La parabola dell’ex democristiano Arlotti. Dall’ideologia LGBT allo sciopero della fame per lo Ius Soli

La parabola dell’ex democristiano Arlotti. Dall’ideologia LGBT allo sciopero della fame per lo Ius Soli

L’onorevole riminese del Partito Democratico, Tiziano Arlotti, si è ridotto a fare i “digiuni” per approvare lo Ius Soli. La parabola discendente di un ex democristiano che è finito sotto la bandiera delle battaglie ideologiche LGBT sulla stepchild adoption e della sinistra no borders che regala la cittadinanza italiana.

Tiziano Arlotti. Trent’anni fa questo nome era accostato alla Democrazia Cristiana, il partito d’ispirazione cattolica avversario del Partito Comunista Italiano. Lo scudo crociato acerrimo nemico della falce e martello. Poi la storia parla da sé, si sa come sono andate le cose; in diversi hanno optato per l’opzione “tutti insieme appassionatamente” e così è nato il Partito Democratico. Si coniò il termine “catto-comunista” per denunciare la svolta, per tanti più un tradimento. Oggi l’On. Arlotti è deputato del Partito Democratico e del suo impegno “cattolico” in politica non se ne vede traccia. Perfino la componente minoritaria dei “catto-dem” (si fanno chiamare così), durante il dibattito sul DDL Cirinnà sul simil-matrimonio gay, si oppose alla stepchild adoption, perché di fatto avrebbe legittimato il ricorso all’estero della pratica dell’utero in affitto, per regolarizzare il tutto poi in Italia. Proprio nel vivo di questa situazione, decisi di fare un appello pubblico all’On. Arlotti, per invitarlo a riflettere e a schierarsi contro il DDL, mantenendo una posizione coerentemente cattolica o, almeno, ad aderire alla battaglia della minoranza del suo partito contro la maternità surrogata nascosta in quel disegno di legge. La risposta di Arlotti fu inequivocabile: pochi giorni dopo direttamente sul suo sito, l’Onorevole sostenne interamente il Disegno di legge, compresa la parte sulla stepchild adoption, fregandosene del monito di Lambiasi sulla famiglia. Figuriamoci del mio. Chissà cosa gli avrebbero detto i suoi compagni di viaggio, a suo tempo, nella sezione giovanile della DC. Qualcuno, in verità si è lamentato, soprattutto sui social, ma finì tutto lì.

Siccome il lupo perde il pelo, ma non il vizio, proprio in questi giorni Arlotti si è attirato i riflettori addosso con l’ennesima e nauseante battaglia ideologica. Mentre quasi 5 milioni di italiani vivono in condizioni di povertà assoluta, dopo il ministro Delrio, Rosy Bindi, Cècile Kyenge e tanti altri esponenti di sinistra, anche il deputato riminese ha avuto la geniale idea di aderire allo sciopero della fame (a staffetta) per chiedere di approvare lo Ius Soli. Un vero affronto in un momento del genere, per un tema che non è né una priorità, né un diritto.

Lo Ius Soli (temperato) che vorrebbero approvare, regalerebbe la cittadinanza italiana ai figli di stranieri sulla base della loro nascita in Italia. L’importante è che almeno uno dei due genitori sia titolare del permesso di soggiorno di lungo periodo. Nel DDL è presente anche lo Ius Culturae, attraverso cui uno straniero nato in Italia o arrivato entro il dodicesimo anno di età acquisterebbe la cittadinanza italiana solo con un ciclo scolastico di 5 anni, oppure con un professionale di 3 anni.

Scorciatoie per la cittadinanza breve come queste sviliscono il valore della cittadinanza italiana che, va ricordato, non serve per integrare, ma è la certificazione della fine di un percorso integrativo. Non va regalata prima di questo processo. È buonsenso. Tra l’altro nel nostro paese esistono già leggi equilibrate che garantiscono l’acquisizione della cittadinanza. Può diventare cittadino italiano un extracomunitario dopo una residenza legale di 10 anni in Italia, uno straniero che nasce in Italia e vi risiede legalmente e senza interruzioni fino alla maggiore età, ma anche i figli minorenni di chi acquisisce la cittadinanza, se convivono con esso, possono acquisirla direttamente. La fantomatica urgenza di concessioni di nuove cittadinanze semplicemente non esiste. L’Italia detiene, infatti, il record all’interno dell’Unione Europea di concessioni di nuove cittadinanze agli stranieri: 202.000 solo nel 2016.

La verità è che il DDL contiene anche una sanatoria che concede la cittadinanza italiana a tutti gli stranieri che hanno più di 20 anni e sono già in possesso dei requisiti del ciclo scolastico e della residenza legale nel nostro paese negli ultimi 5 anni. Un “limbo” che hanno cercato di imbonirsi tramite questa “marchetta”, sperando che questa mossa possa garantire loro tot voti alle prossime elezioni. Una furbata che, piacerà ad Arlotti, ma non agli italiani e nemmeno a coloro che hanno ottenuto la cittadinanza italiana rispettando le nostre regole. Regole che qualcuno vorrebbe ribaltare.

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