Presidio dei rappresentanti delle centrali cooperative riunite nell’Alleanza Cooperative Pesca dell’Emilia-Romagna questa mattina al porto per dire no alle pale in mare. Il presidente Giancarlo Cevoli: "sottrazione di una vasta area di pesca".
Questa mattina i pescatori riminesi hanno protestato in Piazzale Boscovich per manifestare tutta la propria contrarietà alla proposta di installare al largo della costa riminese le gigantesche pale eoliche per la produzione di energia elettrica.
La ferma contrarietà al progetto si fonda su motivi di ordine economico e, principalmente, di impatto sull’attività di pesca e sulle limitazioni che si teme conseguiranno; ma i pescatori sollevano anche questioni di sicurezza della navigazione.
La realizzazione del parco eolico, spiega Giancarlo Cevoli a Rimini 2.0, comporterebbe la sottrazione di una vasta area di pesca, estesa fino a dodici miglia dalla costa, per la nostra marineria, che è una delle più importanti dell’Adriatico.
Questi continui ostacoli che si prospettano ai pescatori sono in palese contraddizione, secondo il loro presidente, con l’approccio che Governo e amministratori locali rivolgono al settore in altre occasioni. Per esempio, dice Cevoli, il ministro Costa ci riceve e ci riempie di encomi per le tonnellate di plastica che recuperiamo e riportiamo a terra; ci considerano le sentinelle del mare, quelli che lo sorvegliano e lo ripuliscono, poi la pesca finisce tra le attività cui in venti anni devono essere azzerati i sussidi in quanto “ambientalmente dannosi”.
Per gli amministratori locali i pescatori sono parte dell’identità del territorio, poi da un lato cominciano il percorso per istituire una zona Sic (Sito di Interesse Comunitario) per la tutela di delfini e tartarughe e, mentre stiamo ancora aspettando il nuovo mercato ittico, ecco profilarsi all’orizzonte il parco eolico. Tutti questi vincoli mettono a rischio un’attività strettamente connessa con il turismo, che continua ad essere una delle principali risorse dell’economia riminese. La pesca, spiega Cevoli, rifornisce di pesce locale i ristoranti mentre il mercato continua ad essere invaso da prodotti importati da ogni parte del mondo. E’ a questi che si vuole lasciare campo libero?
Giancarlo Cevoli solleva anche la questione sicurezza. I nostri pescherecci, dice, devono poter rientrare secondo la rotta più veloce e più breve quando le condizioni peggiorano e arriva la bora e non possono dover fare lo slalom tra zone vietate e pali.
Inoltre, continua, Ravenna ha un porto di grande importanza che è oggetto di un enorme traffico di navi. L’Adriatico è difficile e soggetto alla nebbia. “Ricordo – dice – l’anno in cui una nave finì dentro un vivaio di cozze, a soli tre miglia dalla costa”. Le pale eoliche dovrebbero arrivare invece fino a dodici miglia e rappresenterebbero un problema importante per la sicurezza della navigazione.
I pescatori lamentano anche di non essere stati consultati mentre maturava la possibilità di istituzione del parco eolico offshore. “Mi meraviglio – conclude Cevoli – che la Provincia abbia dato il consenso ad un’opera come questa”.
Fin qui Cevoli. Ma sono tutti i rappresentanti delle centrali cooperative riunite nell’Alleanza Cooperative Pesca dell’Emilia-Romagna (Confcooperative FedAgriPesca Emilia-Romagna, Legacoop Agroalimentare Nord Italia, Agci Agrital) a schierarsi in maniera nettamente contraria al progetto, e a chiedere alla Capitaneria di porto la proroga di 90 giorni dei termini di consultazione. Questa mattina hanno dato vita ad un presidio al Porto di Rimini per chiedere lo stop al progetto.
La loro contrarietà l’hanno già formalizzata alla Capitaneria di Porto. “Nel complesso – dichiarano Vadis Paesanti, Cristian Maretti e Patrizia Masetti in rappresentanza delle tre centrali cooperative – l’influenza del rilascio della concessione sull’economia ittica romagnola sarebbe assolutamente negativa, soprattutto in considerazione della generale riduzione dei periodi e delle aree di pesca conseguenti alle sempre più stringenti normative comunitarie e nazionali. Non si può sottrarre ulteriore spazio marino alla pesca”.
“La concessione trentennale di questo specchio d’acqua di 114 km² davanti ai Comuni di Rimini, Riccione, Misano Adriatico e Cattolica ad una distanza dalla costa tra 5,4 (10 km circa) e 12 miglia nautiche, significa l’occupazione del 20% dello spazio totale dell’area marina tra le 3 e le 12 miglia del Compartimento di Rimini (da Tagliata di Cervia a Cattolica)”. E “la localizzazione del progetto entro le 12 miglia imporrebbe alla pesca ulteriori limitazioni e interdizioni all’interno di un’area di mare vastissima, in una regione in cui la fascia costiera è già sottoposta a vincoli diversi come piattaforme, poligoni di tiro, aree di scarico fanghi portuali, concessioni per acquacoltura, aree di protezione per tartaruga marina e tursiope”. Inoltre, “vanno considerati i rischi per la sicurezza della navigazione, soprattutto nei periodi invernali e con condizioni meteo marine sfavorevoli, dati dall’elevato numero di ostacoli (59 installazioni e 2 piattaforme)”. L’Alleanza Cooperative Pesca dell’Emilia-Romagna giudica “errata e improponibile” la considerazione secondo la quale la centrale eolica offshore “Rimini” possa portare importanti benefici allo sviluppo della piccola pesca costiera, “in quanto questa per la stragrande maggioranza è abilitata alla navigazione entro le 6 miglia, mentre il progetto prevede l’utilizzo di un’area compresa tra 5,4 e 12 miglia”, ma contesta anche “la mancanza di studi e approfondimenti sugli effetti dei campi elettromagnetici e dell’inquinamento acustico”.
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