Il Meeting va, fra contestazioni, esclusioni e applausi

Il Meeting va, fra contestazioni, esclusioni e applausi

All'ingresso dei padiglioni fieristici stamattina è stato distribuito da alcuni ciellini un volantino che contesta apertamente quello che è diventato il leader ormai più influente in Cl e la vera guida del Meeting: Giorgio Vittadini. Mentre mons. Negri presenta il suo libro a Rimini ma non in Fiera e Socci inorridisce perché il Dio dei ciellini è diventato Allah.

Si apre con la messa celebrata dal vescovo di Rimini (alle ore 11.15), mons. Francesco Lambiasi, la terza giornata del Meeting, che si addentra poi nei temi economici, politici, sociali e religiosi. Interviene il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia (ore 13), si parla di “presente e futuro dell’Eurozona” (ore 15), di disabilità come risorsa (ore 19), passando per uno di quegli incontri che danno un senso alla partecipazione di tanti, giovani e adulti, all’evento di Cl, ovvero quello col missionario carmelitano Federico Trinchero (“Bangui, Centrafrica: «La capitale spirituale del mondo», ore 15). Alle 17 tocca allo scrittore Luca Doninelli dipanare il titolo di questa nuova edizione, “tu sei un bene per me”.
Ma stamattina all’entrata dei padiglioni fieristici c’è stata una sorpresa: alcuni ciellini (in prima fila sempre Giuseppe Argelli) hanno distribuito un volantino, solo in apparenza non a tema col filo rosso che percorre confronti e mostre. Il titolo è “Rifondazione ciellina?”. Contesta direttamente colui che è diventato la vera guida del Meeting (ormai saldamente in mani milanesi, scrive oggi Bruno Sacchini sulla Voce di Romagna, coi ciellini riminesi espropriati e colonizzati a causa di un deficit culturale: libera sintesi di Rimini 2.0), cioè Giorgio Vittadini. Il testo integrale del volantino lo si può leggere qui sotto.
Tuona anche Antonio Socci, e se la prende con un editoriale pubblicato da Avvenire in apertura del Meeting, che reca la firma di un altro ciellino che è di casa alla kermesse cattolica, Davide Rondoni. Il quale, preoccupato di trovare un bene ovunque, arriva a scrivere che “per chiunque creda – cristiano o islamico o ebreo – Dio è uno, grande, onnipotente, misericordioso. Le differenze semmai sono a riguardo dell’io”, fino a mettere praticamente sullo stesso piano Isis e occidente: “C’è un io sottomesso tanto nel radicalismo islamico quanto nell’occidente tecnocapitalista”. Sono “enormità fuori dalla fede cattolica”, a “un passo dall’abisso (e anche dal ridicolo)”, ribatte Socci dal suo blog. “Come si vede ormai “l’effetto Bergoglio” sta dilagando. Siamo alle parole in libertà”. E Socci ricorda che “l’islam nasce dalla negazione della divinità di Gesù Cristo e dalla negazione della Trinità di Dio”.
Chi invece la dottrina la conosce molto bene, nel programma del Meeting non compare nemmeno quest’anno per cui a chi interessa ascoltarlo può partecipare alle ore 19 di oggi, al Cinema teatro Tiberio di Rimini, alla presentazione di un volume documentato e che si legge tutto d’un fiato, “False accuse alla Chiesa. Quando la verità smaschera i pregiudizi” (Gribaudi), con prefazione di don Giussani. L’autore è mons. Luigi Negri e scrive fra l’altro che “se si eliminasse dalla storia degli ultimi 250 ani la Chiesa cattolica, e il magistero dei Papi in particolare, noi avremmo il prevalere indiscusso e invincibile dell’ideologia. L’unica forma di resistenza organica all’ideologia e capace di catalizzare altri fattori di resistenza è indiscutibilmente quella della Chiesa cattolica”.
La resistenza dentro il movimento di Cl si è bruciata. Ora è tutto dialogo e umanitarismo.
Intanto ieri l’ufficio stampa del Meeting ha smentito che sia venuta dagli organizzatori della manifestazione la richiesta di oscurare la statua della Madonna dallo stand della casa editrice Shalom (video di Repubblica.it), ma non ha ancora detto nulla sulla esclusione del Movimiento Cristiano Liberación dalla tavola rotonda su Cuba, dove prevalgono relatori che sono uomini d’affari e non è previsto alcun testimone delle persecuzioni del regime castrista, che continuano come e più di prima del disgelo e della normalizzazione dei rapporti fra Stati Uniti e Cuba.

