Non si salva più niente: dai beni tutelati alla spiaggia libera

Non si salva più niente: dai beni tutelati alla spiaggia libera

Dalle arcate del Ponte di Tiberio alle scarpate di Castelsismondo, dall’ala moderna del Museo fino agli scarsi frustoli della spiaggia libera di Piazzale Boscovich. Dj Andrea invade tutto. Se una parte della politica che ancora governa Rimini è davvero critica, è ora che ricordi cosa scriveva Raffaello.

Se c’è una città dove non mancano momenti e luoghi dove ascoltare e ballare la musica dei dj quella è Rimini. Non basta il Capodanno più lungo del mondo, la Molo Street Parade, la Beach Arena, il Tiberio Music Festival e varia compagnia cantante che allieta rumorosamente le nostre serate e nottate. Quanto ai luoghi ormai, solo per fare qualche piccolo esempio, si invade di tutto: dalle arcate del Ponte di Tiberio alle scarpate di Castelsismondo, dall’ala moderna del Museo fino agli scarsi frustoli della spiaggia libera di Piazzale Boscovich. Ma il nostro principesco sindaco deve aver avuto la visione che tutto questo può non bastare. Necessitano deliri dionisiaci all’ombra dell’unico castello del Brunelleschi. Non si è osato scavare il fossato intorno a Castel Sismondo, come avevano richiesto i migliori storici e archeologi della città, ci si è limitati a disegnare un parchetto di marmi rosa ed erbette che somiglia più che a qualcosa di vero (e storico) a una simulazione grafica, vale a dire a un rendering.

“La Rocca è un’opera straordinaria ma di fatto è un contenitore” – ci ha spiegato il munifico sindaco Andrea Gnassi – “cosa dovremmo farci? Il Museo della tortura o quello delle cere?”. Detto fatto. Sulla scia (anzi superandola e doppiandola) di quanto ha fatto il suo mentore e sponsor Dario Franceschini nella Reggia di Caserta ospitando “cene eleganti”, le sale dove Sigismondo Pandolfo Malatesta e Isotta degli Atti hanno vissuto la loro leggendaria storia d’amore, ascoltando le musiche di Guillaume Dufay, ospiteranno la più creativa musica elettronica “globale” del Music Inside Festival.

Ora, il Codice dei beni culturali (un oggetto misterioso per il nostro Comune ma anche per la locale Soprintendenza) vieterebbe gli usi “incompatibili” con il carattere storico-artistico dei beni tutelati. Tocca usare il condizionale, perché l’obiettivo di far cassa e “valorizzare” con le più strampalate idee sembra un’esigenza più sentita rispetto alla difesa del nostro patrimonio storico-architettonico. Avviene lo stesso per la spiaggia libera che non è più un patrimonio comune ambientale ma un qualsiasi spazio pubblico da occupare imprenditorialmente e non da usare per il suo scopo naturale, che è appunto quello di essere “libera”.

La città merita dignità e rispetto, merita un’educazione al civile e al bello. Lo stile Franceschini è stato sonoramente punito dall’uninominale. Sorprende il silenzio del PD circa lo sciagurato stile Gnassi, che di quello di Franceschini ne è la rappresentazione cubica, con la sua frenesia di fare soldi con i beni culturali e ambientali (la famosa “messa a reddito” e “valorizzazione”) e dire e fare qualsiasi sciocchezza – cementificare, saccheggiare, stravolgere e orpellare – gli passi in mente da Genserico della cultura quale è. Un “fare” che disgraziatamente manteniamo con le nostre tasse, mentre le strade restano così costellate di buche che ci si potrebbe piantare le patate.
A Rimini siamo tornati all’antico regime: abbiamo fame, ci fanno vedere le brioches.
Se davvero una parte della politica che ancora governa Rimini è davvero critica, è ora che ricordi cosa scriveva Raffaello al papa del suo tempo: “non deve essere tra gli ultimi vostri pensieri aver cura che quel poco che resta di questa antica madre della gloria e della fama italiana, e che eccita alla virtù gli spiriti che oggidì sono tra noi, non sia estirpato e guasto dalli maligni, dagli ignoranti”.

COMMENTI

DISQUS: 0