L’incredibile voltafaccia, con castroneria nautica, sul parco eolico

L’incredibile voltafaccia, con castroneria nautica, sul parco eolico

Per Gnassi era un “ecomostro”, uno “scempio” che non si doveva fare per tutelare il “valore non negoziabile” del paesaggio. Adesso si può fare perché dovrebbe sorgere a 14 miglia dalla costa. Ok, siamo abituati ai dietrofront politici, ma se si ignorano nozioni elementari e semplice spirito d'osservazione, tutto appare come una presa in giro.

Chi scrive per mestiere, chi espone le sue idee, è tormentato ogni sera, prima di addormentarsi, da un pensiero terribile: domani scoprono che sono un cretino.
Un tormento che tanti, a cominciare da Dino Buzzati, hanno espresso in maniera mirabile.
Per mettersi al riparo temporaneamente da questa inevitabile certezza si mettono in atto stratagemmi più o meno funzionali. Se lavori in una redazione fai leggere l’articolo a più persone possibili e ai più competenti. Adesso in tanti di noi lavorano a casa e allora i membri della famiglia diventano una piccola ipercritica redazione. Leggi una frase che ti sembra epocale a tua moglie e lei ti risponde: “Che stupidaggine…”. Oppure insegui i figli, in altre faccende affacendati, esponendo loro una teoria che ti appare geniale e la risposta ti seppellisce: “Papà, ma è un’imbecillata”.
Presa la bastonata si china la testa, si riprende a studiare, si ribatte il testo sui tasti del computer e si invia l’articolo nella certezza che sei un povero cretino ignorante e nella speranza che magari non tutti se ne accorgano e qualcuno, sempre magari, si diverta per quel che scrivi.
Il processo critico, anzi ipercritico, è un’eccellente tutela per la salute mentale e tutti noi viviamo in ambienti – dai bar alla scuola, dagli uffici alle palestre – dove per fortuna c’è sempre qualcuno che ti ricorda che sei solo un povero imbecille.
C’è però un ambiente che sembra immune da questo processo salvifico: la politica.
Il politico solitamente la spara, qualcuno replica sui social, gli avversari fanno un comunicato di segno opposto. Ma se si è di centrosinistra in una città come Rimini, dove per una buona parte dei mezzi d’informazioni ciò che dice il centrosinistra è verità dogmatica, hai la possibilità di farla franca.
Se poi ti chiami Andrea Gnassi e per circa 15 anni quasi nessuno ha avuto pubblicamente alcunché da ridire sui tuoi pensieri e le tue parole, hai quasi la certezza che ogni patacata uscirà impunita.
L’esempio è di queste ore. Il nostro ex sindaco, dopo aver per anni avversato il parco eolico (E’ un ecomostro, non lo faremo mai, il nostro paesaggio è un valore non negoziabile, non favoriremo i furbetti dell’eolico, chi lo vuole fare dovrà passare sul mio corpo ecc. ecc.) si esibisce in uno straordinario, totale, mutamento d’opinione.
E improvvisamente, dalla sera alla mattina, il parco eolico si può e si deve fare.
Bene, nessuno scandalo. Solo i cretini (vedi sopra) non cambiano idea.
Però, come sempre, c’è un ma. Il parco eolico, secondo Gnassi, adesso si può fare perché sorgerà a 14 miglia dalla costa.
A scanso di equivoci la frase di Gnassi, arzigogolata, è questa:
A costo di essere accusato di essere un sovranista energetico, in questa fase di emergenza dico sì al rigassificatore di Ravenna e dico anche sì ai due parchi eolici, compreso quindi quello davanti a Rimini. Voglio essere chiaro: non si può dire no ad energia prodotta dal sole e dal vento purché lontano 14 miglia, purché non intacchi il nostro paesaggio, il nostro orizzonte, la nostra bellezza: il mare. Quella linea blu che evocava sempre Tonino Guerra. Un bene immateriale, il paesaggio, ma non per questo meno prezioso per una realtà come la nostra che vende benessere”.
Benissimo. Ma questa giustificazione dell’inversione di marcia del novello principe ha delle basi certe, per così dire “scientifiche”?

L’immmagine riprodotta qui sopra è tratta da un testo mitico, scritto da Fabio Gugliemi che si chiama “Guida al diporto natico”. E’ un testo semplicissimo, didascalico, redatto per far capire i concetti basi del navigare e quindi superare l’esame per la patente nautica.
Il capitoletto “Come calcolare la distanza di oggetti costieri di elevazione nota” spiega – visto che la terra è rotonda, giusto Gnassi? – come capire se si vede o no un oggetto sulla linea dell’orizzonte.
Il calcolo è semplicissimo: si fa la radice quadrata dell’altezza degli occhi dell’osservatore in metri e si moltiplica il risultato della radice quadrata per 2,04. Poi si prende l’altezza in metri dell’oggetto che intendiamo osservare, si fa anche in questo caso la radice quadrata e anche in questo caso si moltiplica per 2.04. Infine si sommano i due risultati e si avrà il “raggio di visibilità”, cioè fino a che distanza vedo l’oggetto. Come si arriva al coeficente 2,04 qui non interessa, basti sapere che è un semplice esercizio di geometria, di quella delle medie per intenderci, e si è arrivati a questa formula per permettere, in maniera semplificata e immediata, di calcolare la distanza tra oggetto ed osservatore, (sulla costa naturalmente, non in montagna…). Ci sono delle tabelle che fanno già il calcolo (vedi sotto).

