Il Piano di via Coletti: cemento a profusione

Il Piano di via Coletti: cemento a profusione

Il progetto interessa un’area di ben 31.500 metri quadri: la capacità edificatoria del comparto era originariamente di 5.000 mq, saliti a 7.000. In compenso sono spariti il sottopasso ferroviario, la bretella viaria e l'insediamento di edifici scolastici. Al Comitato dei residenti non è stata riconosciuta ricevibile alcuna legittima osservazione. Il punto di vista del consigliere Enzo Ceccarelli (Lega).

Di recente sui quotidiani locali sono stati pubblicati articoli relativi al Piano di iniziativa privata denominato “Via Coletti”, peraltro approvato in via definitiva durante il consiglio comunale del 19 dicembre scorso. Si è sintetizzata assai la storia del comparto dando conto delle rimostranze dei residenti costituitisi in Comitato al quale, evidentemente, non è stata riconosciuta ricevibile alcuna legittima osservazione.
A Rimini, dopo la “democratica” abolizione dei Consigli di Quartiere funziona così. Ma sembra che questo modo di amministrare la città sia congeniale ai cittadini, perché essi esprimono pedissequamente la preferenza per la compagine politica che si perpetua da oltre ottant’anni. Lo fanno scientemente e coscientemente ben conoscendo i candidati, le loro capacità e, pertanto, poi risulta difficile lamentarsi del loro operato. Intendiamo ciò in modo scevro dai partiti politici, ma solo in via di mero interesse per la comunità.
Ma torniamo al caso cercando di approfondirlo meglio con quello che è stato l’intervento in proposito del consigliere comunale Enzo Ceccarelli, durante la discussione preliminare alla succitata approvazione di quel piano urbanistico. Quella sede è stata l’occasione per andare oltre alla notizia delle proteste dei cittadini, entrando nel merito della questione in maniera più efficace.
Nel suo esordio della seduta nella quale è stato trattato l’argomento, Ceccarelli ha affermato quanto segue: «Con l’approvazione del P.R.G.V. da parte della provincia nel 1999 si è dato a Rimini il via libera alla grande possibilità di costruire, con un numero importante di Piani particolareggiati. Non farò l’elenco, ma credo sia noto a tutti, ed evidente, il cambio di destinazione d’uso di molte zone del comune che hanno contribuito a confermare: Rimini – Riminizzazione – Cemento. In parte, l’amministrazione che ha preceduto questa, ha affermato di voler fermare questo percorso, alcune volte anche con successo. Per questo, può nascere un dubbio: quale criterio è stato usato per decidere quali piani bloccare e quali no? Proprio come nel caso che discutiamo questa sera (19 dicembre corrente ndr), o, come i piani particolareggiati che, con improvvisa accelerata, nelle ultime settimane abbiamo discusso e successivamente approvato. Questo, chiaramente, con strumenti urbanistici non adeguati alle nuove regole, nonché scadenze regionali, che avrebbero contribuito a preservare molte aree non edificate, e al riuso e riqualificazione di aree degradate. Siamo ancora lontani dall’approvazione del P.U.G., e stiamo procedendo con il risultato di varianti al R.U.E. che, come molte volte ho sostenuto, permettono di approvare progetti per la trasformazione di piccole abitazioni bifamiliari in palazzine con più di venti appartamenti con la sola prescrizione di un posto auto per unità immobiliare».
Il progetto che interessa un’area di ben 31.500 metri quadri, nasce da una pianificazione della Provincia – che peraltro esiste ormai in modo virtuale quando occorre – ben 24 anni or sono, ossia nell’anno 1999.
Il piano originale però era stato concepito in modo più limitato di quello odierno, e ne vedremo il perché. Sempre a memoria dei documenti portati a supporto da Ceccarelli, risulta che nell’originaria stesura del P.R.G.V. del 1999, approvato con deliberazioni della Giunta provinciale n. 351 del 03.08.1999 e n. 379 del 12.08.1999, la capacità edificatoria del comparto in questione fosse di metri quadri 5.000, e non di 12.500, come agevolmente si evince dalle relative N.T.A originali. Si perdoni il richiamo agli atti amministrativi, ma ciò serve per comprendere la storia.
