Gardini: “Il Palacongressi non ha deluso, a differenza dell’aeroporto”

Gardini: “Il Palacongressi non ha deluso, a differenza dell’aeroporto”

L'intervento del prof. Gardini fa seguito al dibattito sollevato da Rimini 2.0 per approfondire le scelte che sono state all'origine del nuovo Palacongressi. Ovviamente il confronto è aperto.

La discussione sulle difficoltà finanziarie dei Palacongressi, condizionata dalla propaganda politica, distorce la realtà e tende a generare convinzioni errate e dannose per le scelte che dovranno essere compiute al fine di ritrovare la strada dello sviluppo dell’industria dell’ospitalità riminese.
Coloro che criticano le scelte d’investimento in palacongressi sembrano non sapere che questo comparto dell’industria dell’ospitalità ha registrato le migliori performance nell’ultimo decennio con tassi di crescita sensibilmente superiori a tutti gli altri segmenti; anche questo segmento è stato colpito dall’attuale fase recessiva. Nel decennio precedente la crisi finanziaria globale (1997-2007) la domanda congressuale italiana è aumentata del 27% (vedi grafico), mentre gli altri segmenti turistici sono rimasti pressoché stazionari.

L’investimento in palacongressi è l’unico strumento in grado di posizionare la destinazione sul mercato dell’ospitalità congressuale (come il mare posiziona la destinazione sul mercato balneare) e gli effetti sono evidenti: dopo l’inaugurazione del nuovo palacongressi le presenze congressuali nella riviera di Rimini sono aumentate nonostante la crisi che a livello nazionale determina un calo verticale delle presenze (vedi grafico). Infatti, durante l’attuale crisi le presenze congressuali si riducono drasticamente nelle altre destinazioni italiane (-25%).
Il comparto congressuale riminese ha performato molto meglio che nel resto d’Italia, proprio per effetto dell’introduzione sul mercato del nuovo prestigioso palacongressi.
Le presenze congressuali riminesi sono infatti aumentate anche durante la crisi (2007-2012) passando da 2,4 milioni a 2,7 milioni di presenze annue ed hanno fornito alle aziende riminesi dell’ospitalità ossigeno vitale (gli altri segmenti registrano rilevanti flessioni).
L’investimento finanziato a debito ha certamente generato problemi, ma questi attengono alla generale sottocapitalizzazione del sistema turistico riminese e non vanno confusi né con la convenienza economica dell’investimento, né con l’eventuale trade off con gli investimenti sul segmento balneare. Anche l’investimento aeroportuale non è stato adeguatamente finanziato e la sua entità è analoga a quella del palacongressi, ma i suoi effetti sono nettamente inferiori, sia in livello assoluto (volume di presenze) sia per i suoi effetti sulla competitività della destinazione riminese (performance relative). Per quanto riguarda il livello assoluto basti ricordare che le presenze straniere sono complessivamente poco più di mezzo milione (689.000 nel 2012) contro i 2,6 milioni di presenze congressuali e non tutte sono generate dall’investimento aeroportuale; il fatturato è inoltre ancor più consistente poiché la spesa media di un congressista è superiore al doppio della spesa di un turista (russo). Anche per la competitività l’effetto aeroporto è nettamente inferiore all’effetto palacongressi, anzi l’aeroporto non ha avuto nessuna efficacia per l’incremento della competitività: la variazione delle presenze russe sulla Riviera di Rimini sono nettamente inferiori a quelle delle altre destinazioni italiane.
In conclusione la crisi ha fatto emergere molti problemi del sistema economico riminese, ma anche nel contesto recessivo l’investimento congressuale si è rivelato molto più efficace di altri investimenti.
L’assetto societario e l’equilibrio finanziario possono richiedere interventi per continuare ad assicurare al sistema riminese dell’ospitalità un contributo essenziale sia per il volume di presenze (2,6 milioni all’anno), sia per il suo trend positivo, sia infine per il suo contributo all’aumento del fatturato e dei margini operativi delle aziende alberghiere i cui bilanci sono falcidiati dai prezzi stracciati praticati ad alcuni segmenti turistici.

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