Nuovo mercato ittico, cantiere navale e avamporto: l’immobilismo di Comune e Regione

Nuovo mercato ittico, cantiere navale e avamporto: l’immobilismo di Comune e Regione

La Cooperativa lavoratori del mare ha un volume d'affari che sfiora i 10 milioni di euro. Quella di Rimini è la prima marineria costiera dell'Emilia Romagna. Ma opera in strutture inadeguate. Potrebbe diventare in assoluto una punta di diamante in Italia. Ma attende da 12 anni che Comune e Regione facciano la loro parte.

Bisogna contestualizzare le affermazioni di Giancarlo Cevoli, storico presidente della Cooperativa lavoratori del mare, di cui diremo fra poco.
Quella di Rimini è la più importante marineria costiera dell’Emilia Romagna. Altre, un tempo gloriose (ad esempio quella marchigiana) si sono ridimensionate. Goro resta un importante mercato ma legato all’allevamento delle vongole. La cooperativa di Rimini ha una novantina di pescherecci, 12 battelli con turbo soffianti per la raccolta delle vongole, 31 per la pesca a strascico in altura, 8 battelli per la circuitazione, 6 per la pesca a rampone, 23 per le reti da posta e altro. I lavoratori del mare di Rimini (alla cooperativa aderiscono pescatori e armatori) si fanno notare su scala nazionale e sono al vertice in ambito regionale con circa il 70% del fatturato totale. La forza lavoro è principalmente tunisina, gli armatori in prevalenza lampedusani, la restante parte è costituita da qualche romagnolo e da alcuni marchigiani.
Commercializzano 1400 tonnellate annue suddivise fra pesce azzurro, sogliole, zanchetti, triglie, cefali, naselli, moli, crostacei, molluschi e cefalopodi. Il volume d’affari sfiora i 10 milioni di euro. Quello di Rimini è uno dei pochi mercati ittici in attivo a livello nazionale. Riceve in prevalenza il pescato conferito dai soci (76% del volume d’affari) al quale si aggiunge un 13% di prodotti di seconda commercializzazione, un 6% di prodotti importati e un 5% di prodotti provenienti dai porti nazionali. E’ un mercato gettonatissimo. Per rendersene conto basta affacciarsi nella sala d’asta quando sulle tribune siedono poco meno di 200 acquirenti accreditati: grossisti, ambulanti, ristoratori, titolari di pescherie, eccetera. Fra l’altro con un metodo elettronico all’avanguardia per acquisti e pagamenti.
Questa ricchezza economica, che potrebbe ancora crescere se fosse messa nelle condizioni di poterlo fare, è avvilita all’interno di un mercato ittico (nella foto in alto) ormai vecchio e inadeguato.

Il progetto del nuovo mercato ittico di Rimini

Il progetto per il nuovo mercato ittico ha iniziato il suo iter dodici anni fa e ancora non se ne è fatto nulla. Fra l’altro, lungaggini permettendo, potrebbe essere un progetto pilota nazionale in linea con gli indirizzi della nuova politica comune della pesca e coi compiti assegnati da Europa 2020 per i progetti competitivi e sostenibili. Rimini, insomma, potrebbe diventare in assoluto una punta di diamante in Italia, se le istituzioni locali e regionali non continuassero a perdere tempo.
Stiamo parlando di un progetto immediatamente cantierabile. Tre piani sono stati previsti per il nuovo edificio: uno interrato per la lavorazione delle reti da pesca e per depositi di prodotti necessari alle varie attività; il piano terra con l’area di ricevimento e di uscita del prodotto, la sala d’asta, le celle frigorifere anche per la lavorazione e congelazione del prodotto, oltre ad impianti per la produzione e fornitura di ghiaccio in scaglie e di cassette di confezionamento, locali per gli acquisti collettivi per la fornitura di attrezzature o di prodotti occorrenti per le barche, gli uffici, un bar e un servizio di degustazione dei prodotti gestiti dai pescatori; il primo piano con sale per conferenze e il museo della storia della marineria, più una terrazza belvedere. Quasi 6.800 metri quadrati, all’esterno parcheggi (1.200 metri quadrati).
E’ un grande progetto e i costi sono importanti: oltre 14 milioni di euro, che devono essere coperti soprattutto dai Fondi europei. La Cooperativa è pronta a fare la propria parte in termini di risorse finanziarie.

