“La sinistra è morta contro un treno”. La Riccione di Concita corre su vecchi e nuovi binari

“La sinistra è morta contro un treno”. La Riccione di Concita corre su vecchi e nuovi binari

In una ricostruzione molto giocata sul passato, "Fuori Roma" cannoneggia sui disastri del Trc. Qualche perla lontana dalla Perla, ma la politica ne esce male.

“Eravamo un motore di creatività”. FuoriRoma – veloce, piacevole e pensoso quanto basta ma forse un po’ troppo incanalato su binari precostituiti – dedicato a Riccione quello andato in onda ieri sera su Rai3 subito dopo la bella inchiesta di Report sulla Coca Cola. Bollicine zuccherose ma non proprio salutari e bolle politiche salutari ancora meno. Il passato, però, ha sopravanzato il presente nel racconto riccionese di Concita De Gregorio, che ha messo insieme anche perle non proprio affini alla Perla (da San Patrignano al mitico “Sic”). Il passato lontano e il presente presente, le note di Bandiera gialla, le immagini dell’Ombrellone di Dino Risi e la frittata politica covata ed esplosa nella cucina di Renata Tosi. E i coltelli sono volati abbondantemente nel servizio tv.
La parola a Linus, “riccionese di crescita”, che qui si è innamorato non solo di Aquafan ma soprattutto di colei che sarebbe diventata sua moglie. C’è Martina Colombari, dolce e matura, anche se presentata come “miss Italia 1991”. C’è Piera Degli Esposti, pure lei con un passato di “miss Perla”.
C’è il sindaco che si sente tradito e il Tirincanti (“il grande manovratore”, secondo Renata Tosi) che non si sente il traditore ma il salvatore della città. A cucinare un piatto non facile lei, “piacere Concita”.
“Quella di Riccione è una storia esemplare di un mondo che c’era e non c’è più, cancellato dal mondo nuovo”, dice. “Ma mentre la gloria del passato è chiarissima, il futuro è indecifrabile”. Appunto, ma abbastanza scontato. E’ un po’ la storia di tutti, non solo di Riccione. Il fil rouge è stato quello del “c’era una volta la riviera adriatica, il mare d’Italia”. C’era una volta parecchio altro, il Pci “monolitico e roccaforte”, viale Ceccarini con gli “abiti arrivati da Londra e Parigi” e oggi “spersonalizzato e con un’offerta da centro commerciale qualunque”, le discoteche più famose del mondo, Tondelli, Alain Delon sulla spiaggia, dove va anche a passegiare Renata Tosi per lanciare i pensieri ed essere sicura che non le ritornino in testa, perché il mare non te li ributta addosso come un alleato qualunque. “Riccione ha dei confini che hanno più a che fare con la fantasia che con la geografia”, poetizza Simone Bruscia direttore di Riccione Teatro. Fiabilandia, Aquafan, il Cocoricò e Misano. I quattro cantoni, uno dei quali nido della prima notte di quiete di Valerio Zurlini. Un brivido. Quindi le immancabili colonie, relitti di un passato che è più suggestivo del presente anche quando è brutto. C’è chi racconta di averle viste “che vivevano queste colonie”, piene di bambini e non di fantasmi, come oggi.
Ma dove FuoriRoma picchia forte è sul Trc, “opera invadente e inutile che doveva essere avveniristica ed è invecchiata prima di nascere. Centinaia di alberi secolari abbattuti, un muro che ha diviso in due la città, un appalto molto ricco, 120 milioni, soldi che hanno avvelenato tutto”. Un Trc all’origine non solo di sciagure ma anche di carriere politiche, a partire dalle 4 mila firme raccolte dagli oppositori e che Renata Tosi definisce “un partito”. Quello che è durato una manciata di anni. Un Trc che è diventato “una comoda via di fuga per i ladri di appartamenti”. Le disgrazie non vengono mai da sole.
“In Romagna un mondo che era un mondo comunista bersaniano ha esaurito la sua spinta propulsiva andando a sbattere sulle grandi opere, 60 anni di governo che vanno a finire contro un treno”. E’ la sintesi ascoltata dalla viva voce di Concita De Gregorio.
“Quando si divide la politica poi si divide anche la società”, confessa Daniele Imola. “E’ finita un’epoca, i locali che non esistono più, la leggerezza della vita…”, commenta il dj Giancarlo Pagliarani. In questo FuoriRoma il futuro ha fatto capolino poche volte. Sulla collina della speranza, comune di Coriano, bella, moderna, tecnologica, salvifica e vitale. Oppure intorno alla creatività e alla dedizione sbocciate sulla croce di un campione caduto sulla moto numero 58. Paolo Simoncelli si commuove quando parla del figlio di una famiglia normale diventato campione del mondo. I genitori che hanno perso un figlio lui li riconosce, perché cambia la luce che hanno negli occhi. Dice proprio così. Per Riccione solo nostalgia. Canaglia. Pier Vittorio Tondelli trova “interessante vedere la riviera adriatica non solo come un luogo di divertimento e vacanza di massa ma frequentato da una élite intellettuale borghese, colta…”. Ma è uno spezzone del 1990.
Davide Brace canta ed è la nota più speranzosa di questa Riccione by Concita. Canta che “il sole illuminava il lato oscuro della luna” e cerca di promuoverla questa città, attraverso la cultura indipendente, l’autoproduzione, l’editoria, l’arte … al Castello degli Agolanti. La politica, invece, si spara addosso e guarda nella sfera di cristallo. “Quello che abbiamo visto a Riccione succede all’Italia, che cambia pelle, invecchia, stenta a fare posto alla passione politica dei più giovani, cede agli interessi economici…La sinistra scolora, la destra non tiene perché non ha un progetto… e non sarà una congiura di palazzo a cambiare il corso della storia”. Appunto. Tutto il mondo è Riccione. Ma allora cos’è Riccione?

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