Il presidente di Confcommercio contro le feste in campagna. E gli eventi in città? Indino… fuochino

Il presidente di Confcommercio contro le feste in campagna. E gli eventi in città? Indino… fuochino

Ristoranti, bar, pub e discoteche devono misurarsi con competitor che non rispettano le stesse regole. L'accusa di Gianni Indino è lanciata all'indirizzo di chi organizza le feste in campagna. Ma i veri competitor dei locali citati dal presidente di Confcommercio non sono gli eventi del circo enogastronomico (e non solo) organizzati dalla mano pubblica e a getto continuo?

Gianni Indino, presidente provinciale di Confcommercio, va all’attacco delle feste in campagna. Perché a suo parere sono “vere e proprie cene a cui spesso si aggiungono spettacoli e ballo, mascherando così, dietro l’innovazione dell’offerta turistica, iniziative senza regole, in cui si balla senza autorizzazione e si somministrano alimenti e bevande in luoghi non adeguati. Il tutto a discapito di sicurezza, igiene degli alimenti, livelli minimi di servizi igienici e accessi per i disabili, rischiando anche di mettere a repentaglio la salute degli avventori. Senza poi volersi addentrare in serie domande dal punto di vista fiscale”. Spiega Indino che “ristoranti, bar, pub e discoteche, offrono prodotti altrettanto importanti per il nostro turismo, ma pagano tasse per ogni cosa: suolo pubblico, raccolta rifiuti, insegne, ombre, bolli su plichi di autorizzazioni. Balzelli infiniti che loro malgrado versano ai Comuni. Se mettiamo a confronto questi due tipi di attività, sembra che facciano impresa in due Stati diversi. Per un’imprenditoria sana e una concorrenza leale non si può pensare che un competitor diretto possa fare ciò che vuole su terreni, aie, campi coltivati e non, senza sottostare ad alcun regolamento o controllo. Chi vuole sviluppare questo tipo di attività è libero di farlo, ma deve rispettare le stesse regole di chi fa lo stesso mestiere in altri luoghi”.

Per tutta risposta, scrive oggi il Carlino, i diretti interessati ribattono decisi. Milena Falcioni, del Podere dell’Angelo a Vergiano, dice che “sparare a zero è sempre sbagliato, oltre che pericoloso. Quella intrapresa da Indino assomiglia a una guerra tra poveri, che danneggia tutti. Personalmente faccio le cose in regole e sfido chiunque a dimostrare il contrario. Noi dei fuori legge? Non mi sento affatto così, perché le leggi le rispettiamo eccome”. E Sandro Santini, presidente della ‘Strada dei vini e dei sapori dei colli di Rimini’ e titolare della Tenuta Santini, aggiunge che “generalizzare è sbagliato. Noi facciamo le cose in regola, abbiamo almeno 30 autorizzazioni diverse per le feste che organizziamo, senza contare che ogni volta interpelliamo Comune e Ausl. Il nostro cartellone di eventi è un prodotto turistico che promuove non solo la nostra azienda, ma anche il territorio”.

Perché una così grossa bocca da fuoco puntata sulle feste in campagna? E il circo degli eventi (che ha in palazzo Garampi il regista e organizzatore) che peraltro ha un indotto economico assai più sostanzioso? Era stato lo stesso presidente Fipe, Gaetano Callà, a lanciare il tema. Parlando degli eventi comunali enogastronomici disse che “vanno a discapito della ristorazione, di chi per tenere aperto i ristoranti paga tasse ed affronta costi salati ed è soggetto a mille controlli. Viene sottoposto ad una concorrenza un po’ sleale da chi, grazie a certi eventi, beneficia di “vetrine” create ad hoc. Il settore della ristorazione è già gravato fin troppo dall’abusivismo”. Forse è questo il vero busillis.

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