto di Francoforte, che ha partecipazioni in numerosi scali europei ed extra europei. In un recente studio di Unioncamere riguardante il “piano degli aeroporti”, nel capitolo “Il caso tedesco” viene fatto specifico riferimento all’aeroporto di Francoforte-Hahn. Lo scalo realizza mediamente in un anno 2,8 milioni di passeggeri, 33.000 voli, 174.664 tonnellate di merce. Inizialmente il 65% era in mano a Fraport AG che, successivamente, ha venduto le sue quote a un socio pubblico per il valore di 1 euro. Le perdite medie registrate nell’ultimo triennio sono pari a circa 8 milioni di euro/anno. Contributi ricevuti: prestito di circa 14 milioni, aiuti pianificatori fino al 2017: 120 milioni di euro. C’è da augurarsi che la Fraport AG compia un miracolo allo scalo di Rimini. Scalo per il quale sarebbe inopportuno che i nuovi gestori privati pretendessero finanziamenti pubblici per la riqualificazione dell’infrastruttura le cui risorse sono già previste nel loro piano approvato da ENAC. Il “pubblico” ha già dato e chi è subentrato nella gestione non dovrebbe dimenticare la dote che ha ricevuto a un prezzo irrisorio, che gli ha consentito nei primi due anni di gestione di fare utili anche grazie agli investimenti non effettuati.
E’ poi opportuno ricordare che, purtroppo, a prescindere da qualsiasi piano di sviluppo, l’aeroporto opera in un contesto urbano densamente abitato e, conseguentemente, con le difficoltà che ne derivano (in particolare il rumore sull’abitato).

La richiesta di contributi per l’incremento del traffico
“Sarà difficile aumentare i voli su Rimini dalla Germania e da altri paesi strategici per la Riviera se non avremo il concreto sostegno economico di operatori privati e istituzioni”. Così ha dichiarato la Presidente della società di gestione dell’aeroporto di Rimini il 6 maggio. Ma non era stato il suo A.D. a denunciare l’aeroporto di Ancona perché riceveva finanziamenti pubblici? Liberi i privati di soddisfare la richiesta della Presidente ma, ripetiamo, le istituzioni pubbliche hanno altre esigenze da soddisfare nell’interesse della collettività. Forse giova ricordare alla Presidente due fatti: a) già in passato (1992/2001) la società Aeradria per azioni promo-pubblicitarie in accordo con i T.O. ha sostento in proprio una spesa di euro 4.545.000 mantenendo l’equilibrio di bilancio; b) chi ha vinto la gara ha certamente previsto gli incentivi per l’incremento dei voli. La società terza classificata aveva considerato per i primi 5 anni di gestione 16 milioni di euro per incentivi ai low cost, charter e voli regolari. Se, come sostiene la Presidente, “per aumentare il traffico servono voli di linea e low cost, ma da soli non possiamo farcela”, è naturale chiedere cosa ha offerto Airiminum per vincere la gara. Forse è il caso di interpellare il Direttore Generale di ENAC presente all’odierno First Adriatic Travel Forum? Non sarebbe più produttivo se il nuovo gestore ponesse mano agli investimenti anziché fare considerazioni, che lasciano il tempo che trovano, sul passato fallimento, o su chi ha “tratto vantaggio a scapito della collettività”? Ha ragione l’Onorevole Pizzolante quando ricorda ciò che disse l’ex procuratore capo: nessuno si è intascato un euro. Quanto alla gestione, perché i maggiorenti di Airiminum non chiedono al loro vice presidente quali difficoltà ha avuto durante la sua presidenza (2012/2014) della società di gestione dell’aeroporto di Pescara per avere chiuso il triennio con un disavanzo complessivo di circa 6 milioni di euro, e 26,85 milioni di euro di debito nel 2014, nonostante un finanziamento triennale dalla Regione Abruzzo per complessivi 16,5 milioni di euro?
Relativamente ai contributi pubblici riteniamo sia opportuno considerare che, quando un privato ha vinto una gara indetta dalla pubblica amministrazione il cui bando non prevedeva la concessione di contributi ma chiedeva espressamente ai partecipanti di indicare l’ammontare delle risorse necessarie per la conduzione del servizio oggetto del bando, sia errato concederli posteriormente alla gara.
Il problema delle difficoltà operative degli aeroporti medio-piccoli va ricercata nel tipo di concessione (parziale, meno onerosa, anziché totale) e nella quantità del traffico. In una ricerca effettuata nel 2013 risulta che in Europa nei maggiori 663 aeroporti il cui movimento è stato di 1.602.608.281 passeggeri, 316 scali (48%) con traffico inferiore al milione hanno registrato un movimento di 32.039.005 passeggeri, pari all’1,06%.
Nel 2016 in Italia, secondo l’annuario statistico ENAC, 18 aeroporti su 42 (44%) il cui movimento è stato inferiore a 1 milione, hanno rappresentato il 2,33% su un totale di 164.358.109 passeggeri.

