E' una civica dentro. E' convinta di stare attuando nella sua azione amministrativa "quello che i 5 Stelle hanno codificato nel loro statuto". Grazie al Pd ha ereditato un comune pieno di debiti e mutui, ma si sta dando da fare. Ha tolto Coriano dall'isolamento e ha deciso di puntare sul rapporto coi cittadini e sull'identità, tanto che sta per lanciare il nuovo brand facendo leva sulla "terra". Tira le orecchie all'ex presidente della Provincia e mette in riga il nuovo. Parla di San Patrignano e del compito delle forze alternativa al "monopolio gestionale" della cosa pubblica. Intervista a "Mimma" Spinelli.
Cosa farà da grande il sindaco di Coriano Domenica Spinelli, visto che è al suo ultimo mandato? “Politicamente intende? Si vedrà”, risponde lei con un sorriso, “non ci penso proprio, adesso mi sto interamente dedicando a questa bella e impegnativa esperienza amministrativa”. Il suo ufficio al secondo piano dà sulla piccola piazza e il giorno che andiamo ad intervistarla (lunedì) è baciato dal sole, che picchia sulla faccia del cronista. “Le dà fastidio?” chiede lei. “Quando abbiamo ristrutturato, al mio arrivo, mancavano i soldi per le tende e io ho scelto di non comprarle, a me il sole piace…” Eccola qui “Mimma” Spinelli. Si definisce “corianese d’adozione”, ha preso in mano un Comune pieno di debiti e l’ha rimesso in pista, anzi l’ha portato all’attenzione del territorio provinciale, regionale e nazionale. La sua candidatura alla guida dell’ente di corso d’Augusto ha avuto un esito sorprendente, visto che ha raschiato la vittoria. Parleremo anche di questo nella intervista.
“Mimma” Spinelli a Coriano ha aperto una sorta di laboratorio politico, che si è già fatto contagioso fuori dai confini comunali. Ha risollevato le quotazioni di Coriano. Porta i problemi del suo piccolo comune sui tavoli dei ministri. Domina la scena, grazie anche ad alcuni punti fermi. Sa bene che la nuova frontiera per un pubblico amministratore è quella del modo di praticare la partecipazione, abbattendo i muri che separano i palazzi istituzionali dai cittadini. E questo è il suo cavallo di battaglia. Ma allo stesso tempo è alle prese con ambiziosi progetti e scarse finanze. Se si dovesse indicare il secondo caposaldo della sua visione politica, oltre a quello della vicinanza alla gente, forse andrebbe individuato nella identità. E a questo riguardo sta per tirare fuori dal cilindro un colpo a sorpresa: il brand Coriano, che in questi giorni viene presentato agli attori del territorio. E’ un marchio che gioca sull’autorevolezza, sulla cultura e sulla economia del luogo, e ancora (vedi sopra) sulla identità: “Terre di Coriano”. Il 15 dicembre lo presenterà ufficialmente alla città.
Sindaco, di quello che sta facendo a Coriano cosa le piace di più?
L’impegno principale che esposi nel 2012 quando feci la prima assemblea pubblica, subito dopo la mia elezione, e che non è cambiato: unire le persone. Non essendo nata qui, la prima cosa che mi ha colpito durante la campagna elettorale iniziale, era stata la divisione fra la gente, favorita anche dal fatto che il territorio geograficamente è formato da cinque frazioni e due piccole località ed è molto esteso. Se si fa un incontro coi cittadini di Sant’Andrea in Besanigo il problema è l’inceneritore, se si fa a Mulazzano diventa quello delle frane…, era difficile far passare il messaggio che l’inceneritore è un tema di tutto il territorio così come quello delle frane. La mia priorità è quella di coinvolgere tutti nel processo decisionale.
E ci sta riuscendo?
Sono molto soddisfatta perché in termini di partecipazione, che considero il primo obiettivo per chi amministra un comune, i risultati ci sono. Grazie alle assemblee pubbliche e a iniziative come il “caffé col sindaco” …
Vuole spiegare brevemente in cosa consiste?
