Fondazione Carim, il valore della partecipazione nella banca è sceso di quasi 94 milioni di euro

Fondazione Carim, il valore della partecipazione nella banca è sceso di quasi 94 milioni di euro

E' l'aspetto rilevante che si ripercuote sulla Fondazione di Palazzo Buonadrata in conseguenza del valore delle azioni Carim scese ad un euro.

Il patrimonio netto della Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini nell’ultimo anno ha subito un decremento di quasi 94 milioni di euro. Come si è “volatilizzata” una somma così importante? A causa della svalutazione del valore della partecipazione in banca Carim, di cui ad oggi la Fondazione di Palazzo Buonadrata resta l’azionista di maggioranza. E’ questo l’aspetto rilevante del bilancio 2016 esaminato ieri dai soci della Fondazione (in un clima ancora una volta segnato da critiche verso la presidenza), approvato con 16 voti a favore e 12 astensioni, e che oggi viene approvato dal consiglio generale.
“Il valore della partecipazione espresso in bilancio si attesta pertanto ad euro 27.948.323, corrispondente al valore unitario delle azioni pari ad euro 1. La svalutazione rilevata nel bilancio 2016, pari ad euro 93.998.595, è stata imputata direttamente a patrimonio netto, utilizzando integralmente la riserva obbligatoria (euro 7.875.022 derivanti da accantonamenti pregressi) e per la differenza pari ad euro 86.123.573 (fondo di dotazione)”.
Nella sua relazione al bilancio, il presidente della Fondazione riconosce che i “mutamenti intervenuti soprattutto nell’ultimo anno restituiscono un’immagine della Fondazione piuttosto diversa da quella vissuta e conosciuta quantomeno nei primi vent’anni della sua storia”. Piuttosto però suona come un eufemismo. E a proposito del futuro, la prospettiva è quella di un “nuovo dimensionamento che consenta di proseguire, pur su basi più limitate, l’attività istituzionale nell’interesse dei territori di riferimento”. Della serie: scordiamoci la Fondazione che abbiamo fin qui conosciuto, così come la banca conferitaria.
Ma la Fondazione (che è proprietaria della banca) nel suo bilancio elenca i fatti di rilievo accaduti dopo la chiusura dell’esercizio, come appresi dalle note informative di Carim (come i giornalisti in conferenza stampa, insomma): “In data 9 marzo, come da nota informativa diffusa da Banca Carim in conferenza stampa, si apprende che il 7 marzo, con la consegna del rapporto ispettivo, si è concluso il processo di verifica condotta da Banca d’Italia”. Così come da un comunicato stampa la Fondazione ha appreso (così si legge nel bilancio) l’aggiornamento del valore delle azioni ad 1 euro. Che è un po’ la ragione per la quale alcuni soci ieri in assemblea hanno fatto rilevare la “debolezza” della Fondazione nel condurre i giochi che riguardano il presente e il futuro della Carim. Una Fondazione più spettatrice che protagonista, quindi.
Ma con una nota ufficiale, la presidente Linda Gemmani fa oggi sapere che “tutto questo non significa che la Fondazione non stia adottando tutte le iniziative possibili per la tutela del proprio patrimonio e, quindi, anche dell’investimento degli altri azionisti. È anzi un terreno di costante lavoro che ci auguriamo possa portare frutto pur nelle difficoltà dell’attuale contesto”. Aggiungendo che “il rilievo strategico che la vicenda Carim ha per l’intero ambito riminese richiede la capacità e la responsabilità di comporre le diverse e legittime aspettative in campo per privilegiare una visione ed una prospettiva d’interesse comune senza la quale nessun risultato concreto potrà essere raggiunto”.
A proposito della corposa svalutazione, il collegio dei revisori evidenzia che, “senza modificare il proprio giudizio”, “l’organo di amministrazione ha esaurientemente motivato la propria scelta di riesaminare la valutazione della partecipazione in banca Carim…”. Così come la società di revisione indipendente scrive che “senza modificare il nostro giudizio, richiamiamo l’attenzione sul fatto che gli amministratori hanno accertato l’esistenza di una perdita di valore, con carattere durevole, della partecipazione nella conferitaria Banca Barim, iscritta alla voce immobilizzazioni finanziarie dello stato patrimoniale”.
Il consuntivo presenta ricavi pari a 2,2 milioni di euro (+47,5% sul 2015), oneri di funzionamento ordinari per 0,777 milioni di euro (-3% sul 2015) ed un avanzo di gestione di 0,752 milioni di euro (a fronte di 0,056 ml di euro del 2015). Investiti nell’attività di sostegno al territorio 1,3 milioni di euro, destinati per il 56,76% al settore ‘educazione e formazione’; per il 15,16% al settore ‘arte e cultura’; per il 14,35% al settore ‘assistenza agli anziani’; per il 7,38% al settore ‘volontariato e beneficenza’; per il 6,35% al settore ‘sviluppo locale’. Ma questi benedetti investimenti per il territorio ammontavano a quasi 3 milioni 700 mila euro nel 2011 e sono costantemente scesi (-23,53% fra 2015 e 2016).
Davanti a cambiamenti epocali come questi, non sono stati quasi scalfiti i compensi distribuiti fra consiglio generale, cda e collegio dei revisori, complessivamente diminuiti, seppure di poco (dal 2012 è iniziata questa leggera autoriduzione), ma guardando nello specifico, il consiglio generale nel 2016 ha comportato una spesa superiore passando da 48.381 euro del 2015 a 57.993, perché i gettoni di presenza sono aumentati (da 42.040 a 50.608 euro). Spesa in calo per il cda della Fondazione: da 175.146 dello scorso anno a 157.125 del 2016. Leggermente superiore la spesa per i revisori, da 50.316 a 50.661. In sintesi: si spendevano 279.145 euro nel 2015, se ne sono spesi 270.401 nel 2016.

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