Juri Magrini fuori dalla giunta e Patto Civico in ordine sparso sono mine vaganti per “Gnassi 2”

Juri Magrini fuori dalla giunta e Patto Civico in ordine sparso sono mine vaganti per “Gnassi 2”

Il segretario provinciale del Pd ha deciso di non farsi mettere il guinzaglio, ovvero di non contare nulla in una giunta di yes man. Preferisce tenere

Il segretario provinciale del Pd ha deciso di non farsi mettere il guinzaglio, ovvero di non contare nulla in una giunta di yes man. Preferisce tenere il mirino puntato sul sindaco dai banchi del consiglio comunale. Dove si muoverà in ordine sparso (e in buona parte fuori dal controllo di Gnassi e Pizzolante) anche il Patto Civico. Vuoi vedere che il secondo mandato di Captain Gnassi rischia di essere assai accidentato?

Voi andreste a fare la comparsa nel film che ha come protagonista Andrea Sigismondo Malafesta, sapendo che si e no il vostro nome entrerebbe nei titoli di coda? Juri Magrini ha scelto di non farlo. Non è un gran rifiuto in nome del “non cerco poltrone” quello del segretario provinciale del Pd, e non è nemmeno “colpa” (quale colpa sarebbe?) della sconfitta di Cattolica.
Juri Magrini ha detto “no grazie” ad uno scranno in giunta perché sarebbe stato assorbito e depotenziato completamente dal sindaco, che proprio per questo ha tentato di tirarlo dentro: meglio di fianco a me col guinzaglio che in consiglio comunale col fucile spianato per impallinarmi quando capiterà l’occasione. Così deve aver ragionato Andrea Gnassi. Perché non bisogna dimenticare che fra l’uomo solo al comando di Palazzo Garampi e una buona fetta del Pd i rapporti restano tesi, anzi tesissimi. Tutti (o quasi) a festeggiare la vittoria ma in attesa di regolare i conti. Magrini non è fesso ed ha risposto che preferisce continuare a fare il segretario del partito. Non è che sia un ruolo allettante fare oggi il segretario del Pd, pressoché inesistente e in disfacimento e che soprattutto a Rimini esprime un primo cittadino che personifica il partito del sindaco e che il Pd non sa nemmeno dove stia di casa. Ma molto meglio che fare il tappetino del sindaco o, per dirla alla Ennio Grassi, andare ad ingrossare le fila degli “yes man”. Magrini vuole tenersi le mani libere per giocare sul tavolo della politica, unico modo per “condizionare” Gnassi. E nel frattempo dare le carte dai banchi di maggioranza in consiglio comunale col peso di 580 preferenze (il secondo degli eletti dopo Morolli). Consigliere comunale e anche segretario del partito. Quale arma più potente puntata alla testa del sindaco? Fra l’altro c’è un precedente: Emma Petitti. Nemmeno lei decise di assecondare il volere Gnassi e non entrò in giunta ma si candidò a fare il segretario provinciale del Pd, risultando eletta nell’ottobre del 2011.

Non è l’unica pistola che Andrea Gnassi si sentirà addosso nel suo secondo mandato. Se, come pare ormai certo, in giunta entrerà la docente del Dipartimento di Scienze economiche all’Alma Mater, Anna Montini, probabilmente Sergio Pizzolante non stapperà lo spumante. Se né Alessandro Rapone e né Giuliana Moretti dovessero avere una poltrona, l’incubatore del Patto Civico potrebbe dirsi soddisfatto? Ma c’è di più. Chi controlla i pattisti eletti, a chi risponderanno delle loro decisioni quando si tratterà di votare i singoli provvedimenti? Il sindaco ostenta sicurezza e assicura di non essere alle prese col manuale Cencelli, ma intanto sono passati 18 giorni dalla sua trionfale elezione al primo turno e non ha ancora annunciato la squadra. Un ritardo clamoroso che si spiega solo con la difficoltà a comporre la formazione salvaguardando, al contempo, i fragili equilibri che si sono venuti a creare. Forse Andrea Gnassi si è accorto con un po’ di ritardo del risultato concreto partorito dall’alleanza col Patto e, soprattutto, della squadra entrata in consiglio comunale che sostiene la sua maggioranza. Molto più ballerina e incontrollabile rispetto a quella dei cinque anni precedenti.

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