Fuori dalla caverna. Dichiarazione di voto di un metafisico platonico per la città di Rimini

Fuori dalla caverna. Dichiarazione di voto di un metafisico platonico per la città di Rimini

Il mondo della caverna è la rappresentazione della polis in mano ai demagoghi e ai sofisti, e i prigionieri sono i cittadini manipolati dalle menzogne dei politici. Ma a Rimini esiste oggi un numero di persone, più grande di quel che si creda e sempre più crescente, che cominciano a prender conoscenza di quel che manca al loro presente e che serve al futuro. Da queste premesse Moreno Neri, saggista, traduttore e studioso della tradizione classica e umanistica, motiva il suo sostegno alla lista Rimini People, "una risposta alla deriva della politica e all’irresponsabilità dei potenti".

Dobbiamo ripartire dal mito della caverna di Platone, forse il più celebre racconto di tutta la filosofia occidentale.
Sarebbe bene non rassegnarsi al mondo visibile della nostra esperienza quotidiana, dove ogni cosa è imperfetta. Dobbiamo invece riprendere in mano il nostro futuro e non rinunciare a desiderare un mondo più vero e più giusto, più buono e più bello, un’aspirazione che si realizza compiutamente nella dimensione sociale.
Metafora dell’unione inscindibile di verità e liberazione, la caverna di Platone ci insegna che il compito della filosofia non arresa all’esistente, al mondo degli “uomini che vivono sotto terra”, è affrancare l’umanità dalle catene ideali e materiali, dagli inani ideologismi e dalla schiavitù che domina in un mondo che continua a proclamarsi libero nel suo attaccamento a beni superflui e illusori. Non c’è società meno aperta e più totalitaria di quella che alcuni chiamano il “regno della quantità” e altri “capitalismo” oppure “neoliberismo” (sono solo nomi, la sostanza di questa nostra epoca non cambia). Sciogliersi dai ceppi è liberarsi dall’alienazione e rispondere all’appello dell’essere e della verità. Occorre modificare la direzione del nostro sguardo e scegliere di non vivere nel cupo mondo delle ombrose apparenze e delle confuse chiacchiere.
Complice l’ideologia dominante, il sistema mainstream sembra l’unico possibile e non ci sembra che sia immaginabile aspirare a una realtà in cui “reciprocamente non si fanno e non si subiscono ingiustizie”, in cui il mondo non parta dal denaro ma dall’essere umano e dove la sobrietà sia considerata un valore e non un impoverimento.
Il mondo della caverna è la rappresentazione della polis in mano ai demagoghi e ai sofisti (quelli di ogni tempo), e i prigionieri sono i cittadini manipolati dalle menzogne dei politici. La chiacchiera è sia ciò che è detto sia ciò che è fatto, non è la dimensione dell’essere. Non c’è promessa o fatto politico che non sia intrinsecamente una truffa, un raggiro o una frode. L’apparenza si mostra e si presenta in sembianze di verità come per un perpetuo infantilismo. I prodotti che ci circondano costantemente non permettono più, a molti, per così dire di vedere altro. Molti altri pensano di essere usciti dalla prigione, mentre si sono chiusi nel cerchio ristretto dei feticci ideologici. In questo caso la mente pone fuori di sé idoli, sui quali si proiettano qualità di giustizia sociale, di ordine, di efficienza, ecc., ma il soggetto operante non vive in sé queste qualità e non può viverle perché si limita a proiettarle divenendone alienato: le pone appunto sempre di fronte e non in sé. Fino a quando non ci trasformeremo, non potremo avere una società migliore o un “raddrizzamento”: è un’illusione credere il contrario. Conta poco indossare paramenti o esibire medaglie e dottrine impeccabili se non si incide sui caratteri di quanto ci circonda e di cui possiamo constatare gli effetti. Qui l’azione, la pratica e l’esempio possono dare il loro valido contributo, perché il vero pensiero per essere tale richiede un’adesione operativa e, dunque, una vita dedicata ad esso e alla sua realizzazione. In breve l’autentica politica è solo quella che è un modo di vivere, una forma e uno stile di vita che si fa testimonianza concreta.
Sono cose che, al rientro nella caverna, spesso non potranno essere comprese dalla maggioranza, ma solo da un esiguo numero: coloro che sono destinati, in una misura o nell’altra, a preparare i germi del futuro. È a loro che ci rivolgiamo e non intendiamo preoccuparci dell’inevitabile incomprensione o irrisione od offesa degli altri, in un certo qual modo ordinarie. La preponderanza di questi ultimi è significativa e mostra che il tempo sta giungendo al suo culmine e che, a questo stato, non può che seguire la sua inevitabile caduta: il frutto maturo cade ai piedi del suo albero.
Mentre i nostri pseudo-politici fingono di confrontarsi o di dibattere, o, più semplicemente, cercano visibilità nei media all’arrembaggio di scranni consiliari da condividere, mentre l’economia diviene una gigantesca macchina di sfruttamento dell’ambiente e dell’uomo e regna una casta fraudolenta e, mentre tiranni solitari, ciechi e sordi, come i re di carnevale d’un tempo si fanno seguire in bisboccia da una muta vociante di inetti buffoni e plaudenti menestrelli, ilari ballerine e musicanti giocoliere, nani diligenti e solerti pagliacci, banditori e imbonitori d’ogni gamma e marca, mentre tutto questo si dipana sempre più troppe persone cercano di andare avanti nelle proprie vite. Spesso senza voce – e questo sarebbe il meno –, ma anche senza diritti, terra, pane, casa, istruzione, vestiti, salute, giustizia e pace. Senza una vita degna. E a chi non ha viene tolto anche quel poco che ha o gli è stato dato. Quanto a chi sa, cerca di fare a questi ultimi quel che vorrebbe fosse fatto secondo il Sermone della Montagna e secondo la regola aurea del “non fare agli altri quel che non vorresti fosse fatto a te, ma fa agli altri tutto il bene che vorresti fosse fatto a te”.