In alcuni sabati, nelle diverse frazioni (sabato saremo a Ospedaletto), chiedo ospitalità al gestore del bar e sono a disposizione della gente insieme ad assessori e consiglieri di maggioranza su qualsiasi tema. Vicino a un caffé si è tutti più sereni e tranquilli e si parla di ogni esigenza. Partecipazione è anche questo. Devo dire che quello che ricevo come sindaco è molto. Poi i consigli comunali itineranti, che credo non faccia nessuno in Italia…
E’ una amministrazione ad alto tasso civico la sua?
Sì, molto a contatto con la gente. Anche il consiglio comunale, il luogo più istituzionale che ci sia, deve essere a servizio della gente. Io sono una “divergent” come formazione personale.
Dal film Divergent?
Sì, invito tutti a vedere questo film, come ho fatto io con mia figlia, e da quel momento mi sono definita “divergent”: a me piace il dialogo con tutti e così interpreto il mio modo di fare politica, e non lo cambierò.
Nei partiti questo modo di amministrare cosa incontra?
Beh, partiamo dal presupposto che i partiti per come erano concepiti nel passato sono fondamentali, però non devono sovrapporsi all’operato amministrativo del sindaco.
Lei proviene dai partiti tradizionali.
Io ho militato in un partito per due anni e mezzo, il Pdl, diciamo che sono entrata in scena politicamente nel 2009 aderendo alla fusione a freddo fra Forza Italia e Alleanza Nazionale. Ho fatto la mia campagna elettorale a Coriano, dove non mi conosceva nessuno, sempre con questa idea della politica: essere a servizio della gente. Ho militato nel Pdl fino a quando abbiamo mandato a casa la giunta di quel momento. Ricorderò sempre quel signore che incontrai un lunedì al mercato e le parole che mi disse: “Le faccio i complimenti, ma lei non arriverà da nessuna parte, perché a Coriano è impossibile vincere”. Invece… vinsi, ma si registrò il 40% di astensionismo, ecco perché la partecipazione l’ho subita messa al primo posto.
E già nella fase iniziale lei si è caratterizzata in senso civico.
L’impegno che mi ero presa coi cittadini era quello di occuparmi soprattutto di alcuni temi sociali e della scuola, e feci una proposta all’assessore dell’epoca: arriva un commissario che viene da fuori, non sa nulla di Coriano, secondo me dovremmo insieme andare ad incontrarla e sottoporle tutte le problematiche relative alla scuola e al sociale. Lei non lo fece, io sì. Poi nacque un comitato dei genitori, che mi elesse presidente e nel giro di pochi giorni si allargò a 400 componenti. Diventai interlocutrice del commissario che accolse le priorità dei genitori: non chiudere i plessi scolastici, la mensa…, ottenemmo anche un contributo aggiuntivo di 40mila euro a sostegno della esperienza dei ragazzi disabili.
Lei si è trovata ad amministrare con una situazione finanziaria da paura, ereditando 18 milioni di mutui e 4 milioni di debiti, come sta andando?
Il piano di rientro rispetto ai 4 milioni di debiti l’aveva già siglato il commissario, procedendo ad una serie di alienazioni, così come stipulò l’ultimo mutuo. Fino al 2034 si dovranno onorare mutui ereditati dalla amministrazione precedente, noi ne abbiamo chiusi alcuni con gli avanzi di bilancio e non ne abbiamo accesi più, ma non abbiamo svenduto il patrimonio comunale: l’unica area che è stata venduta, dal commissario, è quella dell’ex campo sportivo, e il bar sotto il comune.
Questa situazione vi pregiudica la progettazione?
Pregiudica tanto la progettazione. Mentre i comuni “normali” possono accendere dei mutui e a volte possono fare anche delle cattedrali nel deserto, noi no, siamo penalizzati. Però abbiamo avviato non solo un percorso virtuoso di risanamento del bilancio, ma tutto quello che dobbiamo fare lo stiamo facendo.
Tipo?
