Quelli che seguono sono alcuni passaggi dell'intervento del governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, alla assemblea Abi che si è tenuta il 10
Quelli che seguono sono alcuni passaggi dell’intervento del governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, alla assemblea Abi che si è tenuta il 10 luglio. Il primo blocco è assai interessante se confrontato con ciò che sta avvenendo a Rimini a proposito del “salvataggio” di Aeradria e in particolare sul ruolo di Banca Carim. Il secondo blocco, non meno interessante, riguarda le Fondazioni bancarie. Parole che faranno fischiare le orecchie a molti a Rimini.
Le banche nel capitale delle aziende
In più casi le banche italiane, oltre a erogare credito, partecipano direttamente al capitale delle aziende. Ciò può favorire un vaglio più accurato delle prospettive di crescita dell’azienda e una migliore valutazione delle sue esigenze finanziarie. Al tempo stesso, il legame partecipativo può talora distorcere le scelte di erogazione del credito; al crescere delle quote azionarie e dell’entità dei prestiti concessi, può dar luogo ad atteggiamenti collusivi o finalizzati a ritardare l’emersione di situazioni di difficoltà aziendale.
Questi rischi devono essere opportunamente presidiati dagli organi aziendali delle banche: per preservare la qualità dei prestiti e la redditività dell’attività creditizia, nell’interesse degli stessi intermediari; per salvaguardare il valore del risparmio loro affidato, nell’interesse della clientela; soprattutto, per garantire l’efficiente allocazione del risparmio e accrescere la capacità competitiva del sistema produttivo.
Dallo scorso gennaio è entrata in vigore la normativa sulle operazioni con parti correlate. La disciplina intende riparare la banca dai possibili conflitti di interesse con soggetti ad essa strettamente legati; rappresenta il necessario contrappeso all’allentamento dei vincoli al rapporto banca-industria previsto dalle regole europee. I limiti entro i quali vanno contenute le esposizioni nei
confronti di ciascuna parte correlata sono calcolati con riferimento sia al credito erogato sia alla partecipazione detenuta dalla banca nell’impresa. Le procedure deliberative su questi temi richiedono trasparenza, correttezza e un’adeguata motivazione delle decisioni.
Le banche devono applicare le nuove regole in maniera scrupolosa. La Vigilanza valuterà l’adeguatezza dei presidi adottati; quando necessario, interverrà anche imponendo limiti e condizioni più stringenti alle operazioni con parti correlate.
Il ruolo delle Fondazioni
La presenza delle Fondazioni tra gli azionisti delle banche è stata, nella maggior parte dei casi, un fattore positivo di stabilità. Durante la crisi, in assenza di altri grandi investitori, alcune di esse hanno sottoscritto ingenti aumenti di capitale.
Va ora incoraggiata una diversificazione dei portafogli delle Fondazioni al fine di allentare i legami, talvolta troppo stretti, con i risultati della banca di riferimento e di evitare interferenze nella governance e nelle scelte imprenditoriali degli intermediari. Ne risulterebbe favorito l’ingresso di nuovi investitori nelle banche.
Da analisi condotte sugli statuti delle banche, sui patti parasociali esistenti e sui comportamenti tenuti in occasione delle assemblee bancarie emerge che alcune Fondazioni tendono a interpretare in maniera molto ampia le prerogative di azionisti. Ciò ha determinato eccessi, ostacolando talora il necessario ricambio degli organi aziendali e orientando la scelta degli amministratori in base a criteri diversi dalla professionalità.
Episodi di questa natura influiscono negativamente sulla performance degli intermediari, condizionandone la capacità di finanziare l’economia. Vanno adottate al più presto misure che ne impediscano il ripetersi.
La Carta adottata dall’ACRI nel 2012 raccomanda trasparenza nei criteri e nei processi di nomina degli organi delle Fondazioni, stabilendo discontinuità temporale e incompatibilità con precedenti incarichi politici. Richiede competenza e indipendenza degli esponenti sia delle Fondazioni, sia delle banche partecipate. Tali indicazioni vanno attuate pienamente; vanno altresì rafforzate vietando il passaggio dai vertici delle Fondazioni a quelli delle banche.
Il divieto di controllo, previsto dalla legge per le fondazioni maggiori, va pienamente rispettato, se necessario ridefinendolo in modo da includere situazioni in cui esso viene esercitato di fatto o congiuntamente con altri azionisti; vanno introdotte misure adeguate per assicurarne il rispetto. Andrebbero inoltre previsti incompatibilità e requisiti più rigorosi per gli amministratori delle banche.
La prossima attuazione della quarta revisione della direttiva sui requisiti patrimoniali può fornire l’occasione per rafforzare gli standard di professionalità, indipendenza e onorabilità richiesti ai vertici degli intermediari e consentire alla Vigilanza di intervenire, quando la situazione lo richieda, anche con la rimozione dall’incarico. L’applicazione della disciplina delle operazioni con parti correlate, a cui ho già fatto cenno, deve contribuire anch’essa ad assicurare l’autonomia delle banche da indebite ingerenze e condizionamenti.
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