Inizialmente l’operazione urbanistica, prevedeva un sottopasso ferroviario, sotto la linea Rimini-Ravenna, e una relativa bretella viaria da realizzarsi a carico dell’amministrazione comunale che avrebbe permesso il deflusso del traffico dalla zona delle Celle a S. Giuliano Mare senza gravare oltremodo in via Coletti e viceversa.
In seguito l’incremento della capacità edificatoria del comparto avvenne nel 2003, allorquando la scheda è stata direttamente interessata dalla variante urbanistica relativa alla “nuova viabilità in zona Viserba Monte – Nuova Fiera – Celle – Collegamento Nuova Darsena tratto 1-2, tratto 3-4, tratto 5-6, tratto 7”, (approvata con delibera di Giunta provinciale n. 205 del 30.09.2003), con la quale fu posto a carico del soggetto attuatore del piano la realizzazione del sottopasso e, per l ‘appunto, incrementata la superficie utile realizzabile a suo favore, da 5.000 a 12.500 metri quadri a compensazione dei maggiori oneri che avrebbero dovuto essere assunti da quest’ultimo.
Successivamente la nuova compagine amministrativa succedutasi alla precedente con nuove elezioni, ma di pari orientamento politico, ritenne di rinunciare al sottopasso e al collegamento viario ad esso organico. E questo preferendo la realizzazione dei parcheggi utili, in parte già previsti, dato che se ne cancellavano in grande quantità per via della pedonalizzazione della litoranea marina. Ma per questo, l’edificabilità prevista inizialmente in 12.500 metri quadri veniva ridotta a 7.000, con un incremento quindi del 40% rispetto l’originale superficie fissata in 5.000 metri quadri, «dato taciuto dall’assessore e dei tecnici nella relazione di presentazione del piano, con grave omissione», afferma testualmente il consigliere Ceccarelli. Il quale, sintetizzando, si domanda perché non fu realizzato il sottopasso e la viabilità accessoria che avrebbe permesso di raggiungere direttamente la Darsena, ma anche di fluidificare il traffico veicolare che interessa direttrici già sottoposte a forte stress. Ma anche la decisione di non sottoporre l’area in questione ad una valutazione ambientale, dato che la stessa è vicina ad un fiume e al mare ed oltretutto in una zona fortemente urbanizzata.
Vi è anche da aggiungere un aspetto socialmente importante. Nella zona in questione, il progetto originale prevedeva anche l’edificazione con il trasferimento degli istituti scolastici quali le scuole medie materne di via Coletti, ormai datate e bisognevoli di essere adeguati alle nuove esigenze. E anche per eliminare le congestioni di traffico che si verificano quotidianamente nei pressi di quegli Istituti. Nulla di tutto ciò, perché nella nuova situazione non è previsto alcunché in proposito.
Ma arriviamo ai parcheggi oggi, assai tardivamente, cavallo di battaglia, sfiatato ronzino direi, di un’amministrazione che ha consciamente cancellato il lemma dal dizionario cittadino. Ceccarelli, come al solito documenti alla mano, afferma che saranno comunque insufficienti quelli previsti per reali necessità delle nuove unità immobiliari costruite. Inoltre il piano prevede la cessione di aree destinate alla sosta delle autovetture, da realizzare a carico del Comune, che andranno a servizio delle attività economiche – come scritto nella relazione – e non tutti pubblici quindi.
Tornando alle osservazioni dei cittadini, come essi affermano, tutte imperniate sulla preoccupazione di un ulteriore sovraccarico del traffico in Via Coletti ed alla sua congestione già al limite della sua capacità, alla perdita di spazi verdi, alla cementificazione con centinaia di appartamenti, e l’aspetto sociale che non può essere trascurato. L’urbanizzazione smodata che compromette la qualità della vita degli abitanti. Istanze tutte regolarmente respinte ai mittenti.
La “riminizzazione” continua quindi come tradizione storica – l’unica viva della città – e questa è la vera politica dei nostri amministratori al di là dei buoni propositi professati.

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