Per realizzare il sistema fognario separato nell'area di Rimini Nord vengono sacrificati altri alberi. Più di quelli ormai segnati nei parchi Cervi, Fabbri e Bondi. Sorgono su un terreno di proprietà della Diocesi, che anche stavolta ha ricevuto un ottimo trattamento. Il tema approda questa sera in consiglio comunale.
Via Nazzareno Lotti, a Viserbella, la si imbocca da via Grazia Verenin. In fondo alla strada, sulla destra, c’è l’impianto sportivo, sulla sinistra si trova l’area di proprietà della Diocesi, che viene acquistata da Hera (che ovviamente recupererà la spesa dalla tariffa del servizio idrico integrato, quindi dalle tasche dei cittadini) per realizzare il completamento del sistema fognario separato nell’area di Rimini Nord, secondo stralcio, bacini Brancona e Viserbella.
Lo scopo dell’intervento è quello di “convertire in scarichi di acque bianche gli attuali punti di scarico di emergenza delle reti di fognatura urbana, posizionati nei punti terminali delle fosse tombinate”. Sorgerà in quel punto l’impianto di sollevamento “Brancona-Viserbella”, appunto, su un’area che appartiene alla Diocesi di Rimini. Alla quale non è andata davvero male nemmeno stavolta.
Quando l’argomento è approdato in Commissione (mentre oggi è all’ordine del giorno del consiglio comunale), dalla minoranza sono state sollevate non poche obiezioni a questa operazione. Anzitutto i costi. Hera pagherà alla Diocesi 81.021 euro. Non poco: 20 euro al mq, più indennizzi vari, più 7.500 euro solo per insediarsi un’area attigua che verrà occupata solo temporaneamente, più altri soldi ancora per l’abbattimento di una quarantina di alberi. “Troppo caro”, ha detto Rufo Spina, Forza Italia. Addirittura alla Diocesi viene riservato un trattamento diverso rispetto agli espropriati che hanno avuto la sventura di trovarsi con le loro abitazioni sul tracciato del Trc, cioè viene pagata anche l’occupazione temporanea. Perché proprio su quel fazzoletto di terra “curiale” (2.310 mq) viene collocata l’opera legata al sistema fognario, da domandato Erbetta? “Motivi solo tecnici”, gli è stato risposto.
E gli alberi? Il perimetro dei lavori in questione è un piccolo polmone verde a monte della ferrovia, uno dei pochi rimasti. Le sigle ambientaliste che si sono battute per salvare gli alberi destinati a morte sicura nei parchi Cervi, Bondi e Fabbri, non hanno niente da dire in questo caso? Grazie alla battaglia di Gioenzo Renzi (Fratelli d’Italia) e alla mobilitazione di Rimini Verde, che in poco tempo ha raccolto 5.300 firme, da un centinaio di piante ormai segnate, si è scesi ad una trentina. In via Nazzareno Lotti ne verranno “stese” di più, circa 40. Qualcuno alzerà la voce in loro difesa?
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