Modellare la santità: in esclusiva il nuovo monumento funebre a Sandra Sabattini

Modellare la santità: in esclusiva il nuovo monumento funebre a Sandra Sabattini

Paola Ceccarelli ha ricevuto il compito di realizzare il monumento funebre di Sandra Sabattini, che la chiesa ha già proclamata venerabile. In questa intervista spiega il difficile lavoro che ha affrontato, "far rivivere il volto di una persona realmente esistita, già a sua volta ‘modellata’ da Dio", ma anche il coinvolgimento che è nato.

Dopo la conclusione del processo diocesano avvenuta nel 2017, il 6 marzo di quest’anno papa Francesco ha autorizzato la pubblicazione del decreto che dichiarava “venerabile” Sandra Sabattini. Così è iniziata la fase finale del percorso di beatificazione, aperto ufficialmente nel settembre 2006 dall’allora vescovo di Rimini Mariano De Nicolò: la chiesa riminese potrebbe ritrovarsi nel suo seno un’altra santa, anch’essa sgorgata all’interno della comunità Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi; anche per lui è già partito il processo di beatificazione.

La storia di Sandra Sabattini, nata a Riccione il 19 agosto 1961 e morta il 2 maggio 1984 in seguito ad un incidente in cui è stata coinvolta quattro giorni prima, è totalmente segnata dalla fede nella quale è vissuta sin dalla nascita nella sua famiglia e dall’incontro con don Oreste Benzi. Fu questo sacerdote che, con la sua implacabile e bonaria caparbietà, suggerì l’idea di fare santa questa ragazza. Promuovendo questa causa disse nel 2006: “ Ci sono gli sposi santi, ci sono i genitori santi. Ma non sarebbe bello anche avere una fidanzata santa?”. Già Rimini 2.0 il 2 marzo dell’anno scorso anticipò la notizia della guarigione miracolosa, per mano di Sandra Sabattini, di Stefano Vitali, primo segretario di don Oreste e della sua comunità nonché ex presidente della Provincia e assessore col sindaco Alberto Ravaioli per una decina d’anni. La sua prodigiosa guarigione da un tumore viene addebitata all’intercessione di Sandra Sabattini. Nel 2007 infatti a Stefano Vitali venne diagnosticato un tumore intestinale e la sera prima dell’operazione don Oreste andò a trovarlo dicendogli: “Io ti affido a Sandra e ho chiesto a tutta la comunità di pregare Sandra per la tua guarigione”. Guarigione che peraltro avvenne, inspiegabilmente dal punto di vista medico, a soli tre mesi dall’infausta diagnosi. Disse più tardi l’oncologo Alberto Ravaioli: “Durante la mia esperienza di primario oncologo ho curato centinaia di tumori come questo ma di pazienti guariti c’è solo Stefano Vitali”.

Di prodigi e santità parleremo più avanti; ora sintetizziamo una chiacchierata con Paola Ceccarelli, l’artista a cui la Diocesi ha affidato il compito di realizzare il monumento funebre di Sandra Sabattini. La commissione diocesana d’arte sacra ne ha approvato il lavoro. Paola svela di aver pensato qualche volta di non essere all’altezza del compito: “Io credo che l’incontro con don Oreste e la sua comunità a 13 anni, abbia marchiato indelebilmente di umiltà e giovialità, la personalità e la fede di Sandra, caratteristiche che però aveva già raccolto e piene mani nella famiglia e nel rapporto con lo zio prete (don Giuseppe Bonini). Sono consapevole poi che una difficoltà ulteriore viene dal fatto di aver dovuto raffigurare, oltre a quello di Sandra, i tanti volti che le sono stati vicini”. Guardando i bozzetti e i disegni con l’autrice si intuisce questa difficoltà: la scena che attualmente non è ancora ultimata, dà un senso di movimento, è una sorta di croce, col braccio orizzontale più lungo di quello verticale. Più che una croce, si tratta di una vela (col braccio orizzontale lungo 2,20 metri e quello verticale di circa 1,50); al centro una sorridente Sandra che sta avanzando con in una mano un fiore di calicanto e nell’altra tiene una figura che sta trascinando con sé e che rappresenta il povero. Dice Paola Ceccarelli: “Ho voluto così raffigurare la sua decisione vocazionale di servire Cristo nei poveri. Ai suoi fianchi da un lato c’è don Oreste Benzi e una bambina che camminano verso il centro della scena. Dall’altro lato dell’opera si vedono il padre, la madre e lo zio don Giuseppe Bonini”.

Don Giuseppe Bonini e la madre di Sandra Sabattini nell’opera di Paola Ceccarelli

Qual è stata la cosa più difficile da realizzare?
“Sono state le linee e i tagli delle figure nelle quali ho tentato di riprodurre le onde, cercando un movimento vivificante della scena: il tentativo cioè di rappresentare i personaggi vivi e animati dall’azione del soffio della Spirito di Dio. Non si tratta di singole figure ma di una comunità di amici, del corpo della Chiesa. Lei è sorridente perché era la sua peculiare caratteristica, insieme all’impeto e alla determinazione appassionata, e corre tra la natura che tanto amava; non perché fosse una ecologista ante litteram ma perché nella natura rinveniva la presenza benevola di Dio. Questa radicalità di abbandono in una ragazza così giovane mi ha stupita e credo mi abbia aiutato a trasmettere in quest’opera tutte le doti di questa meravigliosa persona”.

