Non è una questione di nostalgia ma la constatazione di come sia via via scaduta l’offerta turistica riminese.
Ve la ricordate la rotonda di Rimini? La prima, quella vera, di fronte al Grand Hotel. Coccolata, minuziosamente curata e mantenuta, campeggiava su buona parte delle cartoline illustrate che mostravano le bellezze della nostra marina.
Era il fiore all’occhiello simbolo della Rimini “felix” in cui scendeva un turismo garbato di qualità, cacciato poi in altre località a nord e a sud della stessa costa, dalle dubbie scelte in materia di turismo operate dalle amministrazioni comunali.
Sopravvisse pure agli anni ’70 e ’80 in cui nella sedicente “capitale del divertimentificio” ci dovevano venire proprio tutti, ed in particolare i saccopelisti che dormivano e bivaccavano negli spazi verdi del lungomare prospicienti la spiaggia; mai in quel luogo però. Purtroppo non sopravvisse all’era gnassiana.
Oggi, dopo avere ospitato anche uno dei brutti cartelloni “saluti da Rimini”, è divenuta un’anonima distesa perennemente brulla. Nella stessa, durante l’estate, stazionano tendoni equestri messi lì per ospitare fiere da strapaese, sempre monotone e uguali a se stesse spacciate per eventi, e facilmente riscontrabili in qualsiasi altra parte del Paese. Sagre in cui la vendita di generi alimentari e no, viene accompagnata dal solito frastuono che qualcuno si ostina ancora a chiamare musica, per le quali non vengono neppure risparmiate le aree circostanti.
Non è una questione di nostalgia ma la constatazione di come sia via via scaduta l’offerta turistica riminese, che per questo sta trasformando tutto ciò che di bello c’è nella città, monumenti e luoghi, in un effimero e grottesco parco giochi.
Salvatore De Vita
Fotografia: Collezione Giuliano Montanari (www.seidiriminise.it)
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