E’ di questo che si parla quando si dice marineria di Rimini e nuovo mercato ittico. Un’amministrazione comunale attenta all’economia, al lavoro, ma anche al turismo, ci si sarebbe già gettata – è il caso di dirlo – a pesce. Invece sono passati, bisogna ripeterlo, dodici anni. Adesso bisogna dare la parola a Giancarlo Cevoli, che per i lavoratori del mare ha speso la vita, essendo il loro presidente da alcuni decenni. “Mi sono ormai stancato di combattere contro la burocrazia. Siamo ancora in attesa dei soldi del fermo pesca di due anni fa, è una vergogna, continuiamo a scrivere lettere a chi di dovere, ci dicono che lo stanziamento c’è ma …”. Burocrazia sorda a Roma, politica distratta a Rimini e a Bologna: “Il progetto del mercato ittico…?” Rischia di diventare una barzelletta. “Noi abbiamo speso mezzo milione di euro fra tutto, ma continuano a perdere tempo, solo promesse. Il sindaco Gnassi è bravo, sta facendo molte cose, soprattutto si dà da fare su quei progetti che danno visibilità… ma il mercato non va avanti”, dice Cevoli. “Noi in questi anni ci siamo spesi parecchio, abbiamo creato sinergie unendoci con la cooperativa la Bussola e adesso siamo in dirittura d’arrivo per quanto riguarda la fusione anche con la cooperativa riccionese piccola pesca Secondo Tomassini, abbiamo lavorato per dare robustezza alla pesca ma da parte delle istituzioni non vedo lo stesso impegno”.

Ci sono altri due capitoli che stanno a cuore a Giancarlo Cevoli. Uno è quello del cantiere navale: “L’amministrazione comunale ci propose di stralciare il progetto: prima il mercato ittico e poi, a ruota, il cantiere. Tutto fermo, e in Comune sanno bene in quali condizioni versi il cantiere navale, da terzo mondo”.
Secondo: l’avamporto. “La Regione dispone quest’anno di grosse somme, derivanti dai Fondi Europei, che permetterebbero anche di realizzare il terzo stralcio, pure in questo caso il progetto c’è ma l’amministrazione deve fare la propria parte, impegnare gli uffici per portare avanti la pratica e fare la voce grossa in Regione, altrimenti i finanziamenti non li avremo. E con la realizzazione dell’avamporto protetto si possono ricavare anche nuovi ormeggi sia per grandi imbarcazioni da pesca e sia per yacht. Si parla tanto delle autostrade del mare e del collegamento con la Croazia, ma se non si fanno le strutture restano solo belle parole”.
Era il 2003 quando l’allora assessore Tiziano Arlotti dichiarava: “La realizzazione di un molo di ponente costruito tradizionalmente con diga emergente e scogliera a mare doterebbe Rimini di un avamporto protetto tale da consentire un attracco anche in caso di tempesta, un approdo a navi e una buona compensazione agli effetti della subsidenza, una più ampia disponibilità di banchine per l’attracco di barche da diporto e per l’approdo di pescherecci con una conservazione dei fondali del porto contro gli effetti delle maree. La realizzazione di questa soluzione è stimato possa costare 3,5 milioni di euro e progettazione e realizzazione potrebbero avvenire in circa 32 mesi. Indubbiamente tale ipotesi è la più suggestiva ma anche la più confacente a una realtà che potrebbe dotarsi di un porto tra i più importanti dell’Adriatico e che si integrerebbe perfettamente con lo esigenze di sviluppo della città e dell’intera provincia. Proprio per questo motivo e per il fatto che tali scelte non possono che essere effettuate col sostegno e col finanziamento da parte della Regione, porteremo al Presidente Errani lo studio chiedendo di farlo proprio e di attivare anche finanziamenti nazionali e europei che il progetto ha la possibilità di intercettare visti i suoi contenuti”. Era il 2003.

Tirato in ballo da recenti dichiarazioni di Cevoli (sul Corriere di Rimini) a proposito dei ritardi nella realizzazione del mercato ittico, l’assessorato regionale all’Agricoltura e pesca ha sostenuto: 1) di non avere autonomia nella destinazione delle risorse europee in quanto il Feamp (Fondo Europeo Affari Marittimi per la Pesca) è un programma redatto a livello nazionale; 2) col Feamp si può finanziare solo in parte (“e solo dopo l’operazione immobiliare che altri dovranno fare”) il nuovo mercato ittico. La prima questione è in buona parte di pura lana caprina, perché spetta semmai alla Regione ottenere dal livello nazionale le risorse necessarie per un’opera indispensabile. La seconda questione suona stonata: sia perché il business plan presentato dalla Cooperativa presieduta da Giancarlo Cevoli è stato redatto da un importante studio (e alla voce “piano economico finanziario” si legge: “Il piano finanziario prevederà il ricorso a contributi pubblici di incentivazione degli investimenti per le PMI previsti dal Fondo Europeo Affari Marittimi per la Pesca (FEAMP 2014- 2020)…Oltre a queste risorse si potrà accedere alle quote del Fondo di investimento del capitale di rischio da parte dell’ISMEA ed all’utilizzo del fondo di cogaranzia delle Regioni (in corso di rifinanziamento) per le PMI”) che la materia la conosce molto bene, sia perché di questo progetto e delle forme di finanziamento da anni si discute sui tavoli istituzionali. Chi lo ha redatto sostiene che i fondi europei sono “dirottabili” per il nuovo mercato ittico e comunque fra le tre ipotesi che dettaglia il piano d’investimento finanziario, una così recita: “Con un sostegno del 40% in C/capitale utilizzando a bando regionale le risorse del FEAMP: Contributo C/c Regione Emilia-Romagna pari a € 5.801.781,51; Con capitale proprio (60%) € 8.702,672,27”.

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