La Comunità Papa Giovanni XXIII cambia guida: Ramonda lascia dopo 15 anni

La Comunità Papa Giovanni XXIII cambia guida: Ramonda lascia dopo 15 anni

Domenica prossima si elegge il nuovo responsabile della realtà nata dal carisma di don Oreste Benzi. Un quadro generale e un po' di numeri, anche economici, per farsi un'idea della enorme crescita di questa esperienza ormai radicata in tutto il mondo.

È stato il successore di don Oreste Benzi per quindici anni, ne ha raccolto l’eredità alla guida della Papa Giovanni XXIII, e di recente ha spiegato in un libro (La conversione salverà il mondo, con prefazione del card. Zuppi) cosa abbia significato per lui continuare quella avventura. Un compito impegnativo, totalizzante, una responsabilità enorme quella di avere sulle spalle, seppure insieme a tanti altri, la missione di tenere vivo il carisma di un sacerdote più unico che raro, ogni giorno e davanti ad una comunità sparsa in tutto il mondo. Adesso per Giovanni Ramonda è venuto il momento di cedere il passo. Non è stata una scelta sua, ma frutto della volontà di chi guida la Chiesa, per favorire il cambiamento ai vertici di movimenti e associazioni ecclesiali. Due anni fa il decreto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, firmato dal card. Kevin Farrell, ha regolamentato questa delicata materia, non senza provocare scossoni all’interno di varie realtà ecclesiali, estese e radicate, che esprimono sensibilità e obiettivi diversi. Papa Francesco si è mosso con lo scopo di assicurare il ricambio e prevenire «appropriazioni che non hanno mancato di procurare violazioni e abusi», come si espresse senza mezzi termini il Dicastero nel giugno del 2021. Da qui la ferrea legge dei dieci anni consecutivi come periodo massimo durante il quale una stessa persona può ricoprire un incarico di governo in una organizzazione ecclesiale. È anche possibile la rielezione ma solo dopo la sosta per un mandato. Veniva indicato il termine di ventiquattro mesi dalla entrata in vigore del Decreto per procedere alle elezioni e quindi la svolta è arrivata e nel frattempo la comunità ha dovuto modificare il proprio statuto per adeguarlo alle indicazioni del Decreto.

Ramonda responsabile dal 2008 ma nella Papa Giovanni da quando aveva 19 anni
Ramonda ha abbondantemente superato i 10 anni e deve pertanto farsi da parte. La sua storia nella Papa Giovanni è lunghissima, perché ci ha messo piede per la prima volta come obiettore di coscienza quando aveva 19 anni. Originario di Fossano, ha dato origine alla prima casa famiglia in Piemonte, dove di lì a breve è diventato responsabile della Comunità regionale e nel 1998 vice responsabile generale di quella che nel frattempo aveva assunto i connotati di «Associazione internazionale di fedeli di diritto pontificio». Ed essendo la persona più vicina al leader carismatico, subito dopo dopo la scomparsa di don Benzi (2 novembre 2007), assunse ad interim le funzioni di responsabile generale fino all’assemblea straordinaria. L’assemblea si tenne il 12 e 13 gennaio 2008 al Palacongressi di Rimini e i 156 delegati insieme ai responsabili delle 46 «zone» in cui la Papa Giovanni si articola in Italia e nei vari Paesi del mondo, si caricava dell’onere di primo successore di don Oreste Benzi.
La comunità (è anche ente ecclesiastico civilmente riconosciuto) si occupa degli ultimi ma è diventata una potenza da più punti di vista. Siede alle Nazioni Unite dal 2006 con lo status di Consultative Special nell’Ecosoc «facendosi portavoce degli ultimi del mondo laddove i leader internazionali prendono le decisioni sulle sorti dell’umanità», si legge nell’ultimo bilancio sociale disponibile della Papa Giovanni, quello del 2021.