Cos’altro ti ha colpito della personalità di Sandra?
“Anche se tanto determinata, Sandra era molto umile e anche nell’opera ho cercato di creare solchi del moto ondoso o anche quelli del contadino nel terreno prima di seminare, quasi ci dovessimo svuotare di tutto il nostro orgoglio ed egoismo per farci riempire da quanto Dio vuole per noi. Ho letto nel suo diario che se noi ci presentiamo davanti a Dio già pieni e sazi, Dio non può fare nulla per noi: dentro un bicchiere pieno non si può versare più nemmeno una goccia. Quei solchi della scultura sono la nostra povertà e le nostre ferite, il nostro desiderio di essere salvati. Sono ferite che permettono a Dio di entrare nel nostro cuore indurito e di redimerlo. Le onde poi riprendono il ritmo travolgente e frenetico della vita di Sandra che pure in questo attivismo non veniva distratta dall’intravvedere la presenza divina che la chiamava a sé”.

Cosa sta lasciando in te questo lavoro?
Prima di rispondere, Paola riflette per un istante, poi dice con la voce che s’increspa un po’ per l’emozione: “Ti confesso di avere avuto momenti non facili affrontando questo lavoro l’estate scorsa; quando cerchi di modellare la creta per creare il volto e le mani, ti rendi conto di avere una grande responsabilità e ti sembra che in quelle mani e in quei volti (soprattutto quello di Sandra) ti venga chiesto di fare passare un tesoro che non è tuo, un tesoro che dovrà essere a sua volta donato a chi guarderà. E’ da un lato davvero tremendo perché sembra difficilissimo riuscirci (anzi secondo me è… quasi impossibile) dall’altro è meraviglioso e un privilegio perché è proprio il fascino del lavoro artistico. Modellando la creta devi far rivivere il volto di una persona realmente esistita, già a sua volta ‘modellata’ da Dio ed anche conosciuta da tanti ancora oggi e non è che puoi andare troppo di fantasia. Insomma c’è un enorme differenziale di capacità tra quello che sai fare e quello che devi fare. Ho passato giornate intere a fare e rifare questo volto fino al punto di staccare e quasi arrendermi. Poi una mia amica mi ha mandato una sua foto nella quale diceva di assomigliare a Sandra. In effetti la somiglianza di questa amica, che si chiama Marina, è forte, soprattutto negli occhi e nella rotondità del viso. E’ stato un segno e le ho chiesto di venire a casa mia a farmi da modella. Ora l’ho fatto e aspetto con ansia il risultato. Penso sia venuto bene ma prima di dirti questo con certezza, lo vorrò rivedere. Ti dico solo che ce l’ho messa tutta perché non mi basta che ci sia somiglianza alla persona ritratta, vorrei che fosse viva, come in effetti è per la nostra fede. In effetti Sandra l’ho inserita nella lista delle persone che prego, come Alberto Marvelli e tanti altri”.

Don Oreste Benzi. “L’incontro con lui e la sua comunità a 13 anni, ha marchiato indelebilmente di umiltà e giovialità, la personalità e la fede di Sandra”

A proposito di biografia e del processo canonico c’è una postilla importante da fare partendo da una frase del suo diario, la cui prima edizione viene curata nel 1984 dallo stesso don Oreste Benzi mentre un’altra edizione in due volumi (“La santa della porta accanto”) è stata curata da Laila Lucci. Sandra su un foglio volante scrive: “la vita senza Dio è un passatempo noioso con cui giocare in attesa della morte”. Appena 18enne si è fidanzata con un amico anche lui della comunità Papa Giovanni XXIII ma che testimoniò in seguito che al loro primo incontro lei lo portò in un cimitero di campagna per pregare sulle tombe delle persone anziane dimenticate da tutti.
Un incidente ne stroncò la vita terrena senza darle il tempo di laurearsi in medicina e di coronare il suo sogno di andare in missione in Africa. Un fatto altrettanto misterioso e sorprendente ha segnato il suo aldilà: quando il 22 aprile 2009, a 25 anni dalla morte, una commissione si reca nel cimitero di Sant’Andrea in Casale (di fianco alla fossa dove nel 1992 venne sepolta anche Agnese, la mamma di Sandra) per una ricognizione canonica e per traslare la salma nella chiesa di san Girolamo, dove allora era parroco lo zio don Giuseppe Bonini, si trovano solo alcuni pezzi della croce sopra la bara e qualche brandello dei calzini e del pizzo che rivestiva l’interno della cassa. Non si trova invece neppure un piccolo osso del suo corpo, nonostante le operazioni di scavo si allargano tutt’intorno. Tutti i presenti, il vescovo Francesco Lambiasi, don Nevio Faitanini della Papa Giovanni, don Giuseppe Bonini, il medico legale e il fratello di Sandra, anche lui medico, restano interdetti. L’unico non impressionato fu il padre, Giuseppe Sabattini, che disse: “E’ tornata da dove è venuta”. Qualcuno ipotizza un mistero, qualcun altro che il corpo sia stato trafugato. Una sola cosa si può dire con certezza: che in quel cimitero la terra umida e argillosa potrebbe avere facilitato il processo di mineralizzazione e decomposizione della salma.
Nella chiesa di San Girolamo era pronto il sepolcro, anche questo realizzato da Paola Ceccarelli (sulla base di un sogno della stessa Sandra Sabattini che aveva avuto la visione onirica della sua tomba piena di fiori vivi) e posizionato dall’architetto Francesco Baldi, ma l’imprevisto scombinò i piani: così il sepolcro non venne chiuso del tutto ma coperto con una lastra di cristallo trasparente da cui s’intravvede qualche pezzo di legno e nient’altro.
Il Vescovo, durante la messa del 25° anniversario della morte il 2 maggio 2009 a pochi giorni da questo misterioso episodio, ha immaginato che Sandra dicendo il suo ultimo sì abbia chiesto al Signore un’ultima grazia: quello che di lei non rimanesse niente per assomigliare in tutto al Cristo.

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