Grazie all’incontro con Paolo Simoncelli è nato il museo dedicato a Marco. Poi abbiamo aderito alla motor valley e oggi per il museo Coriano è conosciuta a livello mondiale, anche a Dubai, genera un indotto che porta sul territorio risorse economiche, la Fondazione Simoncelli attraverso il museo continua a fare del bene a Coriano… a brevissimo sarà inaugurata la Casa Santa Marta. Poi le dico in anteprima che il 16 dicembre faremo il “Ducati Day” a Coriano. Tutto questo porta un indotto pazzesco.
Cos’altro si sta muovendo in termini di progettazione?
Siamo partiti coi project per i campi sportivi, che è l’unica possibilità che abbiamo di trasformare quella sede, decisamente importante per Coriano. Aprendo al privato si avrà quel “quid” in più che l’ente pubblico non può mettere. Stiamo anche affrontando il problema legato al basso numero dei dipendenti. Consideri, per avere una unità di misura, che il comune di Riccione ha 35 mila abitanti e 490 dipendenti (considerando tutto), Coriano 10.500 abitanti e un territorio molto esteso (47 chilometri quadrati) con meno di 50 dipendenti, mentre ne dovrebbe avere 70-80. In passato non sono stati rimpiazzati i dipendenti e abbiamo perso dei limiti assunzionali… adesso abbiamo un piano per le assunzioni che ci consentirà di averne altre 2 o 3. Causa commissariamento non possiamo dare gli incentivi. Abbiamo anche il salario accessorio bloccato, sul quale c’è una causa aperta, la vicenda più dolorosa che sto affrontando.
Con San Patrignano come sono i rapporti?
E’ la mia seconda casa. Conoscevo Sanpa da quando ero consigliere di minoranza, ma nel momento in cui sono diventata sindaco i rapporti sono cambiati, naturalmente in meglio. Questa realtà è il fiore all’occhiello del territorio, ma per tanto tempo è stato tenuto nascosto, i rapporti con gli amministratori precedenti erano solo in termini di consenso elettorale nel momento in cui serviva. San Patrignano è una opportunità enorme per il nostro comune, e tutte le volte che mi chiamano io ci sono, abbiamo costruito tante cose insieme. Il fatto che Gian Marco Moratti sia seppellito nel cimitero di Coriano è per me un segno pieno di significato.
Veniamo alle elezioni provinciali: a bocce ferme come le valuta?
Comincerei col dire che mi sono coinvolta in un ragionamento che è partito dai sindaci che definisco alternativi…
In che senso?
Alternativi ad un monopolio gestionale. C’era e c’è bisogno di “ribaltare” la Provincia, nel senso di una nuova modalità amministrativa. Quattro anni fa quando si candidò Andrea Gnassi, pubblicamente dissi che non c’era sindaco migliore, nel senso che lui era a due passi dalla Provincia e il comune capoluogo poteva gestire meglio di un comune piccolo, anche se avevo messo in conto che sarebbe mancata l’attenzione alle difficoltà che hanno i piccoli comuni. Durante i quattro anni Gnassi ha fatto quello che aveva detto, cioè il “presiniente”, anche se il suo capo di gabinetto gestiva insieme a lui tutte le riunioni. Le poche volte che siamo stati convocati ci siamo sempre trovati davanti a Gnassi col suo capo di gabinetto a fianco. Non sono mancate discussioni accese, come sul caso delle nomine in Acer. Poi due anni fa, quando i comuni a guida centrodestra presentarono una lista di consiglieri, mi interpellarono, ma io decisi di non esserci perché non volevo etichette e immaginavo che quella lista non avrebbe prodotto granché. Alle ultime elezioni la situazione era cambiata e mi sono candidata. E’ chiaro che i numeri di partenza non c’erano; come ha detto Stefano Giannini due terzi dei consiglieri appartengono al centrosinistra, ma quando ha raccontato che il Pd ha vinto…, in realtà non è vero: i numeri risicati non parlano di una vittoria del centrosinistra.
Cosa insegna il risultato elettorale alle forze alternative?
Che se c’è un progetto si può essere uniti e si possono ottenere dei risultati. Se si pensa solo alle poltrone non si va da nessuna parte. Personalmente considero un risultato positivo anche il fatto che molti 5 Stelle abbiano votato senza che io abbia tirato per la giacchetta nessuno.
Sbaglio o la sua logica amministrativa è molto vicina a quella dei 5 Stelle?