La governance dell’associazione
È articolata in «zone», cioè circoscrizioni territoriali, istituite dal «Consiglio dei responsabili». È l’assemblea degli associati (formata da circa 200 persone tra Consiglio dei responsabili e delegati delle zone) di ogni circoscrizione che elegge, a scadenze prestabilite, il responsabile della zona, che però deve essere confermato dal Consiglio dei responsabili di cui diventa membro di diritto.
Il Consiglio dei responsabili è il cuore decisionale ed è composto dal responsabile generale e dai referenti di zona: 29 i componenti, con una netta prevalenza dei maschi (22) sulle femmine (7), anche se i 2025 membri dell’associazione vedono predominare le donne (1109) sugli uomini (916), mentre non c’è nessuna persona svantaggiata tra i 29. È quanto risulta dal bilancio sociale 2021.
Sempre a questa data, dei 2025 complessivi, 1790 risiedono in Italia e 235 all’estero.
Interessante la composizione della “forza lavoro”: 468 persone di cui 215 dipendenti e 253 liberi professionisti. È invece l’esercito dei volontari associati che fa la differenza: ben 2272.
I dipendenti a tempo indeterminato non superano i 176, 130 full-time e 46 part-time, quelli a tempo determinato 46: 26 full-time e 20 part-time.
Il capitolo retribuzioni è riassunto dalle tabelle che si possono leggere qui sotto:

2340 persone accolte
Le persone con fragilità accolte nelle diverse strutture residenziali e diurne (Case famiglia, d’accoglienza, pronta accoglienza, famiglia aperta e altro) sono state 2340: 630 minori, 582 di età compresa tra 18-29 anni, 349 (30-40 anni), 637 tra 41 e 65 anni, 142 over 65. Le vulnerabilità vedono al primo posto quelle che riguardano la migrazione (24,5%), poi il sociale (23,4%), la disabilità (10,9%), quelli provenienti da percorsi di “pena alternativa” (6,2%), tratta di esseri umani (4%), dipendenza patologica (4%).
«Per il 52% delle persone che accogliamo nelle nostre case non viene riconosciuta nessuna retta per l’accoglienza, in altri casi ciò che viene garantito è una retta minima, che non copre il fabbisogno totale della persona. In questi casi è la Comunità a farsi carico di queste persone, e l’attività di raccolta fondi è lo strumento indispensabile per riuscirci, perché permette di trovare persone che scelgono, con la Comunità, di occuparsi di chi non ha nessuno».

204 le sedi di casa famiglia in Italia (in Emilia Romagna la quota più alta, 64, seguita dal Piemonte con 30 e il Veneto con 27, mentre nelle altre regioni i numeri sono molto inferiori).

Il bilancio
Qual è la situazione economico-finanziaria della Papa Giovanni? Circa 14 milioni e mezzo il fatturato nel 2021, comunque in calo rispetto ai due anni precedenti (quasi 1 milione e 400mila euro in meno sul 2019), e un utile di 866mila euro (era stato più del doppio nel 2020 e in perdita nel 2019 per 1 milione 276mila euro).
Valore della produzione 24.771.553, il costo del lavoro incide per quasi il 20%. Le entrate sono soprattutto da enti pubblici per il 50,20% ma è alta l’incidenza delle fonti private, pari al 49,80%.
Notizia abbastanza sorprendente, 57 contenziosi per rette non pagate di persone accolte, «per un totale di rimborsi che sfiora i 5 milioni di euro»: 44 sono Comuni, 1 Regione, 7 enti in ambito sanitario, 5 privati.
Tra i contributi pubblici quelli del Comune di Rimini sono ai primi posti: quasi 400mila euro nel 2021 (sostegno all’affido e alla maternità, progetto “Housing First”, albergo sociale, Unità di strada, eccetera), seguono vari altri Comuni, comunque dietro a quelli che arrivano dal governo centrale pari a 935mila euro (dipartimento per le politiche giovanili e il servizio civile, presidenza del Consiglio dei ministri, ministero del Lavoro e delle politiche sociali), poi Regioni, Asl, prefetture. Esponenti di spicco della comunità, seppure ovviamente a titolo personale, rivestono anche cariche importanti a livello provinciale e comunale, da ultimo Kristian Gianfreda, assessore della giunta Sadegholvaad con deleghe, tra le altre, alle politiche per la Salute e alla protezione Sociale.

