“Galli, Fulgor e dintorni: il silenzio assordante di Gnassi e del Pd sui meriti delle passate giunte”

“Galli, Fulgor e dintorni: il silenzio assordante di Gnassi e del Pd sui meriti delle passate giunte”

Nella polemica sollevata dai vecchi amministratori (Alberto Ravaioli e Maurizio Melucci), stanchi di vedere attribuiti i meriti di tutto quello che sta avvenendo nel centro storico al solito sindaco regnante, c'è un aspetto che colpisce, più delle bordate dei due ex: il silenzio di Gnassi e del partito di riferimento di tutti gli attori in commedia.

In tempi di quotidiano rialzo della temperatura della febbre da Teatro Galli, a spingere ancor di più in alto la lineetta del termometro ci ha pensato l’articolo apparso sul Resto del Carlino che, in maniera smodatamente ossequiante, elogiava la corrente Amministrazione cittadina per i progetti portati a compimento quali, ad esempio, la ristrutturazione del Fulgor e proprio quella del teatro Galli.
Si sono susseguite poi varie repliche a firma di alcuni precedenti amministratori pubblici che – giustamente – hanno fatto presente che ciò che sta avvenendo è il frutto di un lungo percorso tecnico e burocratico da essi istituito ed attuato che ha permesso di giungere al traguardo. E che chi ha concluso quelle opere perché si è trovato ad averne mandato in quel momento, non è il “deus ex machina” della situazione.
In tanti dimenticano, o fingono di dimenticare, che nel nostro Paese dal momento del concepimento di un progetto che riguarda una qualsiasi opera pubblica fino alla sua realizzazione, intercorrono tempi biblici; specie se si tratta di un’impresa complessa ed importante. E spesso da quel momento in poi la stessa rischia di essere snaturata o di divenire anacronistica una volta compiuta. Ma può anche trattarsi degli effetti del rintronamento generale, per opera della inarrestabile macchina pubblicitaria istituzionale.
La differenza tra i precedenti amministratori e quelli attuali, risiede nella comunicazione. Mentre i primi non hanno saputo adeguatamente comunicare alla città la peculiarità dell’eredità lasciata, i secondi risultano molto efficaci in tal senso e nell’appropriarsi anche dei meriti non loro.
Per un senso di giustizia e di rispetto per i predecessori, oltreché di umiltà, sarebbe stata quantomeno opportuna e minimale una replica di Palazzo Garampi, con la quale gli fosse stato dato atto del loro operato. Ma ciò non è avvenuto perché nella assolutistica era gnassiana, tutto nasce e si crea solo alla sua ombra.
Tutto nella norma quindi; ma quel che maggiormente stride in questa situazione, è il silenzio del partito maggiorente delle coalizioni che hanno espresso gli attuali amministratori e quelli precedenti, dal quale una chiarezza era dovuta. Un’occasione persa.
Ciascuno quindi, se vuole, tragga le proprie considerazioni. A meno che non creda davvero che qui a Rimini certi articolati progetti possano nascere e attuarsi nell’arco di un settennato; a meno di quegli insensati pastrocchi occorsi alla Rocca Malatestiana e al Ponte di Tiberio.

Salvatore De Vita

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