Meeting semper Fidel: “Alla tavola rotonda su Cuba escluso il Movimiento Cristiano Liberación”

Meeting semper Fidel: “Alla tavola rotonda su Cuba escluso il Movimiento Cristiano Liberación”

Dopo la polemica del 2015 coi domenicani sul gender (che quest'anno non sono in Fiera a Rimini) l'edizione 2016 vede una esclusione destinata a fare d

Dopo la polemica del 2015 coi domenicani sul gender (che quest’anno non sono in Fiera a Rimini) l’edizione 2016 vede una esclusione destinata a fare discutere: quella del Movimiento Cristiano Liberación alla tavola rotonda su Cuba. Occupata da uomini d’affari cubani e americani e da uno sconosciuto rappresentante della Conferenza episcopale. Non solo. Dentro Cl c’è chi denuncia: “Chi chiede un confronto con Carron riceve messaggi intimidatori”.

Lo scorso anno era stata spenta la voce dei domenicani al Meeting di Rimini, silenziati su gender e bioetica (e quest’anno, come ha scritto ieri Formiche, la casa editrice ESD, Edizioni Studio Domenicano, ha deciso di non essere presente in Fiera). Ma si apre un nuovo fronte di polemica legato alla linea ormai più che politicamente corretta sposata dal Meeting di Cl. E stavolta riguarda Cuba.
Il 25 agosto è in programma una tavola rotonda dal titolo “la riconciliazione Stati Uniti-Cuba: rimarginare una ferita”. Partecipano Miguel Benito “Mike” Fernandez, presidente di una società di investimento privata (in società di servizi di assistenza sanitaria) con sede a Coral Gables, in Florida; Pedro Freyre, nato a cuba nel 49 ma già dal 1960 trasferitosi in America con la famiglia, ed attualmente azionista dello studio legale di Akerman, una grande società di diritto nazionale con oltre 600 avvocati e consulenti. E infine Rolando Guillermo Suárez Cobián, consigliere giuridico della Conferenza Episcopale di Cuba. Con questi relatori, che taglio pensa di dare il Meeting alla vicenda cubana?
“Quando mi sono reso conto che nel programma del Meeting di quest’anno c’era una tavola rotonda su Cuba ho subito contattato la presidente Emilia Guarnieri”, spiega Michele Trotta (nella foto), da molti anni responsabile del cubano Movimiento Cristiano Liberación per l’Italia. Un movimento “pacifico, in collegamento coi cubani di Cuba, non di Miami”. La sua esperienza nel Mcl inizia nel 2003, quando viene contattato da uno dei fondatori del movimento, Oswaldo Payá, fra i più noti dissidenti di Cuba e ferreo oppositore di Fidel Castro. E per questo avversato in ogni modo e con ogni mezzo dal governo castrista, morto nel 2012 in un incidente stradale, ma i suoi familiari e gli attivisti di Mcl hanno sempre sostenuto che si è trattato di un attentato.
Trotta negli anni ha sviluppato rapporti nazionali e internazionali come esponente italiano di Mcl, e di recente è stato anche ricevuto dal segretario di stato Vaticano card. Parolin.
“E’ positivo che il Meeting si interessi di Cuba dopo il sasso nello stagno lanciato da papa Francesco e quello che ne è seguito, che ha rimesso in movimento la situazione, ma se si scade nel politicamente corretto è la fine”, dice Trotta. “Così ho chiesto al Meeting che il confronto ospitasse anche la voce del popolo e della dissidenza. Invece ci saranno solo due uomini d’affari, uno cubano e uno americano, ed un rappresentante della Conferenza episcopale. Se la cantano e la suonano fra di loro, manca il popolo, che di fatto continua a vivere in una povertà paurosa e Cuba rischia di tornare ai tempi di Batista, quando era il “pascolo” e il bordello a cielo aperto degli Stati Uniti”. Non solo.”Cuba non si sta smuovendo di una virgola rispetto al tema dei diritti umani, anzi la situazione è peggiorata. Ecco perché occorre una parola chiara, che nemmeno la chiesa cubana riesce ad esprimere pienamente in quanto spaccata fra chi vuole il dialogo col regime e chi testimonia una chiesa di frontiera”. Ma davanti alla proposta di dare la parola anche al Movimiento Cristiano Liberación, Emilia Guarnieri, storica presidente del Meeting, ha risposto che scopo del Meeting non è quello di dare voce a chi non ce l’ha. “Mi è stato risposto che non avrei potuto intervenire alla tavola rotonda perché c’erano già gli accordi coi relatori ed era stato tutto determinato, ma avrei potuto incontrare in maniera privata i relatori”. Però a fare sobbalzare il rappresentante di Mcl è stata la motivazione scritta nella mail dal presidente della Fondazione Meeting: “Scopo del Meeting non è quello di dare voce a chi non può parlare”. E Trotta commenta: “Questo mi ha fatto cadere le braccia. Io ricordo il Meeting che ha dato voce ad Havel, alla dissidenza dei paesi dell’Est, a Solidarnosc…Fra l’altro nel 2004 sono stato invitato da Havel, amico di Osvaldo Payà, a Praga per partecipare ad un convegno internazionale su Cuba.”
“Non vorrei”, conclude Trotta, “che ad avere il sopravvento in questa vetrina su Cuba ritagliata all’interno del Meeting fosse quasi esclusivamente una logica di affari legata alla Cdo e una via per far fare business alle proprie imprese”. Da segnalare che Michele Trotta proviene dalla esperienza di Cl e quindi sua intenzione non è certo quella di aprire un fronte di polemica sterile. Parlare di questa frattura dolorosa gli costa e gli pesa.
Prende la parola anche un noto ciellino riminese, Giuseppe Argelli: “Da mesi, insieme ad altre centinaia di aderenti a Comunione e Liberazione, chiedo a Julian Carron chiarimenti ed un confronto per capire la svolta che sta dando alla nostra esperienza (così rilevante per la società italiana) e veniamo costantemente ignorati. All’ultima richiesta del 12 agosto scorso, mi è stato risposto (da persona a lui vicinissima) con un sms che reca il seguente messaggio:”Caro Giuseppe, Carron è all’estero, comunque ti domando: non ne hai avuto abbastanza con l’esperienza del volantinaggio agli esercizi della fraternità per riprovarci al Meeting? La gente non è mica scema. Ho il presentimento che se insisti con questo modo di fare finirai solo per scavarti ancora di più la fossa con le tue stesse mani”. Questo, chiosa Argelli, “è il clima all’interno di Comunione e Liberazione ora”. Il Meeting può cominciare.

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