Il convegno odierno
Nell’incontro promosso dalla società Airiminum, che si apre nel pomeriggio di oggi, sono presenti come relatori anche rappresentanti del governo (trasporti e turismo), verranno discusse le tematiche turistiche di tre Paesi esteri: Germania, Russia, Cina. L’auspicio è quello di unire i tre territori mediante l’utilizzo (comune?) dei tre aeroporti: Rimini, Ancona, Perugia.
Se si invoca la “collaborazione del territorio”, come ha fatto recentemente l’A.D. dello scalo di Rimini, sarebbe stato oltremodo opportuno invitare come relatori anche i sindaci delle città turistiche più importanti.
Secondo i dati ISTAT, nel 2015 gli arrivi dalla Germania (83%), Russia (9%) e Cina (8%) sono stati 13.129.165. Rispetto al contesto nazionale i tre territori della Romagna (59%), Marche (15%), Umbria (26%), con 545.165 arrivi hanno rappresentato il 4%.
Nel 2016 nei tre aeroporti di Rimini (33%), Ancona (43%), Perugia (24%) dall’estero gli arrivi sono stati 358.231 (0,33% sul totale nazionale).
Nell’ipotizzare incrementi degli arrivi turistici dai tre Paesi è necessario considerare la vocazione turistica delle tre Regioni: prettamente stanziale in Romagna, parzialmente stanziale nelle Marche, itinerante in Umbria. E’ altresì opportuno valutare che l’utilizzo dell’aereo dipende dalla distanza dai Paesi di provenienza. L’incremento è poi legato alle azioni promozionali per le quali l’ENIT (Agenzia Nazionale del Turismo) con 20 delegazioni nei vari continenti, ha previsto nel bilancio di previsione 2017 una modestissima spesa di euro 43.006.180 che, se in via di ipotesi fosse rapportata ai soli arrivi dai tre Paesi, darebbe una spesa promozionale per persona di euro 3,27.
L’utilizzo dell’aereo in relazione alla distanza, infine: Germania, scarsa utilizzazione; Nord Europa e Russia, prevalente utilizzazione; Cina, utilizzazione totale, ma in quest’ultimo caso è problematico pensare a una vacanza in Riviera.
Al di là delle trovate più o meno pubblicitarie, resta il fatto che se si vuole maggiormente internazionalizzare e incentivare gli arrivi dall’estero è indispensabile il ritorno in Riviera del turismo organizzato per il quale (concorrenza insegna) necessita una riqualificazione della ricettività alberghiera. Bisognerebbe tornare agli anni ‘60 del secolo scorso quando il ministero del turismo disponeva di leggi per i fondi di rotazione e/o incentivazione alberghiera. Domanda: la sottosegretaria al turismo, relatrice oggi al Palas, e l’assessore regionale al turismo, non invitato, potrebbero riprendere l’iniziativa?

Mario Pari

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