Il successore di Ramonda
È questa, seppure in estrema sintesi, la gigantesca macchina che don Benzi pensò per «essere famiglia con chi non ce l’ha» operante in cinque continenti, che si appresta a preparare l’avvicendamento. La data in cui la Papa Giovanni chiama a raccolta per eleggere il nuovo presidente è quella del 27 e 28 maggio. L’assemblea pare si sarebbe dovuta tenere a Cesena ma l’alluvione ha costretto a modificare i piani e dunque si parla di Rimini. Chi dopo Ramonda? La risposta è difficilissima. Sembra che la persona che avrebbe potuto succedere quasi naturalmente a Ramonda, cioè l’attuale viceresponsabile Monica Zanni (prima elezione nel dicembre 2020) non sarebbe interessata alla carica. Figura significativa nella Papa Giovanni odierna è quella di don Adamo Affri, che non è passato inosservato nella sua energica testimonianza come cappellano nel carcere di Piacenza ma ha anche di punto di riferimento nella conduzione della comunità a Rimini. Si guarderà a lui, anche nella prospettiva del ritorno di un sacerdote al timone della Papa Giovanni? Oppure “la base” opterà ancora per un laico, guardando ancora una volta al bacino piemontese o in altre aree geografiche?

Fotografia: Giovanni Ramonda con il presidente della Repubblica durante la visita di Mattarella alla comunità nel 2018.

Aggiornamento 25 maggio. Con una nota ufficiale la Papa Giovanni XXIII informa oggi che sabato 27 e domenica 28 maggio a Rimini presso una struttura dell’associazione si terrà l’Assemblea Generale della Comunità.
«Avrebbe dovuto tenersi presso la Fiera di Cesena ed ospitare tutte le persone ed i volontari delle nostre case di accoglienza sparse in tutt’Italia ed all’estero. Avrebbe dovuto essere un bel momento di festa dopo gli anni della pandemia. Purtroppo l’alluvione, che ha duramente colpito tante strutture della nostra Comunità in Romagna, ci ha costretti a cambiare i piani. La Fiera che avevamo prenotato è stata richiesta per gli alluvionati e ci siamo dovuti spostare in una delle nostre strutture nel riminese dove potranno partecipare in presenza i soli delegati ed i missionari provenienti da alcuni dei 42 paesi del mondo in cui siamo presenti» spiega Gianpiero Cofano, segretario della Papa Giovanni. Il Vescovo di Cesena, mons. Douglas Regattieri, sabato celebrerà la Veglia di Pentecoste.
E domenica si terranno le elezioni per indicare il nuovo Responsabile Generale. «Giovanni Paolo Ramonda, giunto al suo terzo mandato, lascia la guida della Comunità dopo 15 anni, dalla morte del fondatore don Oreste Benzi. Il cambio alla guida si rende necessario considerato che un Decreto del Dicastero vaticano per i Laici, approvato due anni fa da Papa Francesco, ha stabilito una durata massima di due mandati, dieci anni totali, per i responsabili dei movimenti e delle associazioni internazionali di fedeli laici».
La Comunità Papa Giovanni XXIII opera nel vasto mondo dell’emarginazione e della povertà dal 1968. Vive come “un’unica famiglia spirituale” composta da persone di diversa età e stato di vita che si impegnano a condividere direttamente la vita con gli ultimi. La Comunità ha dato vita a 488 tra case famiglia e realtà in tutto il mondo, diversificando le modalità di accoglienza in base alle necessità dei poveri che incontra. L’associazione accoglie oggi 4.292 persone in Italia e nel mondo. Dal carisma della Comunità sono nati 35 enti giuridici nel mondo, tra cui: 15 Cooperative Sociali riunite nel “Consorzio Condividere Papa Giovanni XXIII”; numerosi centri di lavoro e attività commerciali come un editore, alberghi e gelaterie; la ONG “Condivisione fra i popoli”, che gestisce progetti di sviluppo all’estero.

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