Sì, penso di avere realizzato, e lo dico con orgoglio, quello che i 5 Stelle hanno codificato nel loro statuto. Credo da sempre che la politica nasca anzitutto da un ragionamento filosofico. La politica non è una carriera, è mettersi al servizio della propria città, significa impegnarsi tanto. Io la vedo così. I cittadini mi chiamano al telefono, mi contattano via social, sono presente in tante chat, una per ogni frazione, e rispondo personalmente a quello che mi viene chiesto.
Ma lei in che termini intendeva attuare quel cambio di passo di cui ha parlato nella imminenza delle elezioni provinciali?
In termini di partecipazione prima di tutto. Spero che la Provincia non venga utilizzata per fare altro rispetto alle priorità che invece sono sul tappeto e comunque i 5 consigliere di minoranza saranno lì a porre i puntini sulle “i”. Ad esempio hanno già proposto il tema della assemblea plenaria e mi auguro che Riziero Santi la faccia sua, perché molte tematiche non sono state più discusse a livello provinciale ma solo nelle stanze di pochi. Da questo punto di vista la Provincia ha funzionato molto meglio con Stefano Vitali.
La proposta di riunire una volta al mese tutti i sindaci, i consiglieri di maggioranza e minoranza dei comuni della provincia, e i parlamentari eletti nell’ambito della stessa, la considero importantissima, penso che sarebbe molto apprezzata anche dai consiglieri del Pd, che spesso non sono coinvolti nei processi decisionali.
Lei immagina una Provincia gestita, per così dire, in modo “apartitico”.
Credo che il confine tra parte politica e istituzionale ci debba essere e anche ben marcato. La Provincia va gestita soprattutto sotto un profilo istituzionale e occupandosi dei problemi della gente. Sono curiosa di vedere, per fare un esempio, se sul tema della senologia di Santarcangelo la Provincia se ne occuperà oppure se Santi continuerà così come ha cominciato a fare…
Che cosa?
Dopo che è stato eletto ha fatto una assemblea pubblica a San Giovanni in Marignano, insieme al sindaco di quella città, che tra l’altro va al voto il prossimo anno: io ritengo che questo non sia un modo giusto di rappresentare le istituzioni.
E invece qual è?
Mettere tutti nelle condizioni di essere in prima linea, non favorire qualcuno piuttosto di altri. Altrimenti si deve parlare di abuso del ruolo istituzionale. Gli spazi nei quali i partiti possono fare i loro ragionamenti sono altri.
Che opinione ha del governo giallo-verde?
Al di la dei colori, del contratto e delle posizioni contrastanti fra le due forze politiche che lo compongono, penso semplicemente che sia un governo eletto dai cittadini e se Lega e 5 Stelle hanno trovato la quadra attorno ad un programma bisognerebbe farli lavorare di più, mentre sono costretti a difendersi in continuazione da attacchi anche molto strumentali. Per il resto, come ho fatto per tutti gli altri governi, giudicherò da amministratore i risultati che porteranno, compresi quelli per il comune di Coriano.
Ritorniamo a bomba su Coriano per un’ultima domanda: non starà mica trascurando l’enogastronomia, cioè il core business di questo territorio?
Il lavoro di unità e coesione di cui parlavo non ha certo tenuto fuori l’enogastronomia, anzi. Abbiamo tre prodotti d’eccellenza: l’olio, il vino e i funghi. Le cantine non dialogavano fra di loro e siamo riusciti, cambiando la data della fiera del Sangiovese, a portarle tutte in piazza, insieme ai ristoratori… unire le cantine è stato un risultato al quale tengo molto. Quest’anno alla fiera dell’oliva, grazie anche all’aiuto del presidente della Proloco, siamo riusciti per la prima volta nella storia a portare tutti i frantoiani sotto la Casa dell’olio.
Le nostre strutture ricettive (B&B e agriturismi) nel 2012 avevano 84 posti letto e oggi sono diventati 120 i posti: quel tipo di turismo che cerca l’esperienza, il contatto col territorio, qui la trova davvero. E se parliamo di territorio, Coriano è molto più bello di Rimini.
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