Uno di quei giovani azzurri che piacciono tanto al grande capo, Filippo Giorgetti (nella foto) a Rimini 2.0 spiega cosa ha già iniziato a cambiare nel partito riminese, cosa intende fare, come Fi si sta preparando ai congressi comunali e provinciale, e inizia a mettere un po' di pepe sotto il naso del sindaco di Rimini.
“Credere in maniera convinta nei grandi progetti condivisi per il bene della città, non può giustificare il venir meno al dovere di fare opposizione e, men che meno, giustificare logiche consociative”. E’ cambiata l’aria in Forza Italia a Rimini. Chi parla è il necoordinatore provinciale, nominato a fine luglio dall’onorevole Palmizio, a sua volta coordinatore regionale del partito di Berlusconi.
Trentacinque anni ancora da compiere, una formazione prima all’opposizione e poi al governo nell’amministrazione comunale di Bellaria ma anche a fianco del senatore Mantovani. Uno di quei giovani azzurri che piacciono tanto al grande capo, Filippo Giorgetti (nella foto) a Rimini 2.0 spiega cosa ha già iniziato a cambiare nel partito riminese, cosa intende fare, come Fi si sta preparando ai congressi comunali e provinciale, e inizia a mettere un po’ di pepe sotto il naso del sindaco di Rimini. Perché, dice, dopo Bellaria, Coriano, Riccione, Cesenatico e Gatteo, è venuto il momento di dare lo sfratto alla sinistra anche a Rimini.
Allora, finalmente Fi farà i congressi?
Una settimana fa è arrivata la comunicazione del presidente Silvio Berlusconi. Entro ottobre saranno individuati i referenti del tesseramento, entro novembre si raccoglieranno tutte le adesioni e nell’arco di tempo compreso fra il 15 dicembre e la fine marzo 2015 si svolgeranno i congressi. In tutti i comuni, anche quelli al di sotto dei 5 mila abitanti, purché ci sia un discreto numero di tesserati. In questi ultimi casi si potrebbe optare per dei coordinamenti di vallata, penso alla Valmarecchia e alla Valconca, anche per favorire un lavoro di rete, una visione d’insieme.
A Rimini quando pensa di tenere il congresso?
A Rimini e nei comuni maggiori non escluderei di poterli realizzare prima di Natale.
Campo libero a nuove figure o anche ripescaggi di uomini e donne che si sono allontanati magari perché non condividevano certe scelte fatte?
Ovviamente saranno i territori a decidere, ma da parte mia penso che non ci debbano essere preclusioni di sorta. Mi auguro però che nessuno torni solo per avere una poltrona, ma perché crede nel progetto e vuole spendersi davvero. Ma soprattutto spero si riesca a costruire una nuova classe dirigente a partire dalle giovani risorse che ci sono e che magari fino ad oggi sono rimaste nell’ombra.
Lei ha messo in conto di poter continuare a fare il coordinatore provinciale anche in futuro?
Non è la mia ambizione, ma se servirà ci sarò.
Come è stato accolto dalla vecchia guardia?
Tendenzialmente bene. Con entusiasmo da tante persone che auspicavano il rinnovamento, e in qualche altro caso in maniera un po’ più scettica. Complessivamente ho trovato una squadra pronta a rimettersi in moto.
Cosa ha ereditato rispetto al lavoro fatto dal coordinatore precedente?
Fabrizio Miserocchi ha fatto un lavoro immane perché ha dovuto gestire la transizione (il fine corsa del Pdl, ndr) e lo ha fatto con intelligenza, lasciando dei buoni rapporti.
Cosa la differenzia da Miserocchi?
Abbiamo caratteristiche e storie diverse: io sono meno addentro alle dinamiche riminesi stratificate negli ultimi anni, comprese le vicende legate a Palas, Fiera, aeroporto ed altro, quindi ritengo di poter esprimere una certa novità. Sono un trentenne, vengo dalla periferia dell’impero, con molto entusiasmo e voglia di cambiamento …
A proposito di impero, da molti anni Fi promette di espugnare Palazzo Garampi ma ogni volta torna con le pive nel sacco. La prossima sarà quella buona?
E’ talmente negli obiettivi di Fi che da quando ho avuto l’incarico di coordinatore provinciale ho subito cominciato a lavorare sulla prima scadenza utile per creare una unità sostanziale fra tutto il centrodestra.
Si riferisce alle elezioni del dopo Vitali?
Si. E ho trovato interlocutori disponibili e con la voglia di mettersi in gioco per camminare nella stessa direzione. Credo si costruisca in questo modo il percorso che ci porterà alla scadenza delle elezioni del 2016 al comune di Rimini. Ogni opportunità andrà utilizzata come “allenamento” in vista del 2016. Abbiamo anche voluto schierare i big, i sindaci del centrodestra che sono classe di governo in questa provincia, fra l’altro a scapito degli iscritti a Fi, proprio perché guardiamo alla meta condivisa del 2016.
La politica da sola però non basta. Come pensa di conquistare il mondo civico, economico e sociale di Rimini?
Senza il tessuto economico e sociale di Rimini, è chiaro che non si va da nessuna parte. La politica deve essere davvero disponibile a dialogare con tutte queste, ed anche altre, realtà. Ma anche loro devono trovare il coraggio di fare delle scelte. Continuare ad inseguire il reuccio di turno del Pd può portare solo ai risultati deludenti che Rimini ottiene da alcuni decenni. Alle categorie economiche, ad esempio, mi sento di chiedere la disponibilità a condividere istanze e progetti insieme a noi, che ci si possa confrontare, senza strumentalizzazioni ma con la volontà di guardare al futuro migliore per questa città.
Come giudica l’amministrazione Gnassi?
Due piste ciclabili, tra l’altro anche pericolose, e cinque rotonde, realizzate con 20 anni di ritardo, non mi sembrano un grandissimo successo. Rimini non può nemmeno ridursi a panem et circenses.
Dov’è Gnassi sul tema della sanità, che peso ha avuto nella partita della Ausl Romagna, che già cade a pezzi? La fusione ha sacrificato l’unica Ausl che era in grado di reggersi da sola, quella di Rimini, sull’altare del disegno centralista di Bologna che ha individuato un solo centro di potere in Romagna per poterlo controllare meglio, e questo centro è ovviamente Ravenna, che garantisce il Pd regionale dal punto di vista elettorale, della fedeltà e del controllo assoluto.
Dove è Rimini sul tema dei trasporti? Perché non si sono investiti i soldi del Trc in una infrastrutturazione dei trasporti davvero utile al territorio. Gnassi è stato ed è assente su tutto quello che è importante per Rimini, impegnato com’è a curare la sua immagine e l’unica cosa che lo interessi davvero: gli eventi.
Vogliamo parlare del turismo? Qualcuno si è accorto che Rimini sta esprimendo un assessore regionale nella persona di Maurizio Melucci? Vogliamo parlare del progetto di trasferimento del mercato, del tutto assurdo perché penalizzerà non solo i diretti interessati ma tutto il centro storico, che vive di quell’indotto.
In tema di Romagna qual è la sua posizione?
Rimini da sola non basta. Sulle tematiche che ho in parte elencato, muoversi in ordine sparso è un fallimento in partenza.
Se la Romagna non saprà fare gioco di squadra sarà perdente su tutto. Non a caso Bologna mette sul piatto una questione alla volta, un po’ come gettare un boccone di pane ai piccioni, e i piccioni strappano una briciola ciascuno. Fino ad oggi la politica bolognese ha diviso la Romagna, costringendola a dilaniarsi sugli aeroporti e sulle Fiere.
Torniamo a Fi. Se fino ad oggi non ha vinto la competizione comunale non è stato anche per il consociativismo che ha preso il sopravvento?
Sulle grandi partite di interesse strategico, aeroporto e congressuale-fieristico, per dirne due, l’opposizione modello “grillino” non fa parte del nostro Dna. Certo che per il semplice fatto di credere in maniera convinta nei grandi progetti e nelle grandi potenzialità di Rimini, non si può rinunciare a fare una opposizione vera.
Lombardi si ricandida alla Regione. Ma in Fi non c’è un limite di mandati?
Di fatto no, c’era un impegno ai tempi del Pdl, secondo il quale i parlamentari non avrebbero dovuto fare più di due mandati, ma non è stato rispettato.
Le esperienze di Bellaria, Riccione e Coriano cosa insegnano al centrodestra di Rimini?
Allargherei il giro di queste città aggiungendo anche Cesenatico e Gatteo. Anzitutto sono situazioni diverse fra loro. A Bellaria il centrodestra ha vinto dopo una esperienza di cattiva, anzi pessima, amministrazione espressa dal Pd. A Riccione hanno pesato le fratture e le faide interne al Pd. Coriano significa la disfatta di una politica e di una amministrazione, che ha portato fino al commissariamento del comune.
Ma più in generale quel che accomuna la cifra del Pd in questo territorio a mio parere è questo: ha perso, schiacciato nella sua visione bolognacentrica e un po’ idolatrica verso Vasco Errani, il legame col proprio territorio ed ha finito per non essere più capace di dare risposte di crescita.
Bellaria, Riccione, Cattolica, Cesenatico e Gatteto insegnano poi che dove l’alternativa al Pd sa presentarsi insieme e con una proposta seria e praticabile, a partire dagli uomini, il consenso si ottiene. La vera alternativa passa da uomini, proposte e idee credibili. Stare insieme, questo la gente ci chiede, ma non solo nei simboli e nei colori. Io dico sempre a chi fa politica: se non vi spendete nel territorio, se non appartenete all’humus sociale, culturale, sportivo, del volontariato, economico e così via, è inutile che facciate politica perché non avrete nulla da esprimere. Appartenere e spendersi nel territorio credo sia la chiave di volta. Per questo si è voltato pagina in quei comuni. Ma c’è anche un altro elemento…
Quale?
Le esperienze nelle quali il centrodestra ha ottenuto risultati elettorali insegnano anche che non si vince se non si rompe la diffidenza del mondo civico verso la politica e i partiti. L’autosufficienza e la divisione lasciano le città in mano a logiche perdenti.
Quando parla di unità del centrodestra si riferisce ai partiti del vecchio Pdl?
Non solo ma anche a mondi nuovi: a Rimini tutto ciò che è alternativo al Pd deve dar vita ad un percorso comune. Fi, Lega, Fratelli d’Italia, Udc, Ncd, Popolari per l’Italia, più varie aggregazioni civiche, che sono già in campo col loro impegno da lungo tempo.
Udc e Ncd?
L’Udc laddove governa col centrodestra ha una propria visibilità e ottiene anche risultati, mentre col Pd svolge un ruolo insignificante e risponde solo a logiche di potere. Ncd se saprà superare certe dinamiche di difesa del proprio orticello, di competitività esasperata, per paura dell’esodo di elettori da Ncd a Fi, potrà essere un partito con un ruolo non secondario.
COMMENTI