Dal 2011 Rimini ha perso quasi 800mila presenze. Non basta una piramide di veline comunali, la sfilza stalinista degli ‘yesman’ e convincersi di essere capaci per fare turismo.
L’evirazione dell’Augusto.
Partiamo da due fatti noti e recenti.
a) La nuova edizione della Notte Rosa si chiama “TogethER”, cioè insieme. Tutti insieme in Emilia-Romagna. Un auspicio. Anzi, una necessità.
b) Andrea Gnassi, già augusteo Sindaco di Rimini al secondo mandato, già malatestiano re della Provincia di Rimini, è pure il signore di Destinazione Romagna, un carrozzone nato, si legge, “con l’obbiettivo di sviluppare iniziative di promozione e valorizzazione dei territori”. Dio solo sa quanto ne abbia bisogno Rimini.
I due fatti ci obbligano a sfatare un mito: Andrea Gnassi, classe 1969, che – così dice la relativa nota Wikipedia – “ha inventato la Notte Rosa”, è il Sindaco di Rimini ed è il sovrano di Destinazione Romagna, non è il Re Mida del turismo, non è una manna turistica per i riminesi. Al contrario, Rimini, turisticamente parlando, da dieci anni a questa parte, non è mai andata così male.
Inchiniamoci davanti alla sovranità dei numeri.
E ora, sfilettiamo i dati, facciamo parlare loro, che sono più limpidi e didascalici di ogni aggettivo. La fonte è il “Rapporto annuale sul movimento turistico e la composizione della struttura ricettiva” partorito ogni anno dal Servizio statistica della Regione Emilia-Romagna. Cataloghiamo il totale delle “presenze” dal 2006 al 2016. Buona lettura.
2006: 7.445.604
2007: 7.548.031
2008: 7.525.979
2009: 7.366.082
2010: 7.425.537
2011: 7.772.251
2012: 7.604.056
2013: 7.320.619
2014: 6.993.861
2015: 6.916.643
2016: 7.093.796
Le riflessioni intorno alla nuda verità dei dati sono molteplici. Mi limito a farne alcune:
a) La crisi non esiste, è la solita fortuna sfacciata dei riminesi. Nel 2006 preferivano Rimini grosso modo le stesse persone che sono calate nel 2013. Il 2012 – anno in cui la crisi ha cominciato a picchiare agli stinchi – è stato una delle annate turisticamente più felici degli ultimi dieci anni.
b) La vera crisi comincia sotto l’imperio di Andrea Gnassi. Eletto nell’anno del boom turistico, il 2011 – ma buona parte del successo va ascritto al Sindaco precedente, Alberto Ravaioli – baciato da un’ottima annata – il 2012 – il suo mandato coincide con un vero e proprio tracollo di presenze turistiche. Sotto l’egida Gnassi per due anni consecutivi (2014 e 2015) le presenze calano sotto i 7 milioni e un tot di media.
b1) Povero Gnassi, non sarà mica colpa sua, tutta la Riviera è dissanguata da un minor numero di presenze. E no, cari miei. Facciamo un esempio: Riccione. La consueta avversaria turistica di Rimini perde, ma relativamente: nel 2013 le presenze sono a quota 3.406.463, nel 2014 scendono a 3.317.329, ma già nel 2015 comincia una pimpante risalita (3.487.729 presenze) che porta la Perla Verde a una vivace performance lo scorso anno, con 3.539.347 presenze (contiamo pure che Riccione non ha il Re Mida del Turismo ma un Governo spappolato prima e ora disintegrato).
b2) I Comuni di Cervia e Riccione fanno, insieme, poco meno di 65mila abitanti. Meno della metà di Rimini, che ne segna 147mila. Eppure, Cervia e Riccione, insieme, fanno un numero di presenze turistiche, nel 2016, quasi equivalente a quello di Rimini: 6.925.098 contro 7.093.796. Vogliamo ragionarci sopra?
c) A un comune riminese sembra ovvio l’esito della disfida turistica tra la Giunta Ravaioli 2 e la Giunta Gnassi 1. Figuriamoci, da una parte c’è l’ennesimo burocrate della sinistra atavica, rinocerontica, dall’altra un ‘super giovane’ capace di galvanizzare bagnini, signorine e cantieri. Beh, mi tocca sorprendervi. Togliendo di mezzo il 2011, annata felice i cui risultati andrebbero divisi a metà tra Ravaioli e Gnassi, quattro anni di Ravaioli (2006-2010) valgono quasi 1 milione e mezzo di presenze turistiche in più di quattro anni di regime Gnassi (2012-2016). Ravaioli nei quattro anni considerati incorpora 37 milioni e 311.233 presenze; mentre Gnassi si ferma a 35 milioni e 928.975. Chi l’avrebbe mai detto?
In forma di conclusione.
La conclusione didattica è semplice: Andrea Gnassi non è uno stratega del turismo. A questa conclusione ne alleghiamo una seguente: la Notte Rosa non è il toccasana del turismo riminese. Al contrario, è un format vecchio di dieci anni, arrugginito, bisogna inventarsi qualcos’altro alla svelta.
La conclusione è dettata da un dato numerico sconcertante: dal 2011 in qui Rimini ha perso quasi 800mila presenze. Il lieve aumento di presenze registrato lo scorso anno (eureka, siamo tornati sopra la soglia minima di 7 milioni di presenze) non tranquillizza per nulla. Riccione – per tornare alla teoria dei campanili – nel 2011 registrava 3.528.046 presenze e l’anno scorso le ha addirittura aumentate (3.539.347).
E ora, allora, che fare? Ripensare e ri-progettare le strategie turistiche, che finora, dal 2014 in qua, si sono dimostrate numericamente fallimentari. Come si fa? Non rinchiudersi nella platonica reggia dorata dei propri pregiudizi e delle proprie concezioni stataliste. Ascoltare chi ne sa e udire il richiamo dei riminesi. Non basta una piramide di veline comunali, la sfilza stalinista degli ‘yesman’ e convincersi di essere capaci per fare turismo. Buona stagione gnassiana a tutti.
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