“Il problema del centro storico? Non certo gli artisti di strada”

“Il problema del centro storico? Non certo gli artisti di strada”

Questuanti molesti, scritte sui muri, venditori, biciclette nelle aiuole: si tollera di tutto tranne che quegli artisti che non danno fastidio a nessuno.

Sabato mattina mentre transitavo a piedi in via Tempio Malatestiano verso Piazza Ferrari, notavo avanti a me un personaggio che, canticchiando, mimava la pulizia della parte intima posteriore con un foglio verde. Riconoscendo il personaggio, un musicista “artista di strada” presente spesso nel centro storico con il suo strumento, e il colore di quel foglio, ho subito pensato che gli era stata comminata una contravvenzione, come assai in voga di questi tempi nei confronti di quella categoria. Ipotesi poi accertata vedendo meglio quel documento, una volta affiancato e superato quell’uomo.
Canticchiava, dicevo, e – apparentemente – non sembrava dispiaciuto, come il villano della canzone di Jannacci “Ho visto un re”, che non voleva lagnarsi degli espropri subiti, per non rammaricare gli stessi espropriatori; amareggiato magari no, ma sicuramente ferito nel profondo.
Strana città Rimini dove in mancanza di adeguate misure per contrastare il degrado, equivale di fatto a tollerarlo. Si tollerano le piazzette devastate nei loro arredi, le scritte sui muri anche in zone videosorvegliate e monumentali, le biciclette lasciate nelle aiuole, e chi con il bicchiere in mano ostruisce il transito pedonale deambulando dinnanzi a qualche bar.
Ma nel centro si tollerano altresì i venditori abusivi e i questuanti molesti che, in particolare quest’ultimi, pullulano in tutta la città specie nella Via Garibaldi e in giorni di mercato; non si contano più, sempre gli stessi e nei medesimi posti e sempre più tediosi ti attendono al varco.
Ci sarebbe altro, ma la lista rischia di divenire lunga, risaputa e ripetitiva.
Mentre questi sono i veri operatori del degrado, l’attenzione è concentrata verso i cosiddetti “artisti di strada”. Più facile da colpirsi anche se in effetti, al contrario degli altri, non nuocciono, non recano fastidio ad alcuno e non producono degrado. Anzi, tipici di tutte le grandi città e capitali, regalano un momento di leggerezza in cambio di una spontanea offerta che gli permette di sopravvivere. E’ inconfutabile che un cittadino invece che un turista sia più infastidito dal resto, piuttosto che da questi ultimi personaggi.
Ma a Rimini funziona così; meglio eliminare dal Centro ciò che può esservi rimasto di gradevole perché quel poco – evidentemente – disturba il grande progetto in atto, il degrado.

Salvatore De Vita

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