Naturalmente adesso tutti abbiamo i Gps cartografici sul telefonino e anche in mare non c’è quasi più nessuno che faccia questi conti.
Quindi, e facciamo la domanda ad un ipotetico scolaro, sapendo qual è l’altezza dell’oggetto e sapendo qual è la nostra altezza, a quante miglia dovrebbe essere costruito il parco eolico per non essere assolutamente visto e tutelare così il “valore non negoziabile del nostro paesaggio?
Se l’allievo fosse preparato la risposta sarebbe: “Dalla spiaggia, considerando la leggera elevazione dell’arenile e che una persona in media è alta un metro e settanta centrimetri, consideriamo l’altezza dell’occhio dell’osservatore a due metri. L’oggetto in questione è alto – stando alle informazioni di stampa – circa 200 metri. Quindi per non essere assolutamente visibile dalla spiaggia, il parco eolico dovrebbe essere costruito oltre le 30 miglia (31,7 per l’esattezza), cioè a oltre 55 chilometri in mezzo al mare”.
Quindi, se Gnassi crede che 14 miglia siano sufficienti per tutelare il nostro paesaggio – in realtà le prime pale sarebbero a 12 miglia, ma va bene, perché 12/14 miglia è meglio di 6 – prende un bel granchio.
A 14 miglia non vediamo un oggetto se questo è alto 30 metri, le pale sono alte sette volte tanto.
E se poi dovessimo considerare che questo parco eolico lo guardiamo dalla terrazza del secondo piano di un albergo o un palazzo affacciato sul mare (7 metri), se volessimo tutelare il “valore non negoziabile del paesaggio” lo dovremmo costruire almeno a 34 miglia. Se per caso fossimo su un qualsiasi colle del Riminese, mettiamo Covignano, per non essere visibili le pale dovrebbero essere piazzate a circa 50 miglia in mezzo al mare. Se uno salisse sul monte Titano, il parco eolico, per non essere visto, dovrebbe essere costruito quasi in Croazia.
Ora, non c’è da indignarsi. Quella di Gnassi è una patacata come quasi tutte le frasi dei politici che vengono riportate, senza alcune verifica, per riempire spazi su siti, giornali e social.
Insomma, ci sono tantissime persone che parlano con sicumera e sprezzo del ridicolo, ignari delle più basilari regole, che siano scientifiche, economiche, legislative. Noi, come ubriaconi, ce le beviamo tutte. Tanto chi va a controllare?
Se arrivasse qualcuno a dirci che 2 + 2 fa cinque, e avesse alla sua spalle una bella macchina della propaganda, la gran parte di noi ci crederebbe. Ah no, scusate, questo è un altro romanzo che è già stato scritto… Il tizio che scrisse quel romanzo si chiamava Eric Arthur Blair, ma molti lo conoscono come George Orwell. Lo stesso Orwell, in un magnifico saggio, scrisse che l’unica, vera libertà di stampa è il diritto di dire alla gente quello che la gente non vuole sentire.

Ps1: Piccoli esempi per cercare di far capire a tutti: le piattaforme più vicina a Rimini sono le due Azalea, che distano circa 8 miglia dalla costa. La più alta delle Azalea misura 42 metri sul livello del mare e le si possono sempre vedere in condizioni di buona visibilità.
Ancora, se dalla battigia davanti a piazzale Kennedy guardate il mare, vedrete sempre Azalea A e B. Ora, se salite sul Belvedere della piazza, altezza circa 10 metri, le piattaforme visibili diventano sette. E ancora, se andate in barca a fare la classica gita alla baia di Vallugola (distanza 11 miglia) la rotta all’andata la fate seguendo i colli del San Bartolo (200 metri) e il ritorno lo fate guardando il grattacielo di Rimini (altezza 100 metri) o la Ruota (altezza 55 metri). Stessa cosa per il grattacielo di Cesenatico (altezza 110 metri, distanza 11 miglia) e di Milano Marittina (altezza 90 metri, distanza 15 miglia). Pensata sia possibile che non si vedano 56 pale alte 200 metri a 14 miglia?

Ps2: a scanso di equivoci chi scrive è favorevole al parco eolico ed è contento che Gnassi abbia cambiato idea. Il vero problema politico di fronte a progetti del genere non è tanto il “valore non negoziabile del panorama”, visto che ci siamo già passati sopra, ma capire quale impresa si occuperà del progetto: ha le risorse? riuscirà a garantire la manutenzione? riuscirà a smaltire e a togliere il parco eolico qualora si cambiasse idea una volta costruito? E ancora si riuscirà a fare una norma che garantisca a Rimini – e a tutte le città che si accollano il “sacrificio” di costruire impianti del genere – almeno parziali benefici fiscali ed energetici?

COMMENTI

DISQUS: 0