La marijuana non va sdoganata. San Patrignano sul negozio CbWeed aperto a Rimini: “messaggio pericoloso”

La marijuana non va sdoganata. San Patrignano sul negozio CbWeed aperto a Rimini: “messaggio pericoloso”

“I giovani vanno spinti a trovare e scoprire le loro passioni, non a scoprire il negozio di cannabis più vicino casa loro, legale o meno che sia”. Parole del presidente della comunità di San Patrignano Antonio Tinelli, intervistato in merito all’apertura del nuovo punto vendita di prodotti a base di canapa davanti ad un liceo e vicino ad una scuola media.

La foglia della marijuana ha chiuso il 2017 a Rimini con l’apertura nel mese di dicembre del negozio CbWeed che vende ogni tipo di prodotto a base di canapa proprio davanti al Liceo Giulio Cesare. Noi il 2018 lo vogliamo aprire con un’intervista alla Comunità di San Patrignano sul tema. Ha risposto alle nostre domande il presidente Antonio Tinelli con un’acuta riflessione che non andrebbe ignorata. Un monito per tutti, giovani e non, specie in questo tempo in cui la propaganda per le sostanze stupefacenti non è solo portata avanti da certa politica, ma ha anche abbracciato l’arma del marketing: media, musica e negozi “legali” rincarano la dose. Qualcuno non si arrende. E noi gli diamo voce. 



Presidente Tinelli cosa ne pensa del posizionamento del nuovo negozio Cbweed di Rimini che vende prodotti a base di canapa, compresi semi e fiori, proprio davanti ad un Liceo e vicino ad una scuola media?
Credo che negozi del genere facciano passare l’idea che la cannabis sia una sostanza innocua, quando invece è molto dannosa specialmente per i più giovani. Per questo l’apertura di un’attività vicino ad una scuola preoccupa ancor più, perché abbassa la percezione del rischio di questi ragazzi.

Il simbolo di questo negozio è esplicito: la foglia della marijuana. Anche se Cbweed opera legalmente, che messaggio lascia passare soprattutto ai più giovani?
E’ indubbio che il marketing strizzi l’occhio al proibito. Come detto, questo tipo di negozi passano un messaggio sbagliato e pericoloso, vale a dire che la cannabis è una cosa normale. Tutto questo in un momento storico in cui in Italia vi è una sempre maggiore mancanza di riferimenti educativi. 

Secondo lei queste iniziative sono il primo passo per arrivare alla legalizzazione della cannabis e rendere step dopo step la droga una sostanza socialmente accettabile?

E’ indubbio che ci sia un movimento di chi vuole la legalizzazione e che purtroppo le droghe siano sempre più socialmente accettate, tanto che oggi siamo andati verso una normalizzazione dell’uso delle sostanze. Non per questo però ci rassegniamo e crediamo sia doveroso per noi sottolineare ancora una volta che la cannabis provoca i danni maggiori proprio nell’età dello sviluppo, dal rallentamento dello sviluppo cerebrale e quindi dell’apprendimento e della capacità mnemonica, allo sviluppo di disturbi psicotici.

Come dovremmo porci davanti a queste realtà permesse dalla legge italiana come il Cbweed? La legge andrebbe modificata in senso più restrittivo? 
Di sicuro dovrebbero essere fatte molte più attività di prevenzione che non di promozione della cannabis. I giovani vanno spinti a trovare e scoprire le loro passioni, non a scoprire il negozio di cannabis più vicino casa loro, legale o meno che sia. Dal canto nostro incontriamo 50mila studenti di tutta Italia ogni anno per cercare di farli riflettere sul loro stile di vita e per sensibilizzarli sull’importanza di una vita libera da ogni dipendenza.

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