L'unità cinofila della polizia municipale di Rimini dovrebbe concretizzarsi nel 2019. Fino ad oggi il Comune non ha trovato 90mila euro per concretizzare il progetto. E adesso aspetta di attingere ad un bando regionale. Ma spendendo molto di più l'amministrazione ha trovato risorse per la casa dei matrimoni e per i vari eventi, "Al Mèni" costa parecchio di più dei cani poliziotto. Maggioranza e minoranza però per una volta si sono trovate d'accordo su questo nuovo servizio che migliorerà la sicurezza.
“Non ricordo a memoria due unanimità consecutive”. Parola della presidente del consiglio comunale di Rimini, Sara Donati, al termine delle votazioni che hanno suggellato il totale accordo fra minoranza e maggioranza a palazzo Garampi sulla istituzione del nucleo cinofilo di cui sarà dotata la polizia municipale di Rimini. L’unanimità è quella che si è verificata sulla mozione di Mario Erbetta (Patto Civico) e sull’ordine del giorno di Gioenzo Renzi (Fratelli d’Italia), che sostanzialmente chiedevano la stessa cosa: i Fido “in divisa”, appunto.
Dopo Bellaria (che ha messo in servizio il cane lupo Fendy nel lontano 2010) e Riccione, anche l’amministrazione comunale, seppure a scoppio molto ritardato rispetto alla delibera di giunta comunale che ne sanciva l’istituzione nel 2014, avrà i “cani poliziotto”. Quando? Pare nel 2019.
Ma c’è da segnalare la motivazione che ha impedito fino ad oggi il concretizzarsi del progetto. Il Comune non ha trovato 90 mila euro nel proprio ricco bilancio (“le risorse ci sono ma spendete in termini clientelari”, ha rintuzzato Marzio Pecci, Lega Nord, durante il dibattito), dopo aver dirottato la somma per altre necessità. “I soldi li ha trovati per realizzare la casa dei matrimoni, costata 200mila euro, li ha trovati anche per le casette dei Ci.vi.vo a botte di 100 mila euro l’una, opere che in ordine di priorità sarebbero dovute venire dopo le unità cinofile, e li ha trovati per tante altre cose, ma per aumentare la sicurezza no”, ha detto Luigi Camporesi. Li trova anche per il circo enogastronomico “Al Mèni”, che quest’anno costerà almeno 153mila euro. Eppure è la maglia nera nella classifica sulla sicurezza, che Rimini conquista ogni anno, e come ha ricordato pochi giorni fa anche il rapporto dell’Istat sul benessere equo e sostenibile dei territori, una priorità oggettiva sulla quale occorrerebbe investire ben più risorse e, in generale, attenzione amministrativa.
La maggioranza ieri ha anche emendato un clamoroso scivolone compiuto nel 2013. Risale infatti all’ottobre di quell’anno la mozione del consigliere Gioenzo Renzi che, per primo, aveva richiesto l’istituzione del reparto cinofilo della polizia municipale. Quella mozione venne discussa e votata nell’aula il 24 luglio 2014, dopo che la giunta aveva approvato la delibera di istituzione dei cani poliziotto, e Renzi aveva chiesto esattamente la stessa cosa. Ma la sua mozione venne respinta dalla maggioranza. Incomprensibile ma vero.
La delibera del 2014 prevedeva una spesa complessiva di 90mila euro per l’acquisto di 6 cani, il loro addestramento ed anche vitto e alloggio per i fedeli e utili amici dell’uomo.
L’assessore Jamil Sadegholvaad ha detto che “non c’è pregiudizio ideologico verso il nucleo cinofilo, che anzi può essere un valido supporto nel presidio del territorio”. E quale pregiudizio ideologico potrebbe mai esserci? Il Comune attingerà ad un bando regionale “per finanziare, almeno in parte, il nucleo cinofilo”. Quindi per le casse comunali l’uscita dovrebbe essere ancora inferiore a 90mila euro. Si è preso “l’impegno davanti al consiglio comunale di portare in porto il progetto”. Con quali tempi? “Speriamo che quanto prima esca un bando che ci consenta di poter attingere risorse per questa che è una delle priorità che il comandante della polizia municipale sa di dover portare avanti”. C’è da sperare nel bando regionale, dunque, per poter vedere all’opera i cani poliziotto a Rimini. Altrimenti bisognerà fare una colletta.
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