“Fondazione Carim promuova un piano industriale della destinazione turistica”

“Fondazione Carim promuova un piano industriale della destinazione turistica”

Non è più pensabile che la Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini continui a ritagliarsi un ruolo di mera distributrice di finanziamenti. Che tra l'altro sono ormai talmente esigui da risultare poco significativi. Piuttosto deve ritornare a pensare in grande e utilizzare le risorse disponibili per intervenire sui gangli vitali della società e dell’economia, altrimenti si potrebbe mettere in discussione la sua stessa continuità di Ente al servizio del riminese. La sfida è quella di finanziare e promuovere uno studio per ammodernare le strutture del sistema turistico costiero e chiamare importanti istituti di credito a riversare contributi. La proposta di Mauro Ioli, membro del consiglio generale della Fondazione.

Il rilancio dell’iniziativa sociale della Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini, che potrebbe mantenere quel nome per tramandare almeno il ricordo della più antica Banca di questo territorio, deve passare da una rilettura dei suoi scopi e delle sue funzioni. Lo slogan di facile intuizione potrebbe essere “in Fondazione si deve cambiare libro, non semplicemente voltare pagina”! Nel senso che non è più pensabile un’organizzazione delle sue finalità come mera distributrice di finanziamenti e di elargizioni. Che tra l’altro sono ormai talmente esigui da risultare poco significativi e al limite della sopravvivenza gestionale. Serve piuttosto un ripensamento fondativo del ruolo della Fondazione, un nuovo inizio che possa risultare rilevante come lo furono in origine alcune geniali e storiche intuizioni realizzatesi su questo lembo di territorio affacciato sul mare.
La Fondazione deve ritornare a pensare in grande e utilizzare le risorse disponibili per intervenire sui gangli vitali della società e dell’economia, altrimenti si potrebbe mettere in discussione la sua stessa continuità di Ente al servizio del riminese. Per questa ragione diventa prioritaria una intelligente programmazione della gestione del patrimonio.

Un punto critico del sistema locale è costituito dalla bassa qualità di alcune strutture ricettive e dai deficit di accessibilità della destinazione (viabilità, parcheggi, collegamenti aerei, ferroviari, stradali e telematici) che, oltre a comprimere il numero degli ospiti, pregiudicando le performance, impediscono anche la fruibilità delle attrazioni (spiaggia, mare, monumenti storici, arte, cultura, divertimento ed enogastronomia).

Gli investimenti, pur cospicui, realizzati negli ultimi anni non hanno generato effetti significativi perché il prodotto vacanza è la destinazione nel suo insieme: interventi spot non sono efficaci, solo un’azione sistemica che cambi strutturalmente la percezione della destinazione in tutte le sue componenti aziendali private e pubbliche (accoglienza, albergo, ristorazione, svago, esperienze e comunicazione), potrà modificare la competitività e le performance del sistema turistico riminese.

Per raggiungere questo obiettivo è necessario progettare un piano industriale della destinazione che delinei le strategie di investimento private e pubbliche, ne valuti gli effetti in termini di fatturato, occupazione e valore aggiunto, garantendone la sostenibilità economica, riducendo i rischi e assicurandone in tal modo il finanziamento a tassi bassi. Le Autorità del governo locale dovrebbero essere coinvolte nella progettazione del piano industriale, coordinarlo con la pianificazione urbanistica e assicurare la regolarità degli interventi previsti dal progetto di riqualificazione e rilancio della destinazione turistica.

Perciò io propongo lo studio di un esteso piano che metta al servizio del più importante comparto dell’economia riminese, finanziamenti bancari in grado di riqualificare il nostro prodotto turistico che da troppo tempo arranca, quando non arretra, rispetto ai competitori storici e moderni. La Fondazione dovrebbe promuovere un grande progetto di riqualificazione della destinazione turistica. Partendo da un dato inconfutabile: la struttura edilizia di molti contenitori di questo ambito è vecchia, datata, inadeguata dal punto di vista edilizio. Nel senso che si deve sperare e pregare che eventi di carattere sismico non si verifichino in zona e soprattutto che nel periodo estivo non si sprigionino con forza. L’accadimento segnerebbe la fine della nostra economia e sarebbe la tomba del nostro modello ricettivo.

Per corrispondere con intelligenza e ragionevolezza, senza allarmismi, a questo pericolo che incombe con cicli secolari sul nostro territorio, la Fondazione, coinvolgendo pure il sistema degli Ordine professionali e l’Università, dovrebbe finanziare e promuovere uno studio per ammodernare le strutture del sistema turistico costiero e chiamare importanti istituti di credito a riversare contributi, affidamenti e agevolazioni per l’adeguamento delle strutture ricettive al potenziale rischio di un evento sismico. E perché non partire da Crédit Agricole che con poca fatica e con la regia di Banca d’Italia ha di recente acquisito il più antico istituto di credito del nostro territorio?

Con l’adeguamento sismico dei fabbricati ricettivi si attiverà un circuito virtuoso capace di migliorare significativamente anche l’offerta turistica dei nostri luoghi. Un po’ com’era già accaduto nel lontano dopoguerra, quando lo spirito pionieristico della ricostruzione post bellica, l’intraprendenza tipicamente romagnola e la coraggiosa capacità d’investimento nel futuro avevano gettato le basi di un modello turistico (comunque assai discutibile dal punto di vista della pianificazione e della solidità costruttiva) che con tenacia ha resistito per molti decenni. Ma che oggi sembra in difficoltà!

Con la predisposizione di un piano industriale della destinazione e con lo studio di una coerente programmazione di interventi di adeguamento strutturale dei fabbricati turistici, la Fondazione si ricollegherebbe idealmente alle storiche iniziative della Cassa di Risparmio che nell’immediato dopoguerra fece predisporre il primo Piano urbanistico della marina (1). L’originaria e lungimirante intelligenza “politica” di allora può oggi essere espressa dalla Fondazione, delineando un piano di investimenti sinergici (piano industriale della destinazione e di investimenti sulle strutture) in grado d’invertire la stagnazione turistica e avviare una nuova e duratura fase di sviluppo sostenibile.

L’esaurimento delle disponibilità di bilancio ha, infatti, portato a compimento la fase della distribuzione delle risorse e delle elargizioni su una nutrita platea di soggetti. Perciò diventa importante “cambiare libro”. Cioè orientare la Fondazione verso obiettivi più mirati, convergere le più ridotte risorse su un progetto che sia in grado di guardare lontano e di coinvolgere e trasformare il principale settore dell’economia locale, creando le condizioni per orientare la distribuzione di importanti finanziamenti bancari a basso tasso.
Per la Fondazione sarebbe una bella rivincita e un ritorno all’autorevolezza del passato.

Mauro Ioli

(1) Il piano predisposto dagli architetti Vaccaro e Bega regolamentava l’attività edificatoria fino al torrente Ausa. Cfr. Archivio storico comunale, Atti della Giunta, 1947 e Notiziario della Camera di Commercio, giugno – ottobre 1947.

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