Il progetto di legge del Congresso di Stato rende possibile l’intervento fino al nono mese anche in cliniche private e non contempla l’obiezione di coscienza. Il giurista Giacomo Rocchi e l’associazione «Uno di Noi» lanciano la campagna per modificare la norma attuativa del referendum. Con la benedizione del vescovo Turazzi.
«A San Marino è in gioco la libertà»: lo ha detto il giurista Giacomo Rocchi mercoledì a Domagnano in una serata di discussione sul progetto di legge governativo sull’aborto. Consigliere presso la Corte di Cassazione italiana, il dottor Rocchi ha lanciato l’allarme sulla libertà di coscienza di cui nel pdl depositato dal Congresso di Stato «non si fa nemmeno parola, nonostante la legge fondamentale di San Marino preveda espressamente la sua tutela»: «il fatto di non prevedere la possibilità per i sanitari di obiettare all’obbligo di uccidere un bambino non ancora nato – ha aggiunto Rocchi – dimostra l’ispirazione totalitaria di questo disegno di legge».
Oltre al primo punto critico – l’ideale della libertà è da sempre il biglietto da visita dell’antica repubblica – Rocchi ha toccato un altro tema assai problematico: «rischiate di diventare meta di turismo abortivo», ha denunciato, «dal momento che il progetto di legge non fissa alcun limite».
Spiega sull’argomento una nota degli organizzatori dell’incontro di Domagnano: il pdl «lascia aperta la possibilità di eseguire degli aborti fino al nono mese, di effettuare tale pratica in strutture private e infine, vista l’asimmetria rispetto alla normativa italiana, di avviare il “turismo abortivo” a San Marino con tutte le attività ad esso connesse rispetto al business collegato alle pratiche abortive, a partire dal trattamento dei tessuti abortivi, per i quali appare quanto mai opportuno sancire il divieto della loro commercializzazione.»
L’evento del 6 aprile in Sala Montelupo è stato promosso dal Coordinamento delle Aggregazioni Laicali – Diocesi di San Marino-Montefeltro e dall’Associazione Uno di Noi, presieduta dall’avv. Chiara Benedettini che afferma: «Mai come in questi tempi sentiamo la chiamata ad intervenire pubblicamente per affermare e tutelare i diritti dei più deboli, all’interno di un sistema economico e sociale che finge di includere le diversità, ma che di fatto esclude chi non ha voce».
Fra gli intervenuti anche l’avv. Antonella Mularoni, già Giudice alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, che ha sottolineato, fra l’altro, «il necessario coordinamento con progetti di legge di tutela e di aiuto alle famiglie che giacciono fermi in Consiglio Grande e Generale a dispetto delle dichiarazioni fatte da tutti gli attori della campagna referendaria di volere prima di tutto aiutare le donne e le famiglie nell’esercizio della genitorialità».
La serata – molto partecipata – è stata introdotta dal saluto del vescovo mons. Andrea Turazzi.
Hanno preso la parola don Gabriele Mangiarotti con un messaggio dagli USA del Movimento 40 giorni per la vita, Gian Luigi Giorgetti responsabile del Coordinamento delle Aggregazioni Laicali di San Marino – Diocesi di San Marino-Montefeltro, Marina Corsi presidente dell’Associazione Accoglienza della vita, Adolfo Morganti presidente di Paneuropa San Marino, Gianni Ricciardi della Associazione Papa Giovanni XXIII.
L’esito del referendum del 26 settembre 2021 non sembra aver spezzato né piegato la schiena a chi, nell’antica Repubblica, crede nella vita come dono da rispettare e nella famiglia come cardine della società. Ad esempio l’associazione Uno di Noi, nata recentemente «per dare impulso e vigore alle attività già avviate durante la campagna referendaria dello scorso anno su spinta di cittadini di diverse estrazioni culturali e sociali che hanno deciso di testimoniare concretamente il loro impegno.» Il gruppo si qualifica come «una associazione culturale apolitica che intende porsi come interlocutore per i cittadini, le istituzioni e le componenti della società impegnate per la difesa della vita e dei diritti della persona.» Uno di Noi si prepara al dialogo a tutto campo «affinché, nel rispetto del recepimento del quesito referendario, la normativa sammarinese possa contemperare principi non derogabili rispetto alla tutela della vita e dei diritti della persona.»
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