Non tutti i tu sono un bene per Vittadini

Julian Carron rifonda Comunione e Liberazione e nega sistematicamente un confronto aperto e libero con i tanti che dentro CL hanno manifestato sconcerto in relazione alle scelte da lui fatte a nome di CL.
Manifestando disinteresse nei confronti del volto pubblico del Movimento, offre man leva alla nuova anima del Meeting Giorgio Vittadini, che in rapidissima successione spara le seguenti:
1) Prima in occasione delle elezioni, ora in occasione della riforma costituzionale, non crede che la comune appartenenza a Cristo sia capace di determinare un giudizio diverso e incita i ciellini a farsi un’idea e votare secondo coscienza. Spettacolare cedimento alla mentalità dominante. Vittadini predica il “tot capita, tot sententiae”. Ma questa è la scelta religiosa, cioè l’esperienza cristiana non può riguardare tutti gli ambiti, non può essere totalizzante. Esattamente ciò che, entrando al liceo Berchet, don Giussani contestava.
2) Vittadini si domanda come possa definirsi filogovernativo questo Meeting: forse non ha visto il programma (150 relatori di area governo e 4 centrodestrorsi).
3) Non è vero, come lui dice, che al Meeting c’è lo spaccato di tutto: alcuni non possono venire e non li vogliono. Non “tutti i tu sono un bene” per Vittadini: l’anno scorso i domenicani, quest’anno i rappresentanti del popolo cubano perseguitati da Castro.
4) Vittadini dice che da giovane ha ceduto, in politica, all’egemonia e dice che la nostra esperienza oscilla tra tentazione egemonica e testimonianza personale. Questa è una lettura storica inaccettabile e offensiva per tutta la storia di passione e dedizione di moltissime persone che hanno contribuito in politica a costruire uno dei modelli amministrativi più efficienti a livello europeo come dimostra l’esperienza della Regione Lombardia.
Vittadini non deve scambiare la tendenza egemonica (che ha un suo intrinseco valore, basta rileggere Gramsci, De Gasperi o anche La Pira) con la pratica di far “marchette”, privilegiando più la vicinanza al capo piuttosto che le qualità e la competenza. Da questo punto di vista ci aspetteremmo sì una vera e anche personale autocritica… Dopo 30 anni ancora non si è capito cos’ha detto Giussani nel famoso discorso di Assago: la politica come massima espressione di conoscenza della realtà. Nel passato non c’è stato alcun cammellamento di voti: ci veniva proposto di votare DC poiché garantiva, a differenza degli altri partiti, l’esperienza della Chiesa e fare propaganda era un’occasione per portare Cristo alla gente. Noi abbiamo vissuto le elezioni così. Furono esperienze bellissime di libertà e crescita personale. Ora pare che la libertà sia non avere e non ricercare più alcun giudizio comune: a noi non sono mai arrivate direttive ma un giudizio più adeguato alla realtà (spesso maturato in modo drammatico e non senza contrasti), ma che ci ha fatto maturare e crescere. Adesso anche una sola richiesta di confronto o di chiarimento rivolta ai capetti di turno, dal cerchio magico attorno Carron in giù, viene censurata e risulta sistematicamente priva di risposta. Nell’appiattimento e nella noia più assoluta.
5) Vittadini, in una recente intervista al Sussidiario, dice: “alla domanda sul dolore, per esempio, Giussani rispondeva “non lo so, guarda Cristo”. Ma questo è un orrendo tentativo di far passare Giussani per un fatalista. In realtà Giussani dice ben altro: “la risposta è che Dio ha voluto il suo disegno nel mondo così. Prova: è venuto nel mondo ed è morto. Controprova: il dolore diventa un’obiezione solo quando non lo si accetta. Accettando il dolore si cresce. Si cresce nella percezione di sé, nel senso del limite di tutte le cose, nella coscienza che solo Dio vale. Cristo ti rivela che il dolore ha uno scopo: partecipare alla redenzione del mondo, alla Croce di Cristo, fa diventare l’uomo più se stesso perché lo fa diventare cosciente dei suoi limiti e più amoroso degli altri uomini. Senza Cristo non c’è un senso del dolore. Questa è proprio la cosa più vera: non c’è senso al dolore, perché l’unico che può dar senso a una cosa è chi la vince. Questo è il contrario del fatalismo, che è accettare il dolore senza ragioni”. (Realtà e giovinezza. La sfida, pagine 201-202 )

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