Ciò costituisce una ragione di più per non limitarsi a subire passivamente il disordine e l’oscurità che sembrano momentaneamente trionfare, poiché, se così fosse, non avremmo che da starcene in silenzio. Ragione di più, invece, vi è di lavorare, finché sia possibile, per preparare l’uscita da questa “età oscura”, la cui fine più o meno prossima, benché non del tutto imminente, è già preannunciata da molti indizi.
Nella mia Città, Rimini, esiste oggi un numero di persone, più grande di quel che si creda e sempre più crescente, le quali cominciano a prender conoscenza di quel che manca al loro presente e che serve al futuro. Non indugiano più in vaghe aspirazioni e in presenze troppo spesso sterili, non fanno come coloro che hanno persino sbagliato la via credendo di poterla cambiare con il loro stesso percorrerla, non abdicano ai dati reali e di conoscenza, che nulla potrebbe sostituire, e considerano l’implicazione di tutti nei problemi e nella responsabilità attraverso la nascita e la crescita di una organizzazione che, attraverso il criterio del dialogo e della partecipazione, possa offrire il necessario orientamento etico e politico.
Questi elementi, fino a ieri isolati e dispersi, hanno cominciato, per una ineluttabile meccanica storica, a giungere alla coesione necessaria per esercitare un’azione reale sulla mentalità cittadina con una spontaneità imprevedibile che soccorre chi sappia abbandonarsi al vero e che non rinuncia a immaginare modi, senza calcoli, con cui lo stesso vero e il giusto possano farsi strada. Giacché l’incontro di più anime intelligenti è un nuovo inizio, l’incontro di diversi ritmi vitali è un nuovo mattino, l’armonia dei più fortunati con i più umili è una nuova primavera. Esse non hanno scelto la parte comoda del narcisismo egoico nella quale sdraiarsi né di restare succubi all’alienazione e alla sofferenza né di lasciarsi divorare da noncuranza, indifferenza o rassegnazione, ma di camminare solidalmente verso un nuova alba della Città, verso il riflesso della luce dell’Uno. Vale a dire verso il Bene comune: una condizione fondamentale, l’unica strada per crescere, in cui qualunque Cittadino è soprattutto persona, cioè soggetto di diritto, il diritto a partecipare per la fratellanza dell’umanità, ad aprire cammini assieme ad altri uomini e donne, per sforzarsi di edificare la polis, senza titoli di privilegi, senza ricette infallibili, senza pretese di egemonia, ma solo con la conoscenza, con l’umiltà e col dignitoso ascolto dell’altro, con un’intelligenza collettiva, perché siamo tutti gocce dello stesso oceano. Oggi a Rimini c’è un esempio concreto di un luogo di unità e non di separazione, di pace e non di guerra, di concordia e non di scissione, di accettazione e non di prevaricazione, di armonia e non di discordia e dove si coltiva quanto vi è più di inerme e pericoloso per il potere: bellezza e ragione.
Ecco perché Rimini People con Mara Marani Sindaco è un nuovo progetto politico composto da diverse anime eroiche (e non una ciurma di io empirici!) che vanno nella stessa direzione, fatta d’amore, bellezza, giustizia e verità, una comunità dove ciascuno mette la propria parte e le proprie risorse in comune, una costruzione in divenire, non chiusa da nessun muro ma commensurata all’infinitezza del cosmo. Rimini People è una risposta alla deriva della politica, all’irresponsabilità dei potenti di fronte al presente e al futuro del pianeta e dell’umanità in un’epoca di cambiamenti, malamente manovrati nell’interesse di pochi, e di prevaricazioni che producono nuovi muri e nuove barbarie invece che nuovi contatti e nuove speranze. Ma è anche una sveglia al sonno acquiescente delle masse, stordite da pubblicità e ideologismi, dagli aspetti più antichi e più nuovi del fanatismo, sia quello del consumismo sia quello delle religioni.
La giustizia sociale e l’equità devono arrivare in tutti i quartieri e in tutti gli ambiti, senza discriminazioni di genere o opzioni sessuali, o tra adulti e giovani, anziani o bambini, italiani o stranieri, né tra le persone disabili. Questo significa agire nei pilastri dei diritti sociali: istruzione, salute, vita, sicurezza, lavoro, reddito e abitazioni. Per fare diventare Rimini il modello, per tutto il Paese e per le altre città del mondo, della Città mediterranea inclusiva e coesa, grazie alla sua specialità, alla sua storia, al suo spirito accogliente e aperto, alla vitalità e alla creatività ospitale della sua gente. Rimini si sta perdendo e vogliamo recuperarla. Se le persone hanno il potere di immaginare un’altra Rimini, hanno il potere di trasformarla.
Ecco perché Rimini People è la bella e buona novella di queste elezioni che, qualunque ne sia il risultato, non svanirà con esse, perché è da qui che parte il governo del cambiamento. Avanti! dunque: dall’isolamento della separatezza all’unione della festa, all’incontro dello stare insieme e partecipare nell’uguaglianza e nella libertà.
Per questo sostengo la Lista “Rimini People / Mara Marani Sindaco”. Per questo, se mi leggete e siete di Rimini, vi chiedo di votarla con la stessa fiducia che ispira il suo motto: “